Magazine Poesie
Sono ancora nudo. In bocca ho il sapore salino del bacio.
Paolo è in cucina ,prepara un panino.
Abbiamo appena fatto all'amore.
21 Ottobre 1999
Paolino mio, ti ricordi quel pomeriggio di quattordici anni fa? Avevamo fatto l'amore per la prima volta. Io per la prima in assoluto.
Avevo vent'anni e tu uno di più.
Non facevo altro che chiederti: mi ami? e quanto? Mi sentivo un imbecille. Ma tu con garbo e, riconosco oggi, con immensa pazienza, rispondevi: tanto,tantissimo.
La mia mente votata al raziocinio aveva perso ogni architettura ma quanto fu bello e incredibile riconoscermi così diverso da come mi ero pensato.
Ci incontrammo per caso e fu intendimento e ci amammo.
Venisti a casa in un pomeriggio durante le Feste di Natale, chiedesti di mio padre, io ti condussi da lui e tu gli stringesti la mano più forte di quanto eri solito fare(oggi so che ti diede forza) e ti presentasti dicendogli: piacere sono Paolo, il ragazzo di suo figlio.
Papà ti guardò fisso negli occhi ed esclamò: eppure ero convinto che a mio figlio piacessero i biondi. Quanta saggezza.
La sera che papà se ne è andato piangevi come un bimbo, piangevi forse più di me e mia sorella. Lui ti voleva tanto bene ma non te lo ha mai detto. Era un'uomo d'altri tempi eppure quando capì che ero perso di te non cercò ragioni; una sera peró mi prese una spalla mentre rientravo nella mia camera e chiese: Ma tu e Paolo...
Trascorse una manciata di secondi che parvero ad entrambi interminabili. Non ci fu bisogno di risposta.
Ci amavamo al mattino, ci amavamo di sera quando prendevo la penna e parlavo al mio diario per scriverti lettere che non avresti mai letto, quando ci accarezzavamo e le nostre mani percorrevano i fianchi , quando mi prendevi il braccio e lo stringevi forte per poi baciarmi e ci baciavamo intensamente fino a non respirare più, fino a quando il corpo chiedeva pietà.
Ci amavamo come si erano amati i nostri genitori e come si ameranno i nostri nipoti, come ama qualsiasi ventenne. I nostri cuori conoscevano le stesse acrobazie. I nostri pensieri s'ubriacavano alla stessa maniera.
Ma per chi ci guardava là fuori le nostre lune erano diverse, come lo erano le spiagge su cui trascorrevamo le notti insonni e i falò di ferragosto davanti a cui ci demmo mille baci. Era diversa pure la strada dove passeggiavamo e le nostre preoccupazioni si intrecciavano in mille evoluzioni e così i fiori che ti regalavo al compleanno e i dischi che ascoltavamo e i libri che leggevamo assieme.
Eppure, Paolino mio, io non conosco altro mondo che quello che vedo ogni giorno quando mi sveglio al mattino. Le lune degli amanti notturni sono tutte egualmente belle , soprattuto se piene come piacciono a noi. Sono tutte egualmente romantiche le spiagge al tramonto e i fuochi di notte e le passeggiate di pietra battuta finché rimangono impregnate di amore.
Come pretende l'altro uomo di misurare il mio amore e di farlo diverso, di amare meglio di quanto io sappia fare?
Amo come ama la moglie, come ama lo sposo. Il mio petto conosce le stesse ansie e gli stessi ingenui terrori del giovane fidanzato.
Eppure Paolino oggi non posso stringerti la mano, non posso accarezzarti la fronte e asciugarti il sudore che ti sta bagnando le guance, non posso reggerti la testa e sussurrarti che va tutto bene. Non posso aspettare accanto al letto di ospedale il tuo risveglio e guardarti di notte mentre riposi.
Devo mendicare il favore di un medico benevolo che ,violando la legge dell'uomo che ci vuole figli di un Dio minore, mi dica delle tue condizioni.
Non siamo niente piú che mendicanti. Attendiamo l'elemosina di una cittadinanza piena.
Ci vogliono qui col palmo spiegato in attesa di qualche spiccio per comprarci la dignità, la loro dignità.
Io preferisco rimanere indegno, Paolino mio. Indegno ma pieno d'amore.
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