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L'Amore Bugiardo secondo me: il RACCONTO di una recensione.

Creato il 26 aprile 2014 da Mik_94
Perché chi non ama la Ragazza Morta? 'Giorno! [Ma quant'è brutto il titolo di questo post?] Recensione speciale, questa mattina. Vi ho parlato e straparlato di L'amore bugiardo, un thriller imperfetto e, a tratti, assai fantasiaso, ma che mi ha divertito e intrattenuto come non mi succedeva da secoli. L'ho adorato, e io non sono bugiardo. Per festeggiare – cosa, di preciso, non lo so – vi propongo un mio piccolo racconto ispirato ai personaggi e alle trame della bravissima Gillian. O quello, o vi spoileravo tutto il libro: mi ha così stupito, lì per lì, che non smettevo di raccontarne i dettagli. L'ho spiegato tutto a mia mamma. Per telefono. Lei, sconvolta. Il mio post è una presentazione indiretta dei personaggi che ho odiato e amato per queste cinquecento pagine. A parlare di loro, nel giorno più importante delle loro vite, uno spettatore d'eccezione – disincantato, acido, cinico, bastardo. Con me, ha in comune il mio lato più sprezzante e (quasi) il nome. Accanto alla versione di Nick Dunne e a quella, contrapposta, di sua moglie, anche la mia. Senza spoiler di nessun tipo, spero di divertirvi, anche se in maniera tragicomica. Io mi sono rilassato come mai prima: uno spasso. Che si astengano pure i neosposini e i romantici cronici! Commentate, condividete, aspettate il film di Fincher con me. Tutto quello che volete. Baci, M. L'Amore Bugiardo secondo me: il RACCONTO di una recensione. Titolo: L'amore bugiardo – Gone Girl Autrice: Gillian Flynn Editore: Rizzoli “Vintage” Numero di pagine: 462 Prezzo: € 13,00 Sinossi: Amy e Nick si incontrano a una festa in una gelida sera di gennaio. Uno scambio di sguardi ed è subito amore. Lui la conquista con il sorriso sornione, l'accento ondulato del Missouri, il fisico statuario. Lei è la ragazza perfetta, bella, spigliata, battuta pronta, il tipo che non si preoccupa se bevi una birra di troppo con gli amici. Sono felici, innamorati, pieni di futuro. Qualche anno dopo però tutto è cambiato. Da Brooklyn a North Carthage, Missouri. Da giovani professionisti in carriera a coppia alla deriva. Amy e Nick hanno perso il lavoro e sono stati costretti a reinventarsi: lui proprietario del bar di quartiere accanto alla sorella Margo, lei casalinga in una città di provincia anonima e sperduta. Fino a che, la mattina del loro quinto anniversario, Amy scompare. È in quel momento, con le tracce di sangue e i segni di colluttazione a sfregiare la simmetria del salotto, che la vera storia del matrimonio di Amy e Nick ha inizio. Che fine ha fatto Amy?                                                  la Versione del Testimone

L'Amore Bugiardo secondo me: il RACCONTO di una recensione.

Dal film.

