Magazine Diario personale

L’amicizia è come un while (Andrea parte #7)

Da Snake788

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Secondo semestre anno 2013/2014
Ultima lezione

Caldo. Faceva veramente caldo quel giorno. Le maniche corte non bastavano a stemperare il calore corporeo. Ero solo. Sembravo l’ultimo guerriero superstite all’ultima battaglia. Come in quasi tutti i corsi universitari, alle ultime lezioni non viene quasi mai nessuno.
Quindi… ero solo. Non mollavo… non mollo mai. Anche quando le cose si fanno particolarmente difficili.
Quel corso era trascorso molto bene. Le lezioni, con la compagnia di Andrea, non sembravano tali. C’era sempre qualcosa da dire… da fare… da spiegare. Io a lui principalmente. Mi scocciava un po’ fare il maestrino ogni volta: il ragazzo “so tutto io” (e voi non siete un cazzo… per citare l’amatissimo marchese del Grillo). Non sono quel tipo di ragazzo. Certo… so fare delle cose che vanno al di là della comune media maschile (impiantata tra calcio e fighe)… ma è tutto dovuto alla mia irrefrenabile curiosità più che a manie di grandezza e di “supremazia” intellettuale.
Guardai il posto vuoto di Andrea.
“E’ l’ultima lezione…” pensai “Dai… non mi lasciare da solo…”
Com’ero ridotto male. Può l’amicizia ridurre un ragazzo discretamente intelligente a parlare con un posto vuoto nella speranza che venga riempito?
Sì… quando l’amicizia diventa rara come l’acqua nel deserto e diventa la cosa che più desideri al mondo.
Il professore stava sistemano il pc e si apprestava a cominciare.
Guardai l’orologio.
“Andrea non è mai stato puntuale in tutti questi mesi… arriverà col solito ritardo…”
Il prof guardò l’orologio e si accorse che era il momento d’iniziare la lezione.
Si avvicinò alla porta.
Guardò che nessuno fosse nel corridoio.
La chiuse.
Era proprio quello il momento in cui Andrea, di solito, sbucava, bloccando la porta ed entrando al volo.
Non quel giorno. Non vedevo nessuno che correva lungo il lungo corridoio, fino all’aula.
Nessuno.
Nessuno che urlava… Gesticolava…
Niente. Quel giorno Andrea non ci sarebbe stato. Dovevo farmene una ragione.

“Allora ragazzi incominciamo!” disse il professore rivolgendosi all’intera aula.

Sbuffai… e sconsolato aprii il mio blocco d’appunti.
“Sarà rimasto imbottigliato nel traffico… la sua ragazza l’avrà tenuto sveglio tutta la notte… “
Tentavo di trovargli qualche banale scusante d’affibbiargli. Non volevo pensare che m’avesse totalmente ignorato. Avevamo passato mesi insieme, su quei banchi… e proprio all’ultima lezione….

“Messaggio…”

– Ciro! Scusami ma oggi proprio non ce la faccio! Dai ci becchiamo presto! Ieri ho fatto tardi con la tipa… mannaggia! Te? Sei già a lezione? Fammi sapere, poi, cosa fa il prof… –

Sorrisi… ma subito dopo mi salì un po’ di tristezza. Momenti così li avevo già vissuti in passato. Con altri ragazzi con cui ho cercato di costruire un’amicizia. Purtroppo finiva sempre con “dai.. poi ci becchiamo in giro…” e mai più.

I rapporti si assottigliano. I legami si raffreddano… e con gli anni i nomi passano di mente.
Come niente…

E andò così. Ci sentimmo nei giorni successivi. Gli passai gli appunti. Saluti e cazzeggiamenti, sempre per messaggi.

Poi… poi niente più…

Andrea si dissolse come neve al sole… dopotutto… era appena iniziata l’estate.

continua… giovedì 12 marzo

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