«Cosa molto importante: con loro potremo impostare un progetto di recupero e di riattazione del porto, sfruttando i finanziamenti comunitari. Una prospettiva che spunta sulla linea dell’orizzonte anche se «in appena un giorno la marea ha già ricoperto le tracce del vecchio porto, ma siamo riusciti comunque a geografare e rilevare il sito, ora di facile ritrovamento». «A far data dal 1726 il porto di Orosei era uno dei porti più importanti della costa orientale» riprende parola Fabrizio Loddo. «Infatti, a Orosei, erano presenti diversi uffici portuali, compresa la dogana predisposta nel 1767 dal ministro per gli Affari di Sardegna Giovanni Battista Lorenzo Bogino» aggiunge Salvatore Vardeu.«Sicuramente le banchine del vecchio porto sono riemerse altre volte, per poche ore di certo e in occasione di particolari eventi come l’apertura della foce del Cedrino e della concomitanza della bassa marea» va avanti Loddo. Lui che fatto il raffronto delle carte ortofotografiche di questo secolo (1954, 1968, 1977, 2000, 2003, 2008, 2010): «Il sito è sempre coperto dall’acqua per il 10% e da uno strato di sabbia di 50, 60 centimetri».La scoperta del vecchio porto dà forza alla tesi che Loddo porta davanti alla Regione Sardegna per l’accertamento formale degli usi civici di Orosei, ora al vaglio del commissario liquidatore degli usi civici (la prossima udienza è fissata per il 5 giugno a Cagliari). A testimoniare la scoperta del porto è soprattutto la presenza lungo la banchina di più bitte lavorate e scolpite, con la punta più estrema rivolta verso lo specchio del Tirreno.Lo scalo è a forma di “L”, entra dal mare e punta sulla parte nord del Cedrino congiungendosi con una banchina di oltre 70metri circa (visibile solo durante la bassa marea) formando un porto canale «che si congiunge all’attuale scolmatore dell’omonimo fiume costruito attorno agli anni Trenta del Novecento dai Guiso-Gallisai, ossia dagli eredi di don Pietro Guiso e Giovanni che dal 1721 erano custodi, concessionari e deputati della marina, del tratto litoraneo che partiva da Cala Luna e finiva alla Punta di Sabatero». «Dalla lettura del carteggio si può ben dedurre che Orosei aveva tre attracchi: uno di piccole dimensione, nei pressi di Osala; l’altro era un approdo sito nell’attuale località Su Portu, che non era altro che il punto di carico più vicino al paese e alla piana, navigabile da barche e scialuppe di piccola entità che fungevano da raccordo con i brigantini, i lauti, le galee e le cocche che ormeggiavano nel porto nella foce del fiume» spiega ancora Loddo.Che ricostruisce lo scenario: «Era costituito da palizzate a ridosso della terra ferma, questo punto di attracco era raggiungibile dal canale di Isporoddai fino alla foce del Cedrino dove era ed è presente il porto doganale e approdo principale nel quale attraccavano i bastimenti, barche e navigli di una certa entità». «Il terzo approdo – è sempre Fabrizio Loddo che ricompone la storia del porto baroniese –, simile a quello di Su Portu, era nel canale navigabile del rio Pedra de Argentu, l’attuale canale colatore di Salomone, che nei pressi della chiesa di Santa Maria e del nuraghe ’e Portu (che sormonta il fiume Cedrino e il porto doganale) era raggiungibile da piccoli natanti che caricavano le merci dalla piana de Passiale e trasportavano le merci ai bastimenti attraccati nel porto doganale dove avvenivano le pesature e l’imbarco».
Fonte: http://lanuovasardegna.gelocal.it