Sapevo che prima o poi sarebbe accaduto. L'avevo sentito nell'aria. Il sentore della tragedia, l'aroma acre di quell'amore bugiardo, era una presenza costante, anche nel giorno del loro eterno sì. Polvere da sparo, gasolio. Una scintilla e bang, sarebbero saltati in aria. Coppia scoppiata: adoro il suono che ha. Nessuno lo sospettava. Nessuno lo immaginava. Solo io. Ma io sospetto di tutti e, modestamente, sono un re, quando si tratta d'immaginazione. Immaginavo loro e vedevo il peggio. Quel matrimonio che finiva ancor prima di cominciare. Ne avevo contemplato le crepe sottili dal mio posto da privilegiato. Avevo scarpe lucidissime in cui specchiarmi, un bel papillon scuro, i piedi sui gradini che portavano all'altare. Giusto un passo mi distanziava dai due sposi. Era il luglio di qualcosa come cinque anni fa. Indossavo il mio miglior smoking e la mia miglior faccia da Tanti auguri a voi!. Ero il loro testimone di nozze. Evviva. Non lo vedevo dall'università, il caro Nick Dunne, e con lui – anche nei nostri anni da matricole – avevo scambiato sì e no due parole messe in croce. Facevamo gli stessi sogni, ma eravamo diversi, nell'aspetto e nell'anima. Lui faceva strage di cuori e, in un semestre, non aveva dato neanche un esame; io, smilzo e impresentabile, con uno studiato look alla Jean Paul Sartre che esaltava la mia grande bruttezza e le mie pretenziose velleità, mi sarei laureato prima del tempo. Ma alla porta, non avevo la stessa fila di universitarie facoltose in shorts sfrangiati e con birra alla mano. Purtroppo, la mia manciata di bei voti non mi garantiva lo stesso sollazzo. Il nostro rapporto d'amicizia stava tutto in un'assonanza. Eravamo Nick e Mick - sulla bocca dei nostri compagni di corso, come Red e Toby, Tom e Jerry, Fred e Ginger. Quelli con il nome in rima, da duo. Nick Dunne mi aveva scelto come testimone perché sapeva che non avevo niente di meglio da fare. Della nostra annata accademica, ero quello che aveva avuto la peggio. Già prima della crisi, vivere scrivendo era utopia. Quando avevo annunciato di voler studiare giornalismo, a tavola, i miei parenti mi avevano riso in faccia. Stronzi. Pingui e stronzi borghesucci che non sono altro. Ero al fianco di Nick quel giorno perché così lui potesse guardarmi e sentirsi meglio. Non gli ero d'aiuto; giusto di particolare conforto. Peggio di me, si ripeteva, non poteva finire. Ero un memento vivente. La storia patetica da raccontare agli invitati. Ho trentacinque anni e non ho un lavoro. Ho il mio sito e m'illudo che vivrò di quello. Scrivo cose per gli altri, ma per me le scriverò mai? Sono un altruista nato, o un semplice uomo nato senza ispirazione. Non come Nick. Il Nick dalla capigliatura folta, il Nick principe azzurro, il Nick sempre-con-un-sorrisone-stampato-in-faccia-ma-sempre-troppo-bello-per-sembrare-un-ebete, il Nick scrittore, il Nick newyorkese d'adozione. Non lo invidiavo. Qualche tempo dopo, avrebbe detto addio a ogni cosa: addio casa, addio sorriso tutto denti, addio città, addio moglie. Quella bionda in abito nuziale sì che era un gran bel vedere, però. Amy: algida, eterea, superba. Nicole Kidman prima del botox. Di quella bellezza da contemplare e basta, per paura di sciuparla. Così fragile, così sottile. Ti faceva desiderare di metterla su un piedistallo; di rendere quella bambola di porcellana in tulle bianco la più preziosa della tua collezione. O di perdere una decina di chili buoni, per andare a letto con lei senza romperla. Era della stessa sostante di cui sono fatti i sogni. Un cazzo di personaggio da fumetto! Lei era la Amy della serie di romanzi firmati dai coniugi Elliot. La loro unica figlia e la loro unica ricchezza. E non è una metafora, quella della ricchezza. La “Mitica Amy”... Nick che si accasava con la Mitica Amy. Roba da non crederci. Era come scoparsi Anna dei capelli rossi o quella hippy di Heidi. Una perversione da hentai. Leggevano le loro promesse di matrimonio, i due, e si stringevano, mentre gli Elliot ascoltavano e si stringevano a loro volta. Che i due vecchiacci avessero una vita sessuale più intensa della mia, ormai, lo sapevano anche le mura di quella chiesa. Aberrante. I violinisti – perché loro avevano ingaggiato anche i violinisti – suonavano senza posa, senza fiato, e il Canone in Re Maggiore di Pachelbel accompagnava le loro belle parole di troppo. Si erano scambiati le fedi insieme a promesse perfette. Erano entrambi scrittori, d'altronde. Erano entrambi creatori di balle colossali. Finché morte non ci separi (✓), amen.
L'Amore Bugiardo secondo me: il RACCONTO di una recensione.
