La bambina senza cuore Emanuela Valentini
Volevo leggere questo libro. L’ho adocchiato a spasso tra i blog, ho letto commenti entusiasti. Ricordate quel “volli, fortissimamente volli ecc.” dell’Alfieri? Ecco, ci siamo con l’intensità.Forse tutta l’aspettativa ha reso più bruciante la delusione. Il libro si presenta bene: è bello alla vista. Anche sfogliarlo è piacevole. La trama è interessante, l’idea di partenza è buona, ma ho faticato a finire la lettura “seria”. Mi è rimasta la sensazione di una grossa confusione, per quanto io l’abbia letto più volte. Il primo ostacolo è un mio problema, lo ammetto: detesto i libri con “l’altalena del tempo”. Mi sono già lamentata su questo blog, non vi tedio ulteriormente. Ma già quell’impostazione ha disturbato tutte le fasi della lettura. Prima lettura tutta di seguito. Seconda lettura: tutta la parte del “passato”, poi tutto “il presente”. Terza lettura di nuovo tutta di seguito. E dopo l’aspettativa e la fatica mi sono detta: tutto qui? La maledizione è effettivamente un’idea intrigante (tradotta in termini teologici è una rielaborazione di un paio di dottrine, quella del peccato originale e quella della retribuzione: causa/effetto, delitto/castigo, peccato/redenzione ecc. ecc.), ma ho perso l’entusiasmo tra i rimbalzi spazio-temporali ed una mia “deformazione professionale”. Un prete cattolico nel XIX sec. in GB ha un paese sotto controllo? Ho capito bene? Suvvia, siamo seri. Dopo tutto il casino di Enrico VIII e prole (storico: l’Atto di Tolleranza – in breve – garantiva tolleranza religiosa per tutti tranne i cattolici), mi sembra un’ipotesi troppo fantasiosa e sia ben chiaro che se vogliamo sparare critiche sul clero, sono la prima!
Se ricordo male chiedo scusa, ma il libro è finito nello scaffale del riciclo (scambi e regali).
Magazine Cultura
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