L'angolo dell'esordiente presenta... francesco scardone

Creato il 15 giugno 2010 da Alessandraz @RedazioneDiario
Cari lettori,
oggi vi presento un'altro autore esordiente italiano giovanissimo che presto sarà intervistato per il blog Italian Emerging Writers. Le altre 2 interviste arriveranno a giorni.
Ecco come l'autore Francesco Scardone si presenta:
Ciao sono Francesco Scardone, vengo da Torre Annunziata(provincia di Napoli) e ho 20 anni. Ho frequentato il liceo classico con risultati mediocri e ora sono iscritto al primo anno di lettere moderne. Per i gusti letterari non posso non citare la letteratura americana(Palahniuk, Kerouac, Ellis in primis). Il mio scrittore preferito, però, rimane e sempre rimarrà, l'insuperabile Dostoevskij. Ho cominciato a scrivere da piccolo e già dall'inizio era attratto da storie strane e strampalate. Da piccolo avevo una grande passione per l'horror(passione che, un pò attenuata, conservo tutt'ora). Amo molto anche il cinema(registi preferiti: Lars Von Trier, Ingmar Bergman, Fellini). Non escludo di, un giorno, cercare di confrontarmi anche con la cinepresa anche se la mia vera passione e la mia unica predisposizione resta quella per la scrittura. Amo tutte le storie viscerali, nelle quali il narratore si mette completamente a nudo senza cercare mai di fingere. Tutto quello che viene scritto, filmato, musicato con le budella. Odio la tecnica fine a se stessa(anche se, comunque, penso sia fondamentale(almeno in certi casi)) e tutta la boriosità dell'intellettualismo sterile che poco, o meglio niente, ha a che vedere con la vera arte. Mi piacciono gli artisti che si mettono in gioco, sempre e comunque e non cercano di nascondersi dietro un palmo. Quelli che siamo soliti chiamare pensatori esistenzialisti mi attraggono molto ma, a differenza della maggioranza di loro, non sono ateo. Non sono certamente un ottimista ma non mi definirei nemmeno pessimista. Diciamo solo che ho un modo un pò angoscioso di vedere le cose. Amo la fantasia grottesca, quella al limite. E mi piace molto il pulp.
Francesco Scardone ci parla del suo primo romanzo "Necrophylia"
"Necrophylia" è sicuramente un romanzo duro, molto forte, a tratti splatter, abbondano le scene di sesso e di violenza. Un romanzo che, letteralmente, vuole prendere a schiaffi il lettore. Gli vuole dare pugni nello stomaco. Il protagonista non fa altro che appellarsi al lettore, lo vuole scuotere, fargli rendere conto quanto la sua vita "normale" non sia così dissimile dalla sua di malato mentale. Ho cercato di far riflettere, in questo modo, le persone sulla reale sanità mentale con la quale si fanno scudo continuamente, mettendo in discussione per primo me stesso e poi tutti gli altri. E' un romanzo rabbioso, ma anche molto malinconico. Non c'è spazio, sicuramente, per facili sentimentalismi, non ci sono parole di conforto e, in generale, regna poca speranza. Ma più di tutto a farla da padrona, troviamo un senso perenne di malinconia e, diciamo così, di rassegnazione. Un protagonista convinto dell'impossibilità di creare legami concreti con quella che siamo soliti chiamare vita. Atti di necrofilia ripetuti che sono l'unico contatto che ha con quello che lo circonda. Una nonna ottantenne che non ha mai vissuto veramente e ora, in vecchiaia, cerca di riprendersi le sue rivincite con la vita. Il racconto di una vita al limite del grottesco. Esperienze tra il comico e il tragico. La certezza della morte, però, cambia le carte in tavola, almeno per un breve periodo. Sembrano ribaltarsi le premesse iniziali. Quello che prima si guardava con disgusto e ribrezzo si guarda ora con curiosità e voglia di vivere. Animali che si mangiano tra di loro non sono più immagini di morte, rappresentazioni di disfacimento. La loro voglia di mangiare l'altro è presa a pretesto per notare la qualità indubbia degli esseri viventi: la loro volontà di vivere. Nel finale le premesse precedentemente ribaltate torneranno di nuovo alla condizione iniziale. Le ultime, deprimenti pagine non lasceranno scampo nè alcuna speranza. Si finirà da dove si era partiti. Peggio ancora, per assurdo! Poi, che dire più, l'ho scritto a 19 anni, durante l'estate dell'esame di stato e con un clima torrido (non a caso il protagonista suda continuamente^^). Influenze di pensiero: sicuramente le dottrine di Schopenahuer e l'esistenzialismo in generale. Stilisticamente è molto conciso, secco, sferzante.

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