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L’Anello Deve Essere Distrutto (di Lorenzo F.L. Pelosini)

Da Giovannipelosini

L’Anello Deve Essere Distrutto (di Lorenzo F.L. Pelosini)Salve a tutti, cari lettori. Che bello essere di nuovo qui, nel grande calderone culturale di questo blog a dare sfogo alle mie pulsioni intellettuali! Oggi vorrei parlarvi di una cosa contro la quale io e voi combattiamo, più o meno coscientemente, ogni giorno. Una mattina ci svegliamo: ci sentiamo in forma, piuttosto entusiasti, anche se ancora un po’ intontiti. Pensiamo, in cuor nostro, che quel giorno è il giorno, il giorno in cui finalmente faremo quello che non siamo stati in grado di fare fino a quel momento: diremo al nostro vicino di piantarla di inchiodare quadri a notte fonda e inizieremo a lavorare sul quel progetto che abbiamo in testa da anni; tornando a casa da lavoro getteremo in un cassonetto l’ultimo pacchetto di sigarette della nostra vita, compreremo quella macchina per gli addominali che tanto ci serve e prenoteremo quella vacanza sui monti peruviani che sogniamo da sempre. La sera cucineremo anatra arrosto per nostra moglie e, davanti al fuoco delle candele, ci accorgeremo di quanto è bella e le diremo che la amiamo più di prima.

Certo però che l’aria della mattina è proprio fredda… Ci servirebbe una sigaretta. Così va meglio. Adesso andiamo a dire due parole a… ma se iniziamo a litigare con lui faremo tardi a lavoro. Meglio rimandare, magari in macchina ci mettiamo a buttare giù qualche idea su quel progetto… se solo quegli stronzi la smettessero di suonare il clacson…! Fa niente. Cavolo, che giornata massacrante al lavoro… oh, perfetto: adesso piove pure. Meglio andare dritti a casa. Eccoci qui. Cos’è che dovevamo fare? Prenotare un viaggio e qualcos’altro…? Pazienza, ora siamo troppo stanchi. Salutiamo al volo nostra moglie e sprofondiamo nel divano per una pennichella. Al resto penseremo domattina.

Ed eccoci qui. Di nuovo al punto di partenza. Questo perché è insita in noi una terribile tendenza all’ignavia. Riusciamo a stento a tenere gli occhi aperti abbastanza per vedere la nostra vita scorrere come un film. Ma intanto il film, in mancanza di un protagonista attivo si fa noioso e ripetitivo e così tenere gli occhi aperti diventa sempre più difficile. Ed ecco che, con poco sforzo, ci siamo costruiti la nostra prigione fatta in casa, il nostro circolo vizioso, il nostro Anello. E malgrado ci vengano continuamente offerte opportunità distruggerlo, spesso rifuggiamo dal farlo. Se è vero che, come ci insegna Vanilla Sky, ogni momento è un’occasione per rivoluzionare tutto completamente, è vero anche che queste occasioni sono colte molto di rado.

Il Signore degli Anelli si apre con la vicenda di Isildur, antico re del mondo degli Uomini, che riuscì a staccare l’Anello del Potere, incarnazione del Male Assoluto, dalle mani del suo creatore, annientandolo e mettendo fine alla guerra che affliggeva la Terra di Mezzo. Ma perché l’opera fosse completata, Isildur avrebbe dovuto distruggere l’Anello gettandolo nel baratro infuocato da cui era venuto. Gli venne offerta l’occasione di distruggere il Male per sempre, di impedire che esso potesse un giorno risorgere e affliggere le generazioni future. Ma il cuore degli Uomini, come gli Elfi amano ricordarci (non senza una punta di disprezzo e molta compassione), si corrompe facilmente. Isildur, sull’orlo del baratro, decise di tenere per sé l’Anello, al quale fu permesso di perdurare. Millenni dopo, il seme del Male, che Isildur con tanto amore aveva protetto, scatena un’altra guerra. La storia si ripete.

Al discendente di Isildur, Aragorn, e ad un piccolo Hobbit di nome Frodo viene offerta un’ultima possibilità di rimediare agli errori dei loro predecessori. Devono affrontare il Male, guardarlo negli occhi e vincere l’enorme tentazione a cui Isildur aveva ceduto (a cui tutti gli uomini cedono). Di nuovo sul campo di battaglia, di nuovo sull’orlo del baratro. Ma ecco che i figli, con grande forza ed estremo sacrificio, si elevano al disopra dei loro padri, rompono il cerchio e così facendo distruggono l’Anello.

Se non facciamo subito qualcosa, saranno i nostri figli e i nostri nipoti a pagarne il prezzo”, diceva Dennis Quaid, in The day after tomorrow, riferendosi alla condizione globale di degrado. Sempre pensiamo che il nostro lasciarsi trascinare dagli eventi, il non prendere decisioni possa darci la sicurezza che non avremmo mai delle responsabilità. Ma in realtà, ogni volta che non ci prendiamo l’onere di far fare al mondo (anche solo alla nostra vita) un balzo evolutivo, seppur piccolo, stiamo passando un pesante fardello ai nostri figli, che dovranno pagare per i nostri errori e riuscire dove noi abbiamo fallito.

Lorenzo F.L. Pelosini


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