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L'ANNO DELLA MORTE DI RICARDO REIS, di José Saramago
Feltrinelli Editore, 324 pagine
Genere: narrativa generale
Giudizio: abbandonato
Ho abbandonato “L’anno della morte di Ricardo Reis” a tre quarti.
Di solito Saramago mi piace molto, ma per questo romanzo ho fatto proprio una gran fatica.
Il problema, secondo me, è che per un portoghese questo libro è stupendo, o quanto meno per uno che conosca bene tutta l’opera di Pessoa.
Dato che io non sono portoghese (non sono mai nemmeno andata in Portogallo) e non conosco tanto Pessoa ho capito metà delle cose che ho letto.
Comunque è un romanzo interessante, che ha in sé tutta la genialità e la filosofia pratica di Saramago.
Ricardo Reis è uno degli eteronimi di Pessoa.
Un eteronimo è molto più di uno pseudonimo; è una sfaccettatura della personalità del poeta.
Pessoa ne utilizzò diversi nella sua carriera letteraria, inventando per ognuno di essi una vita, con data di nascita e di morte, tranne che per Ricardo Reis.
Medico portoghese emigrato in Brasile, non si sa in quale anno egli morì.
Saramago se ne appropria e lo fa tornare a Lisbona nel 1936, anno della morte di Pessoa.
Qui egli vive per un po’ in un albergo, intrecciando delle relazioni sentimentali con una delle cameriere e con un’ospite della struttura, salvo poi trasferirsi in un appartamento suo per riprendere la sua professione.
La cosa curiosa è il fantasma di Pessoa che se ne va in giro per le strade della città, comparendo ogni tanto a Ricardo. Dico che è curioso perché sono l’uno l’altro, rendendo tutto sommato questo un romanzo che parla di Pessoa più che di Reis, anche se Saramago riesce a dare un involucro perfetto di carne e sentimenti a questo personaggio altrimenti etereo.
Sullo sfondo c’è il 1936, il che vuol dire la guerra in Libia, l’avvento della dittatura franchista in Spagna, il fascismo in Italia e il nazismo in Germania.
Un libro da leggere con calma (forse non era il momento giusto per me) con quel pizzico di realismo magico che caratterizza questo autore.
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