L'Amore Bugiardo Gone Girl: il giallo su un matrimonio sciacallo

Creato il 03 gennaio 2015 da Dejavu

Ne parlano tutti. Nel film. Dov'è sparita Amy Dunne in arte Amazing Amy?

E ne parlano tutti. Nella realtà. è il miracolo cinematografico dell'anno?

Due misteri sui quali occorre far luce.

Amy Dunne, scrittrice di successo, una vita manipolata dai genitori che più che una figlia la ritengono un prodotto, un marito super sexy come Nick (Ben Affleck) ma tutt'altro che cultura e profondità, scompare improvvisamente da casa il giorno del quinto anniversario di matrimonio.

Unico indizio lasciatosi alle spalle: un tavolino in vetro andato in frantumi. E un rapporto maritale altrettanto distrutto.

Ma c'è anche un diario, sebbene salti fuori in seguito, che sta per cuocere nella caldaia del suocero e che contiene i dettagli di quella vita matrimoniale imperfetta.

"Penso che mio marito mi voglia uccidere. E' il modo in cui mi guarda. Ne ho paura" recitano, più o meno, le confidenze regalate a quelle pagine dalla moglie inquieta.

E dato che il marito in questione pare essere tutt'altro che preoccupato per la perdita, il detective Rhonda Boney cerca con prudenza di capire prima di arrestare.

Si aprono conferenze pubbliche, vengono affissi cartelloni con la foto di Amy, i media impazzano e cominciano ad imbastire quello che probabilmente sarà l'ennesimo femminicidio famigliare. La dignità di Nick viene compressa, infangata. La sua libertà si accorcia mano a mano che la detective segue indizi che sembrano briciole lasciate da Pollicino sul sentiero sicuro della condanna. Già. Il destino di Nick sembra non appartenergli più. Non c'è un corpo, ma c'è già un delitto. E le conduttrici animate da un insano femminismo ci si buttano anima e corpo in quelli che, più che salotti televisivi, sembrano le anticamere del carcere.

E' tutto, troppo perfetto. Quella perfezione talmente pulita che si traduce in qualcosa che non va. Che fine ha fatto Amy? L'ha uccisa Nick? Per soldi? Per via di una giovane amante? Perché era un violento? Perché non voleva figli?

C'è un gran chiasso umano e mediatico che dallo sfondo si fa avanti in primo piano. Il volto di Amy è ormai un simbolo da copertina. Un tempo era il cartone del latte a riportare l'immagine dei bimbi scomparsi in America. Ora c'è il plasma o il tabellone stradale o il notiziario a tutte le ore che la fa diventare parte della tua vita, come se vi foste sempre conosciuti. E il pubblico, nemmeno a dirlo, parteggia per lei, l'incredibile Amy.

Ma la realtà è ben più complessa. Il regista David Fincher monta abilmente passato e presente evitando per fortuna la confusione narrativa nella prima parte della pellicola. Ma è la seconda parte ad essere illuminante quando, ormai, presente e futuro sono tutt'uno. C'è tanta fretta di introdurci nel racconto, come ci anticipano quei titoli di testa sparati velocemente all'inizio. Eppure, due ore e mezza, per quanto lunghe, paiono insufficienti a contenere quei continui cambi di registro dati dai colpi di scena.

Rosamund Pike (Amy) dà prova di sé a tutto campo: da moglie apparentemente ineccepibile a irriconoscibile soggetto borderline, da vittima a cospiratrice che in qualche modo compensa l'inespressività di Ben Affleck, attore più fisico che psicologico.

Non è difficile capire tutto sin dalle prime battute. Se hai a che fare con una scrittrice, ti ritroverai di sicuro avvolto nelle sue trame. Direi che era scontato.

Non indorerò la pillola. Dirò solo che il film è confezionato in modo spettacolare. E' una totale, e anche inverosimile, messinscena dell'omonimo libro di Gillian Flynn come quella, mediatica, per ritrovare Amy. C'è troppa violenza, forse, a dosare le dolcezze sempre più rare del matrimonio. E anche il sesso è privo d'amore, morboso, spaventoso e, in alcuni momenti, raccapricciante. Ma è una grande opera di intrattenimento che non ti lascia andare finché la verità non eclissa la falsità giornalistica. E per me di grande verità qui ce n'è solo una: che il gatto dei Dunne è il più normale e intelligente di tutti.


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