Alcuni dei personaggi di Alice nel Paese delle Meraviglie nel frontespizio di una delle prime edizioni della riduzione per bambini del libro (The Nursery Alice)
di Rina Brundu. Tenere questa rubrica è uno sporco lavoro ma qualcuno deve farlo. La parte più sporca è che ti devi costringere a guardare “spettacoli” che sono al confine dell’(in)credibile. Tale è stata la sconcezza mediatica in cui mi sono imbattuta questo pomeriggio su Canale 5 (il programma era Domenica Live o Rewind della signora D’Urso), che per l’occasione la rubrica in questione cambia titolo e il neurone diventa pluri-rincoglionito.
Non ho intenzione di googlare per verificare chi fossero i protagonisti di questa singolar tenzone mediatica a cui ho assistito, perché a occhio non mi pare importante, ma ecco il gist che ne ho carpito. C’é un signore, tal Den Harrow, che sembrerebbe in lite con la ex-moglie, si accusano a vicenda di essersi picchiati e di essersi fatti infiniti dispetti. Ospite in studio, la donna ha assicurato che esistono testimoni a cui l’ex-marito avrebbe finanche confidato di avere vinto una causa da centomila euro contro la stessa D’Urso, nonché di ricevere circa 2000 euro di mantenimento dalla signora Corinne Clerì nel suo ruolo di ex marito di colei, etc etc… con infinite altre balle spaziali.
Naturalmente mi fermo qui perché sono più credibili le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie, e poi non è questo il punto. Il punto non è neppure perché Canale 5 trasmetta questi programmi: se li mandano in onda vuol dire che hanno una audience e busyiness is busyness. Il punto è che, pur con tutta la buona volontà, non riuscivo a comprenderne la minima utilità sotto qualsiasi punto di vista, men che meno le ingarbugliate dinamiche tecniche del contesto e paratesto pseudogiornalistico.
Poi qualcosa l’ho infine capita. “Hai visto che si stavano baciando tutto il tempo?” ha chiesto ad un certo punto la signora D’Urso alla sua ospite in studio, commentando un video del di lei ex marito con la nuova fidanzata, accortamente buttando benzina sul fuoco e sfruttando evidentemente al meglio lo stato di straordinaria agitazione di colei. Ecco, in questa domanda a mio avviso c’é la risposta all’inghippo: busyness is busyness e se il busyness non c’é bisogna crearlo, anche solo “addobbarlo” per fare cassa. Cash is king. Ne deriva che la notizia o pseudotale si monetizza. Di fatto ti rendi subito conto che non stai ascoltando una storia che ha una fabula, un inizio, un climax, una fine, ma stai testimoniando la conclusione di una fredda transazione commerciale non troppo diversa dagli altri consigli per gli acquisti.
Per questi stessi motivi quando l’epopea familiare di questo signor Den Harrow finisce e il busyssimo palinsesto della conduttrice (almeno a suo dire) fa spazio al racconto delle vicende anche drammatiche (sembrerebbe) della signora Alda D’Eusanio che sarebbe stata vittima di un incidente stradale che le ha portato via la memoria, che chiede lavoro e preghiere, finanche l’accensione di una candela a suo nome… tu spettatore accorto non credi già più. Non è neppure importante se la storia sviscerata con groppo in gola e lacrima-abortita-appena-in-tempo sia vera o falsa; il fatto è che non è più una storia, un percorso narrativo valido e quindi non è giudicabile neppure sotto gli usati parametri empatici. Cambiando canale ti resta addosso solo la determinazione a non più ripetere tal funesta esperienza-mediatica vita natural durante e una tangibile sensazione di sporco che in altri tempi avrebbe fatto una differenza: oggidì il neurone plurincoglionito sa riprendersi veloce e non si concede mai troppo spazio per strapparsi le vesti in piazza. Neanche per meravigliare.