La cultura a tutto tondo è l’interesse di Giacomo Schivo. Lo si evince non solo dal suo curriculum a pié di pagina, bensì anche da come affronta i diversi temi che gli sottopongo: editoria, modernità e poesia, insomma ne ha per tutti e per tutti i gusti. Sì perché Giacomo è un perfezionista, nel suo lavoro quanto nel consumo di letteratura, che ha anche praticato scrivendo lui stesso tre libri, ma leggendone anche in quantità.
1) Giacomo, musica e letteratura molto spesso sono legate a filo doppio e tu ne sei un esempio: qual è il nesso?
E’ l’anima. Entrambe la fanno volare; entrambe la consolano; entrambe la stimolano… E chi fa musica o scrive spera di portare almeno un pizzico di ciò nelle anime di chi ascolta e di chi legge.
2) In base alla tua esperienza, cosa non ti è piaciuto del mondo dell’editoria e perché?
Mah, innanzitutto i compensi agli autori. Vedo da ogni parte giovani brillanti che danno ottime prove di sé e vengono retribuiti poco e male. In genere si arricchiscono i grandi editori; quelli piccoli galleggiano. E gli scrittori boccheggiano. Poi ho visto, talvolta, cose vergognose: piccinerie, manie di protagonismo. Un po’ come nel mondo dello spettacolo. Per esempio, c’era un giornalista che ha scritto otto pagine (otto!!!) di un libro ed ha preteso di firmarlo in copertina come co-autore. Ecco: questo non consola molto l’anima (il libro era uno dei suoi, nda)
3) L’editoria è una casta come asserisce qualcuno?
Allora, io farei un distinguo: la “vecchia” editoria, sì. La “nuova”, no. Oggigiorno c’è molta più facilità, attraverso internet, per ognuno di crearsi la propria editoria su misura. Tutti possono stamparsi un libro e promuoverlo da soli. Ci sono siti appositi. E poi, tramite facebook, twitter e tutti gli altri social networks gli scrittori possono raggiungere -ed allargare- il proprio pubblico.
4) C’è chi afferma che con l’avvento di internet non ha praticamente più senso scrivere un libro, poiché si scrive ovunque…
Il bello è che quasi tutti vogliono scrivere proprio un libro! Non si accontentano di scrivere soltanto ovunque… Quindi, ritengo che i libri non moriranno mai. Si aggiungono nuove forme, come gli ebooks. Io, confesso di essere un lettore vecchio stile: sono praticamente drogato dal formato cartaceo. Toccare un libro, sfogliarlo, ha sempre una magia in più rispetto alla lettura su uno schermo. Comunque, penso che internet aiuti anche il cartaceo: con un semplice click si può acquistare in meno di un minuto un volume che sta prendendo polvere in una qualche libreria dall’altra parte del mondo e che ti verrà spedito comodamente a casa. Meglio di così…
5) E’ vero che l’editoria è destinata a morire?
Io direi di no. Per le ragioni che ho accennato sopra. L’editoria cambia. Evolve continuamente, come ogni mezzo di comunicazione. Ma il De profundis non è ancora da intonare.
6) Parliamo dei nuovi autori: cos’è che non digerisci per niente della scrittura di oggi?
Sai che non c’è nulla che io non digerisca? Voglio dire: c’è spazio per tutti ed è giusto che sia così. Ci sono generi che mi piacciono di più ed altri che mi interessano meno. C’è chi sa scrivere meglio e chi peggio. Ma è bene che vi sia posto per tutti. E’ un’ottima cosa che il pubblico possa scegliere tra una così sconfinata serie di offerte. Credo che mai come oggi il lettore abbia potuto destreggiarsi così facilmente in mezzo ad una congerie praticamente infinita di offerte.
7) Giacomo, la psicologia è un fenomeno di massa nella letteratura odierna: sei d’accordo con chi dice che è un’incrostazione culturale?
Forse è una necessità.
8) La poesia: ma non sarà che tutti la scrivono e pochi ne leggono? Perché?
Siamo un popolo di santi, poeti e navigatori. A molti piace pensare di essere poeti. Credo che faccia parte dell’italico costume e delle italiche debolezze. Purtroppo, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare e sarebbe forse meglio che qualche autoproclamato poeta si dedicasse alla navigazione! Però ritorniamo sempre al discorso di prima: è giusto che sia così. Tutti hanno diritto di esprimersi ed il pubblico ha diritto di scegliere.
9) Una domanda a cui avresti voluto potermi rispondere…
Uh, qua rido e ti supplico di darmi la possibilità di esprimere il mio modesto parere su una cosa importante: la grammatica. Abbiamo una lingua bellissima e ricca di vocaboli e di sfumature come poche altre al mondo. Quindi esorto tutti gli scrittori a studiare -o ripassare- la morfologia e la sintassi e ad adoperarle in maniera corretta. Come ho detto fin’ora, è giusto che vi sia spazio per tutti, per esprimere ciò che si vuole. Ma è necessario farlo secondo le imprescindibili regole di Nostra Signora Grammatica.
Insomma, fa capire che non tutti gli autori conoscono il loro mestiere, benevolo verso gli emergenti ma non troppo: e adesso chi lo va a dire a certi poeti che è meglio che vadano a navigare? In fin dei conti, come dice lui, è poi vero che è bene ci sia posto per tutti?
Chi è Giacomo Schivo:
Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato a pieni voti in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Genova.
Nel 2007 esce il suo primo libro: “Questo è un uomo” dedicato alla figura dello zio Andrea, nominato “Giusto tra le Nazioni” e, sempre nel 2007 è stato uno degli autori del volume “Albenga: un secolo di storia”. Del 2012 è il suo romanzo “Segreti di gente perbene”. Ha studiato canto lirico all’Accademia e ha collaborato per due anni col periodico ligure “Il Ponente”
Dal 2010 è annunciatore e conduttore radiofonico. Alla sua trasmissione “La Clessidra” sono intervenuti i più bei nomi della storia dello spettacolo italiano: da Silvana Pampanini a Wilma De Angelis, da Maria Teresa Ruta a Jula de Palma, passando per Nico Fidenco, Tiziana Rivale, Lino Patruno e tanti altri. Nel 2014 è stato nominato Rappresentante della Musica Italiana presso la Biblioteca di Alessandria d’Egitto- UNESCO. Oltre all’attività radiofonica, presenta serate teatrali, musicali e culturali.