Secondo semestre anno 2013/2014
Sesta lezione
Fine lezione
“Bene! Ci vediamo la settimana prossima. Buon Weekend.“
Il professore ci congedò con un rapido saluto. Tutti ci alzammo come quando in chiesa la messa giunge al termine. Salutai Anjalie che, con il suo solito fare, scappava via senza tanti preamboli. Mi girai verso il ragazzo milanese. Stava mettendo a posto le sue poche cose. Gli porsi una mano.
– Comunque io sono Ciro. Piacere. – mi strinse la mano con vigore.
– Andrea. Piacere mio. Sei stato molto gentile ad aiutarmi. Io sono negato… –
E iniziò a parlare… e parlare… e parlare ancora.
Una volta che aveva cominciato, quel ragazzo, non la smetteva più. Iniziò, di punto in bianco, a raccontarmi di se.
– …Ogni mattina è dura essere qui in orario. Abito fuori Milano. A Cesano Maderno. Conosci? –
– Beh… in teoria… –
– Te da dove vieni? Dal sud Italia immagino. Sai, anche io ho origini del sud. Pugliesi in particolare … I miei dopo una vita qui sono tornati giù… Ed io sono rimasto qui… ma un giorno… –
E continuava… continuava…
Nemmeno mi ero accorto che stavamo già percorrendo il lungo corridoio. Andrea era un sottofondo continuo che ti distraeva dai pensieri. Ogni tanto sorridevo quando bloccava le mie risposte a metà per parlare di se… della sua vita… delle sue esperienze.
– Vuoi un caffè? Te lo offro io. – mi disse all’improvviso. Tentennai col capo. Lui però aveva già inserito una monetina e aspettava, scorrendo col dito suoi tasti, impaziente. Sapevo che se non gli avessi detto niente, lui avrebbe scelto al mio posto. Quindi gli dissi subito: – Lungo! – ma la mia mente era rimasta ancora alla domanda di prima. Era incontenibile. Aveva una strana vitalità coinvolgente.
– Come lo vedi questo esame Ciro? –
– Mah… difficile… ma non impossibile. Basta seguire. Entrare nel meccanismo… –
– Io non lo so… sono anni che ci provo… con l’informatica sono proprio negato… –
Come fare a non aiutare quel ragazzo? Era buono, gentile, instancabile. Aveva una marea di qualità.
Salimmo le scale per uscire all’esterno dell’edificio.
– Tu dove devi andare Ciro? Ti do un passaggio? –
– Abito a Lambrate… prendo il treno da Greco Pirelli… –
– Mannaggia! Devo andare da tutt’altra parte. Però… un passaggio alla stazione te lo posso dare… così risparmi il tragitto a piedi… –
– Beh… se proprio insisti… –
– Ma certo. Vieni… Quella è la mia macchina. –
Salii su quella tre porte un po’ sgangherata. Subito Andrea si scusò per il disordine e raccontò che “questo” era qui per “quello” e “quello” era qui per “questo”. Partì subito senza far riscaldare la macchina o allacciarsi le cinture o almeno controllare gli specchietti. Ero un po’ in ansia a dir la verità, soprattutto quando il segnale delle cinture iniziò a emettere un suono fastidioso.
Curvava stretto, strombazzava ai passanti, evitava le buche in modo brusco. Di solito sono io quello che guida così e trovarsi dal lato del passeggero era una novità. La mia preoccupazione saliva sempre di più quando al suo stile di guida intervallava messaggi al telefono e racconti della sua vita.
– Andrea! Andrea! Aspetta! Fermati qui! Sono arrivato – gli dissi in tempo. La stazione non era distante.
– Di già? Allora ci salutiamo Ciro! Ci becchiamo alla prossima lezione. –
– Sicuramente… –
continua… giovedì 5 marzo ore 10:00
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