Un noir diretto con piglio e autorialità. Fincher solleva il “tappeto” e fa intravedere la “polvere”
Sullo sfondo dell’ultima pellicola diretta da David Fincher aleggia Hitchcock. Difatti L’amore bugiardo è un noir dalle tinte livide e dalla solidità e duplicità narrativa. Una chicca cinematografica che inganna e convince lo spettatore a rimanere per 150 minuti incollato alla sedia.
Amy e Nick sono sposati da cinque anni. I due (travolti dalla crisi economica), dopo essere stati licenziati dalle rispettive redazioni, lasciano New York e cercano di rifarsi una vita nel Missouri. Le ostilità crescono e il giorno del loro quinto anniversario Amy scompare senza lasciare traccia, se non un tavolino rovesciato e il suo sangue sparso in cucina e pulito malamente. La polizia, i vicini e i media incolpano Nick dell’uccisione di Amy, ma il cadavere non si trova.
Quanti punti di vista ci sono in una storia diretta da Fincher? Molteplici se non addirittura infiniti, perché il regista statunitense sdoppia la vicenda e costruisce saldamente un thriller/noir degno del miglior Hitchcock. Infatti la protagonista Amy (una fenomenale Rosamund Pike, in odore di statuetta?), proprio come la Novak di Vertigo – La donna che visse due volte, è motore dell’azione, voce in e out del film, colei che conduce lo spettatore per mano all’interno di un matrimonio nel quale domina la paura, il sospetto, il rimorso e la rivalsa. Ed è proprio ciò che vuole fotografare Fincher: il grado zero di un matrimonio ostile, nel quale Amy e Nick sono davvero fatti l’uno per l’altra, dove la bestialità è celata da un’apparente felicità.
Cupo e silenziosamente delirante, L’amore bugiardo recupera la messa in scena e l’aspetto cromatico di un cult come Seven, film nel quale la violenza, le ferite e i lividi erano veicoli per raccontare una realtà ancora più brutale. E lo stesso avviene in quest’ultimo prodotto caratterizzato dalle tinte oscure del thriller e da quelle immacolate del quartiere residenziale della piccola e borghese cittadina di provincia. L’amore bugiardo eleva la convinzione dello spettatore in modo quasi assoluto, mischia le carte e le ridistribuisce, sconvolge e desta le narcotiche vite dei due protagonisti. Il tutto veicolato da stereotipi televisivi e culturali, nei quali la bionda sorridente e in dolce attesa è la vittima predestinata, mentre il marito è assolutamente il colpevole. Tuttavia in ciò non si cela maschilismo, perché Fincher ne ha per tutti, distribuendo equamente difetti e infelicità.
Dietro un sorriso sornione e dichiarazioni di incontrovertibile affetto si cela il noir di Fincher, nel quale la brillante costruzione narrativa è ammaliante catalizzatore di attenzione, ma non solo perché i personaggi curati dalla sceneggiatura di Gillian Flynn (autore anche del libro) sono un esempio di brutale realismo. Gioiello indiscutibile, L’amore bugiardo è testimone e giudice di ciò che siamo veramente, al di là delle apparenze e dell’abile e scintillante teatro della mente.
Uscita al cinema: 18 dicembre 2014
Voto: ****