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L’Anello

Creato il 21 agosto 2011 da Patrizia Poli @tartina

“Nella maggior parte delle fiabe l’intrinseca pericolosità del mezzo fatato, o la moralità discutibile del donatore, non (impediscono) che l’eroe ne tragga pieno vantaggio.” (G.Fink)

Ciò non vale per The Lord of the Rings dove gli oggetti magici hanno anch’essi valore spirituale. Essi acquistano maggiore o minore potere a seconda di chi li possiede. 

L’anello fatato cerca di tradire il suo possessore buono per tornare dal suo malvagio padrone, la fiala di Galadriel aumenta di luminosità in mano a personaggi onesti.

In The Hobbit l’anello

“is just a prop: a stage prop, like the marvellous devices common in fairy-tales or legends (there is a wish fulfilling ring in the Grimm’s “The King of the Golden Mountain” and a cloack of invisibility)” (T.S.Shippey)

In The Lord of the Rings esso si trasforma nel terribile Anello del potere assoluto.

“one Ring to rule them all, one Ring to find them, one Ring to bring them all and in the darkness bind them.”

Visto nella prospettiva degli anelli magici della tradizione esso si comporta in maniera innaturale: invece di servire assoggetta.

L’anello magico, che potrebbe salvare i protagonisti da molti pericoli, non deve essere adoperato. Fine della quest di cui parla la fiaba è proprio la distruzione dell’oggetto magico.  Ciò è quanto mai anomalo se considerato nella prospettiva della tradizione fiabesca. 

 In pratica, il tema dell’aiuto soprannaturale viene dissolto.  La forza e il successo dei personaggi deriva dal loro effettivo valore e non dal possesso casuale di oggetti magici. Esistono molte fiabe nelle quali un sempliciotto di scarsa intelligenza e poco coraggio riesce ad ottenere grandi successi grazie al possesso di un oggetto miracoloso. Lo stesso dicasi della mitologia. Persino nel mito degli Argonauti, Giasone supera il drago solo con l’aiuto delle arti magiche di Medea, la maga di Colchide.

The Lord of the Rings è una fiaba moderna che dà molta più importanza all’uomo in quanto tale.

“The strength of the good characters comes from goodness itself rather than magic rings.”(M.Perret)

Lo specchio di Galadriel è anch’esso un oggetto magico di natura problematica.  Non si tratta di un semplice “visore” per predire il futuro. Le immagini che mostra  possono avverarsi ma possono anche non avverarsi. Le sue predizioni sono ingannevoli; spesso, infatti, una sventura può aver luogo proprio se la persona a cui è predetta si muove per impedirla.  Lo specchio di Galadriel è un compromesso fra “provvidenza e libero arbitrio”. Sembra dirci che “tutto è già stato scritto e tuttavia tutto è ancora da decidere” perché il futuro dipende, in ultima analisi, sempre dalle decisioni degli individui.

Gandalf il mago, l’aiutante soprannaturale, è tenuto lontano il più possibile dalla storia. Quando i protagonisti hanno più bisogno di lui, egli è sempre da un’altra parte. Dopo la lotta col Balrog scompare dalla scena per dieci capitoli e il Portatore dell’Anello deve fare a meno di lui per tutto il libro.  Egli è un consigliere nella prima parte del libro, una fulgida guida spirituale nella seconda, ma di magie ne compie ben poche: qualche spettacolo pirotecnico, l’accensione di un fuoco restio a prendere e poco d’altro.  Gli eroi, grandi o piccoli che siano, devono cavarsela da soli.

“I don’t miss Gandalf’s fireworks, but his bushy eyebrows, and his quick temper, and his voice.”

afferma Frodo, dimostrando che le relazioni umane sono ben più potenti della magia.

L’oggetto magico, inoltre, anche se usato a fin di bene, ha il potere di costringere gli altri a fare ciò che vuole il suo possessore. Proprio questa è in conclusione l’essenza del male: la tirannide, la costrizione, i cui due simboli più evidenti sono Saruman e Sauron. In The Lord of the Rings la tirannide è combattuta con forza sotto tutte le sue forme: si lotta contro Orthanc e Barad-dur, le due torri del potere, si distrugge l’anello magico per impedire a chiunque lo trovi di trasformarsi in un tiranno assoluto.  E’ strano che molti critici abbiano considerato Tolkien uno scrittore reazionario. C’è addirittura chi parla di “pensiero pericoloso”, e alcuni etichettano apertamente Tolkien come fascista.  E’ indubbio che Tolkien considera la regalità un diritto quasi divino, nonostante ciò, questo scrittore tanto ligio al potere costituito, ha scritto un libro incentrato sulla lotta alla dittatura, ha fatto della famosa voce di Saruman un esempio indimenticabile di persuasione occulta, ha esaltato il sacrificio degli umili, ha sprecato più di un migliaio di pagine per giungere alla distruzione del segno del potere totale.

 Riscontriamo in tutto ciò addirittura una forte componente anarchico-libertaria.

Tolkien insiste sull’importanza della libera volontà. I “grandi”, i “potenti”, i “saggi”, cercano sempre di non precipitare le decisioni altrui e addirittura evitano di dare consigli anche a chi ne sa molto meno di loro.

continua…


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