Foto, sorriso. Pioggia di fiori, petali nelle scarpe. I baci umidicci dei vecchi sulle guance, i complimenti per la scelta delle bomboniere. Mi ero sorbito tutto, con un ghigno scambiato per sorriso. Manco fossi stato io lo sposo. I balli di gruppo, gli scherzi zozzi, le chiacchiere: tutto. Davanti ai parenti, io e Nick che giochiamo al gioco del Ti ricordi?. Ti ricordi Tizio, ti ricordi Caio, cos'ha fatto Qui, cos'ha fatto Quo, cos'ha fatto Qua. Siamo il falso d'autore dell'amicizia. A un certo punto, lui fa: “E Will e Lucy, te li ricordi? Che combinano?”. Strizza le labbra di Amy tra pollice e indice e le dà un lungo bacio. Specifica che erano i re e la reginetta del liceo, la coppia più bella del mondo. “Dopo di noi”, altro bacio alla consorte, occhiolino figo ai presenti. Certo che li ricordo! Stanno una favola!”. Bugia: un'altra, l'ennesima. Chiedetelo a Will, com'era la vita da sposati. Alla crisi del settimo anno non c'era arrivato. Lucy gliel'aveva tagliato via prima. Quando avevano messo al mondo un poppante talmente rumoroso da far dormire l'insofferente Will, notte dopo notte, lontano da casa. E si dà il caso che avesse deciso che il letto della sua segretaria – clichè dei clichè! - fosse lontano il giusto dalla sua famigliola. Si sono lasciati, adesso. A Will non restano che una cinquantina di punti di sutura sul pene e un avvenire buio da scapolo. Amy e Nick necessitavano delle mie menzogne, come se quella sala ricevimenti non fosse già piena fino all'orlo di bugiardi. I presenti con la fede all'anulare avevano evitato di leggere Revolutionary Road, di vedere Closer al cinema. Avevano preferito l'ultimo romanzo di Sparks e la commedia sentimentale con la Sandra Bullock di turno. Peccato. Si sarebbero risparmiati i trecento dollari a seduta della terapia di coppia. Avrebbero imparato che chi ama o ha amato mente per istinto di sopravvivenza. Solitarie pecore nere, i genitori di Nick: divorziati. Scandalo grande era vederli perfino felici: come osavano! Mamma Dunne scoppiava di gioia e di cancro: la salute l'aveva abbandonata, ma non il buonumore. Papà Dunne era troppo fuso, invece, per essere felice: l'Alzheimer galoppante gli faceva dire cose strane. Parlava per colpa della malattia e delle medicine, e aveva la lucidità geniale dei folli. Amy gli sorrideva, come una nuora fa con un suocero infermo. Come una maestrina davanti a un bambino disabile. Il padre di Nick la guardava fin dentro l'anima e, in loop, le ripeteva: “Brutta stronza, brutta stronza.” Un vecchio pappagallo con la sindrome di Tourette. Tenero, lui.
L'Amore Bugiardo secondo me: il RACCONTO di una recensione.
Le foto che i notiziari avrebbero mostrato, cinque anni dopo, giravano tutte intorno a quel momento felice. Amy – la Ragazza Scomparsa – m'avrebbe sorriso dai cartoni del latte e dai manifesti appiccicati sui pali della luce con quello stesso, disarmante sorriso da principessa Diana. Un sorriso dipinto sulla superficie di una maschera rubata. Nel clamore dei fischi di invitati alticci, si era sfilata la giarrettiera bianca e l'aveva lanciata insieme al bouquet di rose rosse, ma al suo travestimento era rimasta stretta. Scribacchiavo pensieri all'ombra del menù, io. Mi ritagliavo uno spazio tutto mio tra i vini dall'aria costosa, le immancabili aragoste, le ostriche e gettavo rare occhiate in pista. Sotto un prezioso lampadario a goccia, Amy e Nick giravano piano su loro stessi, ballavano un lento sulle note di She: lagna delle lagne. Lui le soffiava il ritornello in un orecchio: lagna delle lagne. Allora l'ho beccata a fissarmi, e non aveva la sua maschera, e aveva paura, e avevo paura. Per lei. O di lei? A Nick era sfuggita quella scheggia di verità, presissimo da Elvis Costello e dalla scollatura provocante della sommelier. Lui non sapeva guardare. Avrei saputo i loro destini dai notiziari, cercato invano il nome della Ragazza Scomparsa su tutti i necrologi. Un'americana sulla cresta dell'onda li aveva fatti diventare materiale da romanzo. In un mio pezzo, l'avrei definito uno dei libri più misogni e femministi mai scritti. Divertentissimo, acuto e diabolico, con un esemplare alternarsi del doppio punto di vista – da mettere in lista (nozze). Quegli adorabili stronzi, un giorno, avrebbero avuto anche gli occhi di Hollywood puntati nel salotto messo a soqquadro. Tutti attenti alla bolgia satanica della vita di coppia, tutti presi dalla crociata della vita borghese. Si dice che tra moglie e marito non si debba mettere il dito. Te lo troveresti tranciato: un moncherino sanguinante. Perché il matrimonio è una tagliola con i denti da rottweiler. Quel giorno non ci pensavo. Mangiavo cibo raffinato e criticavo: il top. La sorella di Nick, troppo sbronza, mi strizza l'occhio troppo truccato, ad un certo punto. Margo: pensavo fosse dell'altra sponda. Sorrido a quella disperata avance. Tanto io non mi sposo. Il momento di aprire i regali, poi. Avevo regalato al fratello uno spremiagrumi elettrico e l'augurio sincero di cent'anni di solitudine. Il mio voto: ★★★★★ Il mio consiglio musicale: Elvis Costello – She



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