L’anatomista: Indagine nella Mente di un Serial Killer

Creato il 27 febbraio 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Provate ad immaginare una delle più belle città del mondo. Napoli, con il Vesuvio che incombe sull'abitato, il mare blu cobalto che disegna i contorni del golfo, le strade brulicanti di traffico e di gente che s'affanna su e giù; e poi fate ancora un piccolo sforzo, e pensate al periodo che precede le feste natalizie, con le luminarie che incendiano le strade di mille colori, le vetrine dei negozi addobbate a festa, e metteteci ancora una variegata babele di uomini e donne alla ricerca degli ultimi regali che, con le mani ingombre di pacchetti, scendono dai quartieri più eleganti e da quelli più popolari verso il centro. Ebbene, l'immagine che vi si affaccerà nella mente sarà quella di un gioioso, caotico girone dantesco.

Diana Lama, nel suo romanzo L'anatomista (Newton Compton Editori, 2013), va però ben oltre!

Togliendo al quadretto di cui sopra l'atmosfera "festaiola", e lasciato dunque solo il girone dantesco, l'autrice napoletana trasforma vicoli e palazzi in antri oscuri e pericolosi, dove si annida il male nella sua forma più gratuita ed orribile, e fa dei protagonisti del racconto un eterogeneo, e non troppo amalgamato gruppo, che corre all'impazzata verso l'orlo di un baratro che si affaccia direttamente all'inferno.

Tutto inizia quando su uno scoglio del lungomare di Napoli viene ritrovato il corpo nudo e mutilato di una giovane donna. Un rituale macabro che si ripete, suggerendo la presenza di un efferato serial killer. Una squadra di profiler, guidata dallo psichiatra Tito Jacopo Durso, viene chiamata ad indagare sul caso ed è alla disperata ricerca di qualche indizio sull'assassino, ribattezzato dalla stampa come l'anatomista. Alla sua équipe la polizia ha deciso di affiancare una psicologa, Artemisia Gentile, esperta nella cura di vittime di abusi e maltrattamenti. Artemisia è una donna molto speciale: il suo passato nasconde un tremendo segreto, che la rende vulnerabile ma anche estremamente intuitiva. Mentre la squadra brancola nel buio, sarà proprio lei a scoprire, sui corpi delle vittime, un inquietante messaggio lasciato dall'anatomista. Un piccolo ma determinante particolare che le accomuna tutte. E quando l'assassino sequestra altre giovani donne, continuando a perseguire il suo raccapricciante disegno, Durso decide di usare proprio la dottoressa come esca...

Questo, dunque, lo schema narrativo scelto dalla Lama per un romanzo che percorre i meandri della psiche umana senza tralasciare nessun pertugio, seguendo, senza indulgere in sconti, da una parte la logica aberrante dell'anatomista, dall'altra quelle più articolate e volubili dei suoi cacciatori. Ancora una volta l'approccio al cuore del narrato è lento, quasi disarticolato, con capitoli, anche brevissimi, che seguono i vari personaggi disseminando pennellate di elementi che sconcertano il lettore neofita, ma non spaventano i fedeli del genere, che ben conoscono lo stile lucido e "crudele" della Lama, volto a rendere la storia sempre più avvincente costruendola su un impianto solido e senza pecche, pur se tra apparenti giri a vuoto. Il ritmo inizialmente lento, diventa con il passare delle pagine, sempre più incalzante ed insostenibile per il lettore, che si ritrova quasi prigioniero della tela tessuta dall'autrice, incapace di lasciare il libro, catturato nel vortice di eventi e di passioni e disorientato e ghermito dall'orrore che pervade il tutto.

La costruzione dei personaggi è sempre funzionale alla storia, lo studio dei caratteri dei protagonisti è degno di una psicologa più che di una semplice scrittrice.

Intrappolati nel succedersi degli eventi, con spruzzate abbondanti di splatter, sono comunque tre i personaggi che emergono in tutta la loro complessità e polivalenza: Durso, il boss della squadra, psichiatra, esperto profiler, intelligente, gelido e calcolatore; Artemisia Gentile, psicologa, professionista nel trattamento di vittime da abusi e maltrattamenti, vive il presente senza però riuscire a liberarsi del suo torbido ed oscuro passato; l'anatomista, gelido, efferato, amorale, appassionato studioso della storia della medicina, fa del bisturi il suo pennello e delle vittime il suo capolavoro. La vicenda si può paragonare ad una discesa agli inferi con tante stazioni, sempre più inquietanti, dove le menti dei protagonisti si perdono ed il lettore annaspa, inchiodato dalla curiosità ed oppresso da un'atmosfera sempre più noir, che inquieta ed incuriosisce, spaventa e sorprende fino al finale che ancora una volta spiazza. Quando si scopre l'assassino tutte le tessere del puzzle sembrano ricomporsi e, dalla messe di indizi, il lettore finalmente ricompone il quadro e inizia a distendersi. Ma non si ha neppure il tempo di respirare nuovamente a pieni polmoni che, poche pagine dopo, secondo il suo ormai consolidato schema narrativo, la Lama ribalta tutto e finalmente ci rivela il vero epilogo, con tanto di colpo di scena finale.

Ancora una volta la signora del thriller napoletano coglie nel segno, regalandoci una storia a tutto tondo che non delude e ci tiene avvinti, dopo l'iniziale impasse, fino all'ultima pagina ed oltre.


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