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E anche tutti gli 'ing' relativi a quella che un tempo si chiamava chirurgia estetica, piuttosto che plastica.
Ma non è un problema semantico, ma di sostanza.
A sentire questa ricerca effettuata dalla Società di medicina estetica, cresce, soprattutto nell'età, la quantità di persone che richiedono interventi estetici a livello chirurgico.
Quindi ragazzi o giovani che ricercano la perfezioni al posto di presunti difetti; uomini e donne mature che si tolgono pance, rifanno seni e glutei.
E ora anche gli ultra cinquantenni, sessantenni e anche oltre i settanta che ricercano una sola cosa: la passata giovinezza, che si è fuggita tutta via!
E tutto bene, intendiamoci.
Ma c'è un ma.
Quando incontriamo una ragazza, che ne so, di 18/20 anni che si è rifatta le tette non ce ne accorgiamo. Oppure ci accorgiamo solamente perché sono state rifatte talmente bene, da far cascare l'occhio.
Quando vediamo un quarantenne, aitante e atletico, che si è aspirato (che brutta roba!) mezza pancia e che fino a cinque minuti prima era un panzone gigantesco, non ci domandiamo come si mantenga in forma. Al limite buttiamo l'occhio, sì anche noi maschietti!, solo per l'invidia furibonda che ci nasce dentro.
Ma quando vediamo una persona anziana con questi visi tirati come le corde di una racchetta da tennis, quegli occhi che rasentano la più classica forma a mandorla asiatica, quando li incontriamo, sempre più spesso, vittime di operazioni mal riuscite con pezzi che cascano, cicatrici, occhi sghembi e orecchie da Dumbo, beh qualche domanda si fa strada.
Io non ho niente contro gli interventi estetici.
Fa parte di quella sfera personale che non mi riguarda. Ognuno fa per sé. E' come il sesso. Sotto le lenzuola ogni coppia (di qualsiasi tipo) fa quello che vuole. Unica condizione è che i 'contendenti' siano d'accordo. Nessuna imposizione.
Ma se consideriamo soprattutto la conseguenza psicologica di tali interventi, beh allora certi risultati invece di dare benessere portano automaticamente al suicidio. Oppure all'infarto ogni volta che ci si guarda allo specchio.
A un certo punto, penso, non c'è più niente da fare.
Accettarsi è l'unica strada. Per vivere sereni.
E per non spaventare i miei bambini in libreria, come l'ultima volta.
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