Che l’anoressia sia un problema da affrontare e curare più su un piano mentale che fisico, questo è fuori di dubbio e, d’altronde, tutte le terapie attuali si muovono in questa direzione. Soffrire di un disturbo di anoressia vuol dire, infatti, stravolgere la concreta percezione di sè e “vedersi” grassi pur non essendolo realmente: da questo punto di vista, quindi, la prima variabile da affrontare nella terapia è la percezione visiva del proprio stato di forma. Secondo alcuni ricercatori italiani, però, esisterebbe anche un secondo livello di percezione distorta, una difformità della realtà che si esprime, questa volta, ad un livello tattile.
Lo studio pubblicato sulla rivista Plos One conferma che chi soffre di anoressia presenta un’immagine alterata del proprio corpo non solo a partire da una conferma visiva (ad esempio guardandosi continuamente allo specchio), ma anche da una tattile, ovvero toccando costantemente il proprio corpo. La percezione dei pazienti, quindi, avviene in maniera multisensoriale ed i chili di troppo vengono “riconosciuti” anche al contatto diretto con le parti del corpo maggiormente coinvolte dai possibili processi di obesità come gambe o fianchi. Secondo lo psichiatra italiano Santino Gaudio, tra gli autori dell’indagine condotta, esiste nei soggetti affetti da anoressia uno stato sensoriale alterato che è molto simile a quello rinvenuto nei pazienti che hanno subito un attacco di ictus e che dimostrano, successivamente all’evento, delle difficoltà ad orientarsi con il proprio corpo.
- Ricerca di: Dottor Santino Gaudio
- Pubblicata su: Plos One
- Conclusione: L’anoressia è causata da una percezione distorta e multisensoriale