Donna Woolfolk Cross
Giovanna nasce nell’anno del Signore 814, in un’epoca in cui le donne sono considerate empie, inferiori ed indegne di essere istruite.
Argh!
Al rogo, al rogo!
Ehm, sì.Ho preso la citrosodina.
E pure una bella tazza di camomilla (bleah, meglio il tea).
Ma sono ancora velenosa ed incavolata nera.
Precisazione: ho amato questa donna intelligente, coraggiosa, disinteressata e non ambiziosa… e pure un po’ incosciente. Quasi ovvio, ho studiato in seminario; comprendo la fede e la sete di conoscenza. Evidenzio il quasi, perché studiare teologia non implica automaticamente l’avere fede (né essere onniscienti), ma rischio di impelagarmi in un discorso noioso e fuori tema.
Ho amato anche la vicenda, pur tediata dalla storia d’amore di sfondo. L’aut – aut <<carriera o amore>> va al di là della mia comprensione. Se poi la <<carriera>> è ecclesiastica… ricomincio a cantare al rogo, al rogo e senza passare dal via.
Ehm! La trama.
Giovanna è la terza figlia di un becero prete di origine inglese e di una sassone convertita (conversioni ottenute a suon di violenze e stragi grrrr), fin da piccola mostra intelligenza e curiosità. Grazie ad una serie di coincidenze, può iniziare a studiare presso il vescovo locale assieme al fratello, scampa ad un attacco di normanni ed entra in un convento al posto del fratello Giovanni. Da qua la sua ascesa, fino a diventare papa.
Muore di parto durante un attentato – per la serie “non priviamoci di niente”.
Ora, non mi infastidisce il matrimonio dei preti. Il vangelo di Marco ci informa che san Pietro aveva una suocera. Del resto il celibato è stato introdotto successivamente. Ed insisto sulla parola celibato. I presbiteri hanno l’obbedienza al vescovo ed il celibato. I religiosi come benedettini, francescani ecc. hanno i voti di “povertà, castità ed obbedienza”. Fatta la legge, trovato l’inganno, già: celibato e castità non sono equipollenti.
Né mi turba l’idea di una papessa; un arcano maggiore dei tarocchi in alcune tradizioni è “la sacerdotessa”, ma in altre è proprio “papessa”; se ci pensate è particolare, visto che l’etimo di papa è la parola padre. E dove c’è puzza di fumo, non dico “c’è arrosto”, ma qualcosa ha preso fuoco. Quindi, sì: il fatto non è poi così campato per aria. Che poi, secondo me, sia da rivedere l’intera struttura gerarchica a partire proprio dal papa… be’, qua è meglio stendere il famoso velo pietoso.
Mi ha deluso la quasi “casualità” della scelta di prendere il posto del fratello morto. Vista la limitatezza di documenti e prove storiche sul personaggio, mi aspettavo una ricostruzione diversa.
Mi ha fatto venire i crampi la descrizione della curia romana. Descrizione attendibile. Ed odiosa.
Ambizione, privilegi, nepotismo, ignoranza (grrrrrrrr), simonia, compravendita di benefici e cariche, intrighi e corruzione fino all’omicidio.
In nome di Dio?!
Al rogo, al rogo!