12 novembre 2013 Lascia un commento
Jason Robards e’ un giornalista rampante ancora duro e puro a alla morte del suo mentore, presentatore di una celebre trasmissione televisiva, ne prende il posto decuplicando il successo e facendosi conoscere dall’intera nazione.
Nel frattempo un oscuro personaggio destinato a morte certa a causa di una terribile malattia, emerge dal suo passato con un segreto terribile e misterioso.
Film del 1994 ma fosse retrodatato di dieci anni, non mi avrebbe sorpreso.
Non lo intendo come difetto ma il ritmo, soprattutto luci, colori e montaggio riportano ad atmosfere antecedenti alla sua uscita.
Del resto fa anche parte delle stile nostro non essere funambolici come i cugini d’oltreoceano e questa differenza si accentua quando il girato e’ a casa loro crea inevitabili confronti e paragoni. Avati porta avanti una tradizione di thriller nobile sul quale ha dimostrato in passato di saper controllare ritmi e situazioni e ne "L’amico d’infanzia" lo conferma. Debole nel finale, purtroppo, senza alcuna suspense anzi vira decisamente sul drammatico quando un colpo di scena avrebbe potuto fare bene.
Tutto sommato lineare e senza troppe sorprese, nel complesso guadagna la sufficienza per quanto sia inevitabile trovarlo oggi datato.
Bella visione per gli amanti del genere, non rappresentativo del regista nella media della sua produzione.