Era solito starsene seduto alle spalle della fidanzata e lasciarsi rapire dall’impeto delle arie più belle e famose di Verdi o di Rossini. Quando Clara accennava una frase musicale di Brahms o di Chopin, Armando con fare cortese s’impiegava a dissuaderla, pregandola con un tono di voce dispiaciuto e affranto a non eseguire quella musica quasi sgradevole e in alcuni tratti addirittura triste e malinconica (Armando non osava pronunciare davanti a lei la parola “noiosa”), e terminava dicendosi, quasi dispiaciuto, che nessun altro musicista riuscisse a scaldare e ad accendere il suo entusiasmo come Verdi o Rossini. Quando Clara posava le dita sui tasti accennando a una sua frase musicale preferita, Armando si dichiarava subito rapito ed estasiato, la sua gioia toccava il culmine della potenza, e i suoi sensi venivano trasportati lontano da quell’ammasso di polvere e di miseria. E Clara non riusciva mai a trovare la forza di opporglisi. Fin dal primo momento le parole di Armando le erano sembrate così nuove e così diverse da quelle sentite abitualmente in paese che quasi non poté fare a meno di cedere alla sua spietata corte.
Glielo aveva consigliato il medico di prendersi quel lungo periodo di riposo in un luogo tranquillo. La debole salute di Clara era stata messa a dura prova dagli sforzi sostenuti per superare l’esame al conservatorio. Seguendo quel consiglio, aveva docilmente deciso di trascorrere qualche mese presso la zia. Appena in paese si sparse la voce che era una brava pianista, la felicità di Armando fu davvero incontenibile. Finalmente in quel letamaio di gente ignorante era sbocciato un fiore. E la sua gioia fu ancora più immensa quando seppe che la delicata pianista non aveva nessun legame sentimentale. Cominciò, com’era nel suo stile, a farle una corte ossessiva, mettendoci tutto l’ardore che sentiva per Verdi e per Rossini. Il culmine lo toccò quella fresca sera d’estate: lei si sedé al piano e, per la prima volta, suonò per lui Va’ pensiero. Appena le mani di Clara toccarono i primi accordi di quell’aria vide lacrime riconoscenti scendere dal viso di Armando. Chissà, forse furono quelle lacrime ad indurla a farsi accarezzare teneramente i capelli da Armando. Da quella sera non passava giorno che Clara non suonasse per lui; ma quelle esecuzioni finirono con lo sfibrarla; come un lumicino lentamente la donna si consumava, finché un giorno si spense del tutto. Gli occhi di Amando erano davvero inconsolabili, ma nessuno capì mai se piangevano la perdita della fidanzata o quella della pianista.