C’era una volta una donna, bella nell’aspetto, dagli occhi luminosi e dallo sguardo fiero. C’era una volta il sogno di un amore che aveva coltivato segretamente e pazientemente nel giardino del cuore. C’era una volta una favola, diventata tormento e un amore divenuto tortura.
Non tutte le storie nascono per divenire favole ma nessuna donna può essere privata del proprio diritto a sognare.
Donne, madri, compagne, amiche , mogli, Sole ed unite nella loro solitudine.
Sono urla silenziose che talvolta cadono nell’oblio, sono nomi, richieste d’aiuto non pronunciate, sono cicatrici impresse sulla pelle. Emblema del coraggio, della pazienza e della sofferenza.
In Italia in media ogni due o tre giorni un uomo uccide una donna.
In Italia in media ogni due o tre giorni , una donna rinuncia ai suoi diritti sottomettendosi alla mano pesante di un uomo che la vuole oggetto di sua proprietà, in ginocchio dinnanzi alle sue richieste e muta davanti ai suoi insulti fisici e morali. È evidente quanto sia insufficiente il solo riconoscimento di “diritti’’ se essi non siano di fatto, fatti valere e reclamati ed è palese che non può sussistere ‘riconoscimento’ senza tutela o viceversa.
Non è possibile rimanere inerti dinnanzi a certe storie e allo stesso modo non si può trasformare un’amara realtà in un bel sogno attuando la logica dell’omertà e considerando il silenzio un’ arma.
Malgrado il nostro sia, come disse O. Fallaci, “un mondo fabbricato dagli uomini e per gli uomini”, “Essere donna” continua ad essere “Così affascinante”.
“È un’ avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non annoia mai”.