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L’ambiente marittimo dell’India in evoluzione

Creato il 27 agosto 2012 da Conflittiestrategie

[traduzione di Piergiorgio Rosso da:India’s Evolving Maritime Environment | Stratfor

 Riassunto

 Nonostante una lunga storia di attività commerciale in mare, l’India non è mai stata una vera e propria potenza marittima. L’India pre-moderna non ha attivamente evitato il mare come ha fatto la Cina delle ultime dinastie Ming e Qing, ma nemmeno è stata dipendente dal mare per la sua esistenza. Ciò era in gran parte dovuto al fatto che, come nella Cina dinastica, l’abbondanza agricola aveva lasciato l’India dei primi regni con poca necessità di andare oltre il centro geografico del subcontinente alla ricerca di risorse. Pertanto, se anche il commercio marittimo ha storicamente informato la vita costiera indiana, esso non è mai stato né economicamente né politicamente essenziale. E’ invece il conflitto di terra che ha dato forma ai contorni della massima parte della storia politica indiana.

Oggi, davanti ai suoi crescenti bisogni energetici ed alla montante concorrenza da parte di altre potenze regionali – in particolare la Cina – l’India sta lavorando per garantire la sua influenza nel e oltre l’Oceano Indiano.

 Analisi

 Il mare è entrato nella storia indiana in un modo nuovo dopo che l’impero britannico ha preso il controllo formale della maggior parte del subcontinente nel 1858. L’India, quindi, divenne il motore economico dell’impero globale britannico, una condizione che ha tenuto per quasi un secolo.

L’effetto della colonizzazione britannica dell’India è stato multiforme. In quanto colonia, l’India è stata tirata dentro un sistema commerciale globale che la teneva economicamente dipendente da Londra sia come fonte di capitali che per la domanda di materie prime. Questo ha ostacolato lo sviluppo di un settore industriale domestico nell’India coloniale. Ma ha anche generato l’ideale politico dell’autosufficienza che ha influito sulla visione che l’India si è data relativamente al suo posto all’interno del quadro economico globale del secondo dopoguerra e del suo rapporto con la prima potenza marittima dominante, gli Stati Uniti.

 L’ambiente marittimo dell’India moderna

 La posizione geopolitica dell’India dopo l’indipendenza si è evoluta nel contesto di un conflitto di sfere d’influenza molto più grande tra l’eurasiatica Unione Sovietica e i marittimi Stati Uniti. Uno specifico timore d’invasione da parte di un marina militare straniera ha segnato la politica estera indiana nei primi anni di indipendenza. Questo in parte spiega la scelta iniziale dell’India nel formare un’alleanza con l’Unione Sovietica piuttosto che con gli Stati Uniti, che i leader indiani temevano potesse semplicemente sostituire la Gran Bretagna come impero marittimo. Mentre i conflitti immediati indiani erano principalmente terrestri, le dinamiche fondamentali alla base di questi conflitti avevano le loro radici nella competizione globale tra i modelli geopolitici dell’Unione Sovietica e degli Stati Uniti.

Il crollo dell’Unione Sovietica ha radicalmente trasformato il contesto marittimo dell’India. La crescita economica e la crescente concorrenza globale per le risorse ha soppiantato le alleanze della Guerra Fredda come orientamento della geopolitica. L’India inizialmente si è persa in questo nuovo contesto, mentre la Cina, al contrario, eccelleva. Nel 1991, New Delhi, cercando di tenere il passo con la crescente influenza economica cinese nel Sudest asiatico, ha emanato la politica del “Guardare a Est”, che è stata progettata per rafforzare i legami politici ed economici dell’India con i paesi della regione del Mar Cinese Meridionale e oltre.

 La sfida della Cina

 Con la politica “Guardare a Est”, l’India ha cercato di duplicare le mosse cinesi, in particolare dopo il 1992, per costruire una rete globale di risorse che consentissero di mantenere alti livelli di crescita economica. In primo luogo, l’India ha lavorato per migliorare le proprie connessioni energetiche e la propria influenza politica in Asia meridionale e orientale – una mossa accolta come benvenuta da paesi, come il Vietnam e le Filippine, che stavano cercando di costruire contrappesi multipli alla crescente presenza navale cinese nella regione.

Al stesso tempo, “Guardare ad Est” era stato progettata per spostare il terreno di competizione potenziale tra Cina e India, lontano dalla area di influenza indiana immaginata- l’Oceano Indiano – e più indietro, verso la Cina, nel Mar Cinese Meridionale. Brigando nelle vicinanze della Cina, dove gli interessi indiani erano piuttosto accessori che fondamentali, Nuova Delhi sperava di distrarre Pechino e mettere in stallo o complicare le mosse cinesi nell’Oceano Indiano. Il tener occupata la Cina all’interno della sua propria sfera marittima, beneficia la posizione dell’India nel suo contesto di sicurezza immediato. E, convenientemente, coincide con gli sforzi di Washington volti ad impedire alla Cina di espandersi oltre i mari cinesi dell’est e del sud, due ambienti dove gli Stati Uniti sono più attrezzati per contrastare la marina cinese. L’India vuole spostare il campo della competizione, in quanto l’espansione cinese nell’Oceano Indiano rappresenta una minaccia diretta alla capacità dell’India di controllare il settore marittimo dell’Oceano Indiano. Ciò è particolarmente vero per le mosse che potrebbero dare alle forze militari cinesi un facile accesso alle linee di costa indiane; le mosse che urtano direttamente gli investimenti energetici indiani nelle isole Andamane e nei mari arabici; e anche le mosse che potrebbero aiutare il Pakistan. L’India può e forse deve accettare un certo grado di presenza cinese nella regione, ma qualsiasi schieramento che mettesse l’India in una posizione di svantaggio rispetto alla Cina, porrebbe una potenziale minaccia esistenziale di lungo termine. La minaccia è amplificata nel momento in cui l’India ha bisogno di mantenere o addirittura accelerare gli attuali tassi di crescita economica, perché l’India, come la Cina, non è in grado di soddisfare le sue enormi esigenze energetiche interne. L’India farà sempre più affidamento sul mare per le importazioni di materie prime e semilavorati, e per le esportazioni di beni manifatturieri. Qualsiasi compromissione delle vie di navigazione esistenti paralizzerebbe l’economia indiana, già traballante.

