Dopo aver visto la mostra INFANZIA RUBATA, molto ben realizzata ed allestita, trovo necessario portare all'attenzione dei miei lettori alcuni appunti critici sul lavoro svolto da Lewis Hine.
In primo luogo, i bambini mostrati nelle miserevoli condizioni del loro sfruttamento, nell'ambito dell'iconografia fin qui pubblicata di Hine, sono bianchi. Non un solo bimbo nero compare nelle immagini. Vista l'impossibilità che non ne abbia mai incontrati nelle sue puntuali indagini sullo sfruttamento del lavoro minorile, la scelta di escluderli è sicuramente ideologica e con ogni probabilità è dello stesso autore. In ogni caso resterebbe da capirne il perché.
Hine vive in una civiltà industriale che nei primi anni del Novecento è in tumultuosa espansione. Sta crescendo, centesimo su centesimo, quella middle class che costituirà presto l'ossatura stessa del sogno americano nei decenni a venire. In questo contesto vanno inquadrate sia le nuove politiche sull'immigrazione, sia la nascita dell'attenzione per la condizione infantile, entrambe pensate per gli europei d'origine.
Dorothea Lange, Migrant Mother, 1936.
Situazione che ritornerà negli anni Trenta della Grande Depressione, quando tra il materiale fotografico realizzato per conto della Farm Security Administration la rappresentazione del disagio, anche infantile, sarà incentrata sui mezzadri bianchi, che però erano una componente molto minoritaria del fenomeno della miseria nelle campagne, per lo più riguardante gli afroamericani discendenti degli schiavi ottocenteschi. Bisognerà attendere proprio quella Photo League che salverà l'archivio Hine dalla definitiva scomparsa, per incontrare un'attenzione non occasionale verso la condizione degli afroamericani, anche bambini, un esempio della quale è nella magnifica "Butterfly" del 1949 di Jerome Liebling.
Jerome Liebling, Butterfly, 1949.
In secondo luogo, il lavoro di Hine funziona al massimo grado quando il minore è anche fisicamente bello. Veder soffrire un bambino è sempre molto triste, ma se questo bambino possiede una sua particolare grazia, e quindi bellezza, l'ingiustizia appare come raddoppiata, ancora più intollerabile.Tra i bambini di Hine, alcuni spiccano per grazia e bellezza. A volte vengono ritratti da soli e questo intensifica l'effetto estetico. Le bambine in primis, oggi possono essere viste attraverso un filtro sentimentale pseudo-romantico, per via anche della distanza epocale. Tutto questo non è voluto da Hine, che adotta anzi una tecnica puramente funzionale alla sua ricerca, ma il fotografico può contenere nonostante tutto l'autonoma forza visiva che il soggetto possiede. In questo senso, il meritorio lavoro di Lewis Hine rischia oggi una deriva che sposta l'attenzione dal fenomeno storico dello sfruttamento cinico e feroce del capitalismo "deregolato" alle considerazioni più o meno genericamente umanitarie della buona coscienza borghese odierna più equa e solidale. Dimenticando così che su vite spezzate fin dai primi anni, fenomeno ancora ben diffuso nel mondo, si continuano a costruire le esistenze dei bambini ipercoccolati nel primo mondo, anche solo insistendo a consumare ciò che viene venduto a poco prezzo perché troppa vita umana costa meno ancora, quasi niente.
Rodolfo Suppo
Giovanni Carlo Bonotto
INFANZIA RUBATA
Lewis Hine, le immagini
che turbarono l'America
5 ottobre - 3 novembre 2013
Palazzo Einaudi
Piazza d'Armi 6, Chivasso.
Orario di apertura: tutti i giorni, 10-12 e 16:30-19.
Ingresso gratuito.
Info: [email protected]
Catalogo in mostra (Fondazione Alberto Colonnetti): 15,00 Euro.
(ben fatto; se ne consiglia l'acquisto anche per sostenere l'iniziativa)
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