L’anno della lepre è un libro che lascia il lettore insoddisfato.
Chi conosce le altre opere di Paasilinna secondo me ne rimarrà deluso.
Niente a che vedere con Piccoli suicidi tra amici nè tantomeno con Il mugnaio urlante, il libro migliore dello scrittore.
Allo stesso tempo chi non conosce ancora Paasilinna, leggendo questo suo primo libro, non potrà a mio parere innamorarsi delle sue storie e del suo modo di scrivere.
Questo perchè L’anno della lepre non sembra un libro veramente finito, nel senso che la storia appare incompleta di molti dettagli, quasi fosse una ripresa senza sfondo.
Ci sono molte idee, molti cambiamenti di scenari, molte situazioni curiose e inconsuete: dalla fuga iniziale del protagonista dalla moglie e dai colleghi fino alla lunga caccia finale all’orso che lo aveva aggredito.
La preda che si trasforma in cacciatore.
Nel mezzo tante situazioni stravaganti che descrivono anche piuttosto bene certi aspetti della vita nel paese scandinavo: gli spazi aperti, il freddo, le saune, il bere.
L’utilità della lettura del libro sta nel fatto che in questo modo si potranno apprezzare i passi avanti compiuti dall’autore nel corso degli anni; si può dire che un certo tipo di percorso inizia qui in maniera un po’ incerta e termina alla grande con il suo migliore libro: Il mugnaio urlante.
Molte sono le cose in comune tra le due opere ed è lampante come una sia la conseguenza dell’altra.
In conclusione la lettura de L’anno della lepre ha un suo senso se poi si è già deciso che si leggeranno altri libri dell’autore; diversamente meglio passare direttamente alle opere più carismatiche.
Tempo di lettura: 4h 31m