Magazine Attualità

L’Ansa e il Pkk (di Francesco Marilungo)

Creato il 28 febbraio 2012 da Istanbulavrupa

L’Ansa e il Pkk (di Francesco Marilungo)Si sa, ognuno ha il suo punto di vista. Rispettabilissimo. Quel che dà fastidio però è l’approssimazione, la distrazione, ciò che a scuola la maestra rimproverava come “pressapochismo”. Dà fastidio specialmente quando si parla di giornalismo. Quando il compito del giornalista dovrebbe essere quello di fornire al lettore quante più informazioni e quanto più corrette (verificate) e oggettive possibile. E’ colpevole il giornalista quando con approssimazioni verbali lascia che nella mente del lettore si creino idee sbagliate, lacune, quando con termini apparentemente innocenti si suggeriscono interpretazioni colpevoli. Prendiamo ad esempio un’agenzia battuta ieri dall’Ansa. Riprendendo la notizia fornita dal sito Bianet.org e precedentemente diffusa dall’agenzia DIHA, l’Ansa parla di presunti stupri avvenuti nelle carceri del sud-est turco ai danni di “bambini Pkk”. All’agenzia di stampa fa eco un rapporto ufficiale del Direttorato per la sicurezza sulla “strumentalizzazione” dei bambini da parte del “terrorismo indipendentista del Pkk”. Per prima cosa scrivere nel titolo “bambini pkk” non ha alcun senso. Cosa vuol dire? Questi bambini fanno parte della formazione terroristica, sembrerebbe di capire. Peccato che il giornalista non sa che non è così. Questi ragazzini possono semmai inneggiare al Pkk e al leader Ocalan, ma da qui ad essere membri effettivi della formazione armata di differenza ce n’è. Se chi ha redatto il dispaccio conoscesse bene la situazione saprebbe che questi ragazzini non vengono processati con l’accusa di essere membri effettivi del Pkk. Al di là di questo, definire il Pkk “terrorismo indipendentista” vuol dire proprio prendere capre per cavoli. Oppure essere rimasti agli anni Ottanta. A quei tempi la frase avrebbe avuto un senso, ora serve solo a sviare l’interpretazione dei lettori. Sempre riferendosi ai bambini coinvolti nella guerriglia urbana, più avanti si legge: “La sorte dei piccoli terroristi preoccupa la Turchia”. Se allo spazio che è stato concesso al rapporto ufficiale del Dipartimento Sicurezza (la Polizia in pratica) fossero stati contrapposti, giornalisticamente, quelli delle organizzazioni non-governative che da anni si occupano del problema, il redattore avrebbe davvero saputo quanto la Turchia si preoccupa di questi bambini. Se ne preoccupa così tanto da processarli in tribunali per adulti anche quando sono minorenni; così tanto da accusarli di fiancheggiamento di attività terroristica per delle pietre lanciate ai blindati della polizia che spesso provocano con lacrimogeni e acqua a pressione oppure per aver alzato indice e medio in segno di vittoria; se ne preoccupa così tanto da non curarsi delle loro condizioni di vita disagiate e dela loro lingua madre, spingendoli nel tunnel della povertà e della rabbia. Il redattore Ansa potrà anche non saperle certe cose (e per questo comunque non è perdonabile), ma definire questi ragazzini, che spesso fanno anni di carcere per uno slogan, “piccoli terroristi” mi sembra un atto di terrorismo giornalistico. Andrebbe sanzionato il reato di “diffusione dell’ignoranza”.



Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog