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L'amianto non perdona: muore la moglie di un ex operaio della sacelit
Creato il 12 ottobre 2013 da Antonella Di Pietro @Antonella_Di_PiDolore e rabbia per la morte di Anna G., 68 anni, avvenuta ieri sera a San Filippo del Mela, nel comprensorio messinese della Valle del Mela. Causa del decesso: esposizione alle fibre dell’asbesto. L'amianto killer colpisce ancora e senza pietà! Anna aveva perso per lo stesso motivo il marito ex dipendente della Sacelit, detta anche la "fabbrica della morte", e dieci mesi prima la figlia Laura, di soli 43 anni. La famiglia abitava in una casa vicino alla Sacelit, dove si produceva materiale in amianto.
Salvatore Nania, ex dipendente della Sacelit ricorda la moglie del suo collega così: "Vedevo Anna giornalmente durante il periodo lavorativo. Era una persona piena di vita, sempre sorridente e cordiale. Mai avrebbe immaginato che l’abitare negli appartamenti vicini all’azienda e avere lavato gli indumenti da lavoro del proprio marito, avrebbero potuto farla soffrire e portarla a una morte orribile". All’inizio del 2007, la donna era stata sottoposta alla sorveglianza sanitaria da parte dell’Ausl di Messina a seguito di protocollo sanitario per gli ex dipendenti e loro familiari; in quella occasione le è stata riconosciuta l’asbestosi pleurica.
Il primo a denunciare i rischi che stavano correndo fu proprio Salvatore Nania: "Nel 1979 lessi un articolo in cui si diceva chiaramente che il materiale provocava il cancro. Così iniziai a collegare il fatto con la morte per tumore di qualche mio collega avvenuta in quel periodo". Gli operai lo elessero nel consiglio di fabbrica e lui cominciò la sua battaglia. "Domandammo quelle mascherine e tute di protezione che non ci avevano mai dato - continua Nania - anche se la legge le imponeva dal 1955. Esigemmo visite mediche e più controlli. Ma la Sacelit, nel 1983 fu multata dall''Ispettorato del Lavoro di Messina che indicò una serie di lavori da fare entro tre mesi, tra cui l'installazione di un impianto d'aerazione e una serie di misure per la sicurezza. L'unica cosa che hanno fatto è stato di ridipingere la mensa. E gli ispettori non si sono più visti".
In una inchiesta, condotta da Panorama nel 2004, leggiamo che nella fabbrica Sacelit di San Filippo del Mela, a 30 chilometri da Messina, dal 1958 al 1993 hanno lavorato 212 operai, oggi tutti morti e malati per colpa dell'amianto. Per tutti era solo un lavoro e in Sicilia un posto così non si poteva rifiutare. Forse non erano nemmeno consapevoli o bene informati di quello che stavano rischiando in termini di salute sia per loro sia per le proprie famiglie. Così hanno continuato a lavorare alla Sacelit, a pochi passi dalle colonne di fumi che continua a esalare la Raffineria di Milazzo. Le cartelle cliniche non lasciano dubbi, tra le cause dei decessi: mesotelioma; carcinoma; e insufficienza respiratoria o collasso cardiocircolatorio. Ad alcuni dipendenti della Sacelit, l'Inail ha riconosciuto l' asbestosi come malattia professionale, la stessa patologia dei lavoratori delle miniere d'amianto che accorcia il respiro e strema dopo una rampa di scale. Alla Sacelit facevano materiale per l'idraulica e l'edilizia in cemento-amianto: tubi, pareti, rivestimenti e le classiche lastre ondulate che ancora oggi campeggiano come reliquie sui tetti della fabbrica. Gli ex operai non ci mettono più piede dal luglio del 1993, quando anche gli ultimi 47 furono mandati a casa. Sedici mesi prima la legge 257 aveva bandito la produzione e la vendita della fibra killer in tutta Italia.
Antonella Di Pietro
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