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L’amore e’ piu’ freddo della morte – Rainer Werner Fassbinder

Creato il 27 febbraio 2013 da Maxscorda @MaxScorda

27 febbraio 2013 Lascia un commento

L'amore è più freddo della morte
Storia di piccola malavita organizzata, strani guappi teutonici usciti da una pessima ricostruzione storica della Chicago del proibizionismo. 
La situazione e’ talmente grottesca da indurre a pensare stia passando una farsa, accorgendosi ben presto che non e’ cosi’ laddove un trio di sbandati non si fa scrupoli ad uccidere delinquenti come loro o indifferentemente una cameriera o un poliziotto, senza che nulla si sposta nei fatti e nella morale di questi assassini nati.
Fassbinder pasticcione o la malavita tedesca alla fine degli anni ’60 era realmente cosi’? Cercasi conferme.
Certo e’ che il soggetto mal si addice al regista e non parlo del testo perche’ sin dall’inizio della carriera ha purtroppo dimostrato di essere un pessimo commediografo e sceneggiatore.
Se e’ per questo e’ anche un pessimo attore, edonista al punto di voler recitare ma in fondo ci sta, fosse solo per risparmiare i soldi di un interprete.
Cambia invece il registro sul piano registico. Fassbinder al primo lungometraggio, bianco e nero intellettuale, praticamente nouvelle vague digerita da Robert Frank e stritolata da Warhol assieme a tutto il cinema indipendente a stelle e strisce dell’epoca. Dialoghi che nel non dire nulla presumono grandi verita’, lunghe riprese di gente spesso immobile, noia da martellate sulle ginocchia per restare svegli ed in generale tutti i cliche’ che derivano dall’inesperienza mascherata da perle regalate ai porci.
In mezzo a tanto nulla e a tanto gia’ visto, spuntano pero’ delle vere e proprie chicche, alcuni piani sequenza spettacolari da grande regista, quale in effetti fu e gia’ dagli inizi dimostra che l’occhio e il polso sono quelli giusti.
Ancora un grane rammarico quindi nel pensare che Fassbinder se avesse avuto un grande produttore alle spalle e penso anche ai nostri del cinema italiano o se solo si fosse limitato a dirigere lasciando ad altri l’onere dei testi, sarebbe stato uno dei grandi immortali della settima arte.

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