L’approccio dell’India

 Per contrastare la sfida che la Cina presenta nell’Oceano Indiano e il Mar Cinese Meridionale, l’India negli ultimi dieci anni ha ampliato le proprie capacità navali ed i suoi legami con altri paesi della regione, in particolare Giappone e Vietnam. Le migliorate capacità navali sono essenziali se New Delhi spera di consolidare la sua predominanza nell’Oceano Indiano o anche di proiettarsi in modo più ampio. Tuttavia sono proprio queste relazioni regionali -, nonché i crescenti legami con la Marina degli Stati Uniti – che formano il fondamento della strategia marittima indiana. Non sarà mai nell’interesse dell’India di contrastare attivamente la Cina, sia nelle acque territoriali che fuori, ma è interesse di Nuova Delhi il mantenere legami di sicurezza marittima che si sovrappongano sia con le potenze regionali come il Giappone che con gli Stati Uniti. Mentre la Marina cinese resta più grande e più potente della Marina indiana, Nuova Delhi, nel corso degli ultimi dieci anni, ha intrapreso un programma di ammodernamento serio. Gli indiani hanno già un vantaggio rispetto ai cinesi nel settore dell’aviazione navale. L’India ha operato una portaerei fin dal 1961 e ha sviluppato decenni di conoscenze istituzionali nella gestione delle task forces con portaerei. La marina indiana opera oggi una portaerei e prevede di aggiungerne un altra nei prossimi anni. L’India dispone di una consistente flotta di superficie che comprende più di 45 cacciatorpedinieri, fregate e corvette. Gli indiani operano anche una dozzina di sottomarini diesel-elettrici e la recente acquisizione della propulsione nucleare INS Chakra dalla Russia permetterà agli indiani di familiarizzarsi con la propulsione nucleare, mentre si muovono verso lo schieramento di sottomarini nucleari armati di missili balistici, costruiti in casa. Mentre questi sviluppi possono in definitiva essere orientati verso il contrasto della Cina, essi rafforzano anche la supremazia militare dell’India sul Pakistan (La tradizionale primaria sfida terrestre dell’India).

Gli indiani hanno rafforzato la loro capacità di rifornire le loro navi in acque lontane, commissionando due navi cisterna di costruzione italiana per il rifornimento della flotta, nel 2011. Inoltre, una flotta considerevole e crescente di mezzi da sbarco e navi anfibie, consentirà agli indiani di utilizzare al meglio le loro Forze di Commando Marini, per preparare operazioni anfibie nell’Oceano Indiano. L’attuale flotta indiana e le iniziative programmate per il suo ammodernamento ed ampliamento aumenteranno significativamente le opzioni dell’India nell’Oceano Indiano. Mentre l’India non può sperare di competere con la potenza della marina cinese, Nuova Delhi manterrà un netto vantaggio nell’Oceano Indiano per qualche tempo a venire, particolarmente nelle acque che sono entro il raggio d’azione delle basi aeree indiane nel subcontinente. Gli indiani hanno anche cercato di mantenere un rapporto amichevole e cordiale con gli Stati Uniti e con le altre nazioni della regione, come il Vietnam. Per esempio, la marina indiana ha ricevuto alcuni limitati diritti di attracco dal Vietnam e nel 2007 ha installato un punto d’ascolto nel Madagascar. Gli indiani hanno inoltre partecipato a numerose esercitazioni navali con altre nazioni dell’area Indo-Pacifico, incluso Giappone, Vietnam, Filippine, Stati Uniti e persino la Cina.

Le maggiori sfide per New Delhi, nello sviluppo di un’autentica marina d’acque profonde e nel prendere il pieno controllo della sicurezza nell’Oceano Indiano, possono derivare dalla situazione interna dell’India. Il paese è caratterizzato da divisioni regionali, etniche e politiche, e sta vivendo una vacillante crescita economica dovuta in gran parte a infrastrutture insufficienti ed indecisione politica. Queste dinamiche potranno significativamente ridurre la capacità di Nuova Delhi di proiettare potere economico e marittimo oltre la sua immediata sfera. Tuttavia, un certo numero di variabili spingerà l’India a costruire ulteriormente la propria presenza marittima. Questi fattori includono la crescente necessità dell’India di importare materie prime ed energia, la competizione regionale per le risorse energetiche offshore in Myanmar e altrove, e l’aggressiva tendenza della Cina all’espansione. Resta da vedere se New Delhi potrà esercitare un controllo sufficiente sulle dinamiche politiche terrestri che hanno a lungo modellato il suo contesto strategico, per consentirgli di proiettarsi più coraggiosamente verso l’esterno.


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