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L’amico ritrovato

Creato il 14 settembre 2014 da Aquilanonvedente

amico ritrovatoQuesto è un libro che ho amato e amo incondizionatamente e oggi, a cavallo del pranzo, in questa domenica soleggiata che sembrava volersi fare perdonare tutto il maltempo di quest’estate quasi conclusa, me lo sono riletto.

Anzitutto è un libro breve, una novella, come spiega Arthur Koestler nella sua altrettanto breve introduzione (due pagine): un’ottantina di pagine che si leggono in un paio d’ore, perché la scrittura di Uhlman è scorrevole ed elegante. Ma la sua brevità non è da confondere con le ciofeche che si pubblicano oggi, che sono la vetrina del vuoto.

E’ una storia che parla dell’amicizia tra due ragazzi, spezzata dall’antisemitismo della Germania hitleriana, che si ritrovano tanti anni dopo, quando quello sopravvissuto (ebreo, fatto fuggire dai genitori in America) riscoprirà quell’amico che ha compiuto un gesto che ne ha riscattato l’esistenza e il ricordo.

Ma è anche un libro che in poche e azzeccate parole tratteggia la fisionomia di una famiglia ebrea che si ritiene a pieno titolo cittadina tedesca (“Eravamo prima di tutto svevi, poi tedeschi e infine ebrei“), che è profondamente laica, che rigetta il sionismo, che insegna al figlio a ragionare con la propria testa.

Ed è un libro che parla del passato da dimenticare e dimenticato, che ricompare improvvisamente con il gesto eroico dell’amico ritrovato.

Vorrei leggere anche l’autobiografia di Uhlman, se il tempo e le cose della vita me lo permetteranno.

Messaggio d’amore (“Brivido caldo”, la prossima volta)

 



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