L'antica profezia del regno di ling

Da Marta Saponaro

PARTE PRIMA

Si narra che tanto tempo fa il regno di Ling, nato sotto la sapienza e la misericordia dei suoi saggi, venisse oscurato da una notte più nera della pece, così da rendere tutti gli abitanti orfani della luce del Dharma.
La causa di questa disgrazia era una donna assai sfortunata che imputò il motivo  dei suoi guai al Buddha e per questo divenne malvagia al punto di volersi vendicare.
In punto di morte espresse il desiderio di poter ritornare in vita per vedere il regno nell'oblio e governato dai suoi tre figli.
Il "Nato dal Loto", o meglio il Guru Rimpoche, o Padmasambhava, il prezioso maestro capì l'importanza e la gravità di questo desiderio e il potere demoniaco che celava.
Decise, allora, di andare in soccorso perché il maleficio della donna non si avverasse.
Thubpa Gawa, il bodhisattava, si incarnò, dietro richiesta di Rimpoche, per contrastare i tre figli che avrebbero dovuto governare sui tre regni del Tibet orientale.
La madre di Gawa era uno spirito naga, una divinità serpente con il potere di assumere ogni sembianza. Fu così che questo spirito prese le sembianze della bella Gongmo. 
Per giungere nei tre regni la ragazza dovette camminare a lungo in compagnia di una pecora, una giumenta, una capra ed una cagna.
Durante una notte il potente re castaldo, Tondon, aveva sognato che sarebbe arrivato un grande ed importante personaggio. La mattina seguente avvisò la popolazione che si preparò a ricevere questo individuo.
Quando al suo posto videro arrivare la giovane donna in compagnia degli animali la popolazione scoppiò a ridere. Il re, però, credeva nei sogni premonitori e quindi rimase con un dubbio: forse la giovane non era una mendicante! Decise, quindi, di ospitare Gongmo, da sua sorella la regina di Ling, facendola assumere come serva.
Ben presto questa divenne oggetto di interesse da parte di ogni uomo per la sua avvenenza. La cosa più incredibile era la maestosità, la grazia e l'umiltà che esprimeva e lasciava tutti attoniti perché sembrava assai strano che una semplice pastorella potesse avere certe qualità.
Il marito di Ling, re Sining, si innamorò della giovane che divenne la sua seconda moglie, anche se la prima fece di tutto affinché non avvenisse questa unione.
Per liberarsi dalla sua presenza Ling mandò Gongmo a far pascolare una mandria di Yak in una valle famosa per degli strani eventi che si manifestavano.
Insospettita, la pastorella si incamminò con il bestiame facendo intanto girare una ruota di preghiera che aveva portato con se.
Man mano che si addentrava nella valle sentiva come se ci fosse una presenza. Ad un certo punto ne fu certa, disperata ed impaurita, la giovane chiese l'aiuto di Rimpoche. Mentre ormai si sentiva quasi intrappolata da quelle forze oscure, la valle improvvisamente si illuminò da un forte bagliore che rese ogni cosa trasparente. La ragazza esausta si lasciò andare mentre tutto spariva dalla sua visuale: credeva di essere morta.
Però pian piano si rese conto che era ancora viva e che era stata liberata dalla stretta dei demoni. Vide nel cielo un magnifico arcobaleno.
Fu così che verso sera la ragazza tornò a palazzo incolume.
Trascorsero degli anni ed un giorno la giovane doveva dare alla luce il suo bambino.
Il re era tutto agitato ed ad un certo momento l'intero palazzo fu inondato da un forte bagliore e sembrava che si unisse al cielo. In quel mentre nacque Gesar. Tutto il popolo si accalcò fuori dalle mura capendo che qualcosa di soprannaturale era accaduto. 
Nessuno si accorse che contemporaneamente mentre veniva alla luce Gesar, anche gli animali di Gongmo, avevano partorito dei cuccioli; la cavalla aveva partorito un puledro dal manto azzurro argentato, un cavallo degli dei.
Il bimbo quando nacque sapeva già parlare, inoltre era tutto avvolto da una sfavillante luce. 
La regina entrò nella stanza mentre la giovane madre aveva appena terminato di allattarlo e lo stava cullando per farlo assopire.
Ling si accorse subito dell'alone dorato che circondava il bimbo, mntre Gongmo sapeva che la regina la odiava perché la vedeva come la sua rivale in amore.
Mentre Ling si avvicinava al neonato, questo, improvvisamente si trasformò in un bambino più grande e fissò i suoi penetranti occhi scuri in quelli della regina.
Dopo l'iniziale sconcerto essa scappò dalla stanza, non riusciva a sostenere lo sguardo del piccolo. Andò da un servitore e diede perentorio l'ordine di sellare un cavallo mandando lo stalliere da suo fratello, il castaldo Tondon.
L'uomo raggiunto il regno del re castaldo raccontò tutto. Allora Tondon accorse dalla sorella e, entrato nella stanza della nuova mamma si gettò addosso alla giovane strappandole il neonato che venne sbattuto con tantissima violenza contro le pareti della stanza.
Ling infine si avvicinò al fratello dicendo di smettere perché sicuramente il piccolo era morto.
Ma inaspettatamente quando i due fratelli girarono lo sguardo verso Gongmo, videro che Gesar era vivo e vegeto e che era in piedi davanti a loro solo più grande.
Quest'ultimo inizò ad urlare Ama-la, Ama-la.
Il castaldo si avvicinò alla madre dicendole che aveva partorito un demonio.
Veloce come non mai, Tondon afferrò il piccolo lo legò quindi lo intrappolò in una cavità chiudendola, poi, con un grosso masso così non sarebbe riuscito a scappare e loro sarebbero stati salvi.
Passarono alcuni anni e del bimbo non si seppe più nulla ma la regina ed il fratello vivevano con il timore di un eventuale ritorno del bambino, che loro consideravano un demone.
Un bel giorno a corte giunse la cognata della regina. Mentre le due donne erano nel cortile del palazzo a salutarsi, improvvisamente sentirono delle risate. Quando si voltarono videro che il masso che chiudeva la prigione dove era rinchiuso Gesar era spostato e al suo posto c'era un bambino che continuava a ridere.
La regina fissò lo sguardo del fanciullo ed improvvisamente guardando nelle profondità dei suoi occhi vi vide tutta la saggezza di intere generazioni, 
Comprese solo allora che il ragazzo era quello della profezia e che sarebbe divenuto il future re del regno.
Venne subito indetta una riunione tra i dignitari  ma nessuno era in grado di prendere una decisione. Alla fine decisero di interpellare l'eremita Ratna, un saggio molto rispettato che viveva in un eremo immerso nei boschi.
Tondon attraversò delle valli finché raggiunse l'eremita e rimase stupito quando si rese conto che questi era in sua attesa, infatti, aveva preparato un tavolo con il te mentre lo aspettava. Poi gli disse che sapeva il motivo per cui era giunto.
Gli disse di stare tranquillo per il bambino e di tornare indietro. Quando  il castaldo giunse a palazzo accadde un fatto sconcertante. Nel cielo azzurro apparvero degli uccelli neri, grandi e malvagi che iniziarono ad attaccare le persone che, nel frattempo cercavano di fuggire. Gesar, allora, uscì, affrontò gli uccelli e dopo averne ucciso uno , fece fuggire gli altri. A quel punto la popolazione iniziò ad inneggiare il nome del fanciullo.
Tondon, però comprese che il vecchio saggio aveva mentito, perciò risalì i monti e tornò da lui.
Ratna gli chiese il perchè della nuova visita ma il castaldo gli disse che aveva capito. Secondo lui, il saggio in realtà era Rimpoche, però non capiva come mai difendesse il demone Gesar.
Così lo apostrofò dicendo che tutti, compreso lui, il Nato dal Loto, erano in pericolo. I due allora insieme tornarono al palazzo.
Gesar, quando si presentò da Tondon li vide insieme ma si accorse che dietro al saggio, c'era un'ombra gigante con tante teste, come braccia o serpenti che si muovevano.
Il mostro cercava con impazienza qualcuno e solo la presenza del saggio sembrava riuscire a tenerla a freno.
Improvvisamente non solo lui vedeva questa ombra ma tutti e, con grande paura iniziarono ad indietreggiare. L'unico a non provare timore era il ragazzo che invece si avvicinò e sfidò il saggio intrappolandolo nella roccia. Tondon decise allora di bandire dal regno la madre con il figlio, ma non pensava fino in fondo di essersi liberato dai demoni e dal male.
Gli anni trascorsero e Gesar crebbe. Intanto poiché non sentì più notizie di Gongmo e di suo figlio, il castaldo credette, finalmente, di essere libero da tutto.
Un giorno mentre il castaldo stava assaporando un te si accorse  di un bellissimo arcobaleno in cielo e capì che avrebbe ricevuto delle visite.
Fine  parte prima.

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