Il cuore è un antidolorifico genuino e potente. E’ quanto emerso da un recente esperimento nel quale alcune persone sono state sottoposte agli effetti di una sonda utilizzata per causare dolore termico. Un disagio monitorato e graduato in più fasi durante il quale a ciascuno dei partecipanti sono state mostrate in successione delle fotografie; fotografie che raffiguravano più soggetti fra cui la persona amata ed un’altra un conoscente o familiare. Ebbene, si è scoperto come rispetto alle altre la visione della foto della propria dolce metà abbia generato nei partecipanti all’esperimento un vero e proprio effetto analgesico, una speciale riduzione del dolore percepito positivamente correlata con l’attaccamento al partner (Cfr. Pain Med. 2014; doi: 10.1111).
Gli esiti di questa ricerca – che oltretutto va nella stessa direzione di altre simili svolte in precedenza (Cfr. PLoS One. 2010;5:10) – ci dice, o meglio ci ricorda una cosa fondamentale, e cioè che l’«amore conta», come direbbe Luciano Ligabue. Sapere per chi vivi aiuta cioè davvero a non morire. Viceversa sentirsi soli, com’è stato dimostrato, incrementa in modo significativo il rischio di morte prematura (Cfr. Ann. N.Y. Acad. Sci. 2011;1231:17–22). Questo significa che non sono solo parole, che è vero che per tenerci la nostra vita dobbiamo metterla nelle mani altrui e condividere quel mare di colori che ci portiamo dentro. Basta un sorriso, uno sguardo – persino una semplice foto, come abbiamo visto – e tutto cambia. Perché persino il dolore, in fondo, conta poco quando sai che qualcuno ti aspetta.