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L’amore intermedio o della creatura amante

Creato il 14 dicembre 2011 da Vivianascarinci

L’amore intermedio o della creatura amante

“Ora pensa se di tutte queste cose puoi avere vana gloria alcuna che ti innalza, e tenta d’uscire da queste parole se puoi” da Libro della beata Angela da Foligno, Dialogo con lo spirito santo.   

E quando in sua vicinanza credevo di essere io stessa l’amore che sentivo, l’amore stesso mi disse: Sono molti coloro che credono di essere nell’amore, e invece sono nell’odio e molti per contro che credono di essere nell’odio e invece sono nell’amore. Però la mia anima cercava di contemplare tutto questo in grande certezza. E Dio me lo diede a sentire così chiaramente che io ne fui tutta appagata. E comunque sono ormai così ricolma di quell’amore che non credo di potere più farne a meno. E a una creatura, che dicesse altro, e se anche angelo dicesse altro, non potrei credere, e anzi risponderei: Tu sei colui che è precipitato dal cielo. E in me vedevo due parti, come se in me fosse tracciata una strada. E da una parte scorgevo l’amore e tutto il bene che veniva da Dio e non da me; e dall’altra vedevo me scarna e appassita, e che da me nulla veniva di buono. E da questo capivo che non ero io ad amare, quantunque mi vedessi nell’amore, ma che la creatura amante veniva solo da Dio che intorno a lei si raccoglieva l’amore, suscitando un amore ancora più grande e ardente di prima, e io anelavo di accorrere a quell’amore. E tra questo amore, il quale è così grande che allora non potevo sapere che ne esistesse uno più grande, fino a quando non fui sopraffatta da quell’altro amore simile alla morte ­­– tra l’amore puro dunque e quell’altro amore più grande di tutti e simile alla morte, ce n’è uno intermedio del quale non sono capace di raccontare nulla; perché è così profondo e dilettevole e gaudioso da non poter essere espresso in parole. E allora non volli sentire più nulla della Passione, né che Dio fosse nominato in mia presenza; perché se Dio viene nominato in mia presenza, io lo sento in me con un tale godimento da cadere in terra svenuta per amore; e tutto il resto che è meno di lui mi diventa un impaccio. E mi sembra un nulla ciò che si dice nel Vangelo e nella vita di Cristo o in qualunque discorso che riguarda Dio, poiché io in Dio contemplo cose più grandi e incomparabili. E quando torno da quell’amore sono tutta paga, tutta angelica, tanto da amare rospi e vermi, e gli stessi demoni. E quando sono in quello stato se anche mi sbranasse un animale selvaggio io non ci baderei e non mi sembrerebbe di patire alcun dolore. E allora anche il ricordo e il pensiero della Passione di Cristo non è più doloroso. Poiché in quello stato non ci sono più lacrime.

Angela da Foligno

 (Martin Buber, Confessioni estatiche, Adelphi, Milano, 1987  pp 160-61)

Angela da Foligno nacque intorno al 1248; visse a Foligno e vi morì nel 1309. Peccò in gioventù, finché fu illuminata sul suo stato e si volse alla devozione. Divenne francescana e zelò la causa dei frati minori e, come santa Chiara di Monfalcone, lottò contro la società segreta dei Fratelli del libero spirito. Nel 1298 la visitò Fra Umberto da Casale che ne trasse ispirazione per la sua opera Arbor vitae crucifixa Jesu. Il Liber sororis Lelle de Fulgineo fu pubblicato dal cardinale Ximenes a Toledo nel 1505; lo aveva raccolto dalla viva voce della beata il suo confessore frate Arnaldo, volgendo dal folignate in latino.


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