Noi uomini fatichiamo ad avere la concezione di gratuità, siamo sempre costretti nella mentalità della "bilancia", della "giustizia".
Dio però, è immanente, i sui pensieri sovrastano i nostri, così come le sue vie. Non riusciamo perciò a conoscere pienamente Dio, ne abbiamo una vaga concezione. Lo inscatoliamo nei confini angusti del nostro cervello. Dio si limita ad andare avanti e indietro come un carcerato nella sua cella. Pensiamo chi ci voglia bene per ciò che di buono noi facciamo. Un vero genitore, sebbene nei suoi limiti, ama il figlio per quello che è e non per quello che diventerà. A maggior ragione Dio, che ha un amore illimitato, svincolato da ogni legame con la concupiscenza. Ti amo semplicemente perché ci sei, il tuo esserci è la mia gioia. Ecco l'amore gratuito che non chiede di essere ricompensato. Mi viene in mente spesso l'immagine dei genitori che si trastullano con il loro bebé. Il bambino abbisogna di molte cure, tante volte si caccia nei guai, ma l'amore dei genitori va oltre: non importa quanto sia scavezzacollo... Ridono delle monellerie del loro figlio e se questo scampa ad un'immane sciagura, ecco che lo stringono fortemente a sé, dimentichi delle sue malefatte, tutti lieti di non averlo perso. "Se anche una madre si dimenticasse del proprio figlio, io non vi dimenticherò e se anche il nostro cuore avesse di che rimproverarci, Dio è più grande!". Si pretende che Dio indossi gli stessi panne della nostra psiche.
E' un po' come quando si cerca di vedere il sole. Non si può osservarlo ad occhio nudo, bisogna utilizzare un filtro che renda innocui i suoi raggi. L'immagine del sole attraverso il filtro è alterata, così anche l'immagine di Dio che viene filtrata dal nostro bagaglio di esperienze negative e non. Per avere un'immagine il più pura possibile di Dio, bisogna uscire dai propri schemi, considerare Dio veramente come un alter ego.