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L'antidoto all'oblio

Creato il 09 settembre 2010 da Bruno Corino @CorinoBruno

Chardin La pipa
Qualsiasi periodo della nostra vita, una volta trascorso, è definitivamente trascorso: ogni attimo vissuto è in sé unico e irripetibile. Ma noi abbiamo una facoltà che ci dà la