L’angolo del neurone rincoglionito (10): Nicola Porro e la Panda grigia. O dello sdegno dei lavoratori (disoccupati) e di cinque minuti di incredibile follia televisiva.

Creato il 06 febbraio 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
di Rina Brundu. Sai qual è il rischio che corre Mattarella?” ha chiesto infine l’ormai mitico Vittorio Feltri a un Nicola Porro (Virus – il contagio delle idee, RAI2), nel mezzo di quella che sembrava una sua (di Porro) improvvisa crisi di epilessia-mediatica. “Di annegare nella saliva di questi leccaculo”. Seduto davanti a Feltri, il governatore siculo Rosario Crocetta annuiva e pure lui rivolgendosi al presentatore gli ha fatto notare: “Guarda che tutte queste cose le avete scritte voi mica Mattarella!”, come a dire: “Qual è il punto nel teatrino?”.

Proprio così: cos’era successo? Nicola Porro – in veste di conduttore – veniva dall’avere appena presentato (alla sua maniera), tra i tanti, i seguenti estratti apologetici dalla recente santificazione mattarelliana orchestrata dalla nostra “Grande Stampa”: “Ecco un uomo che ha passato le sue vacanze estive in un albergo a tre stelle in montagna, dove ogni mattina si sedeva sul prato a leggere i quotidiani. Ecco un uomo che come Aldo Moro li ritaglia, mettendo da parte ciò che può tornare utile o che bisogna finire di leggere. Può sembrare fuori moda, come i gilet dello stesso tessuto dell’abito, ma è un dato fondamentale ed è proprio per questo che li chiamano «riserve della Repubblica» (Mario Calabresi – La Stampa); “VEDOVO, dolente e creativo, è facile immaginarlo perduto nell’immensità soffocante del Quirinale come Casimiro, il triste Viceré di Sicilia, che viveva in una sola stanza «a sognare e a temere il crollo della luna» e tutto il resto del Palazzo «gli era terra straniera» (Francesco Merlo – Repubblica). Infine, Porro si era letteralmente perso in un potpourri dialetticamente sgrammaticato, informe, esagerato, esasperato, pomposo sul peggio-del-peggio che a suo dire sarebbe stato scritto sull’ormai nota Panda grigia mattarelliana, l’unica Panda grigia con autista incorporato a sentire il conduttore.

Nelle intenzioni, il giornalista avrebbe voluto bastonare i colleghi (viva il tempismo!!), rei di cotanto asservimento vil-poetico, ma purtroppo per lui tutto ciò che che è riuscito a produrre sono stati cinque minuti (tra le 21.53 e le 21.58 ora locale, dunque tra le 22.53 e le 22.58 italiane) di vera e propria follia televisiva pagata dal contribuente, inguardabile e onestamente imbarazzante al punto che si è dovuto cambiare canale. Non esito a dire che l’unico metro di paragone che mi torna alla mente per questa scenetta (o sceneggiata?) è il celeberrimo “Cirooooo!!!” della signora Milo, e credo con ciò di avere detto tutto.

La domanda non può dunque che sorgere spontanea: ma perché non si fanno dei controlli anche sulla qualità tecnica e proprietà di linguaggio di questi programmi? E a voglia i disoccupati, cassintegrati, esodati veneti lamentarsi in esterna: “Noi siamo qui coi nostri cazzi… ma sempre di Mattarella dobbiamo parlare?!!”. Purtroppo per quei lavoratori preoccupati – che il collega del conduttore tentava faticosamente di intervistare – tra loro e il Nicola Porro impegnato nel suo personalissimo show, c’era senz’altro la stessa distanza abissale che c’é tra gli abitanti del “palazzo” politico (in senso lato) e i loro elettori; ne deriva che tra le altre domande che s’impongono, non è peregrino interrogarsi su quale fosse lo scopo della trasmissione: produrre chiacchiere cool e alienate?

Di fatto dopo essermi costretta a questi cinque minuti di “madness” mediatica, tutto ciò che mi viene in mente è quella straordinaria illuminazione di Indro Montanelli: “Dicono che De Mita sia un’intellettuale della Magna Grecia. Io però non capisco cosa c’entri la Grecia…”… ma onestamente non saprei neppure io perché.

Featured image, il grande Indro Montanelli evidentemente turbato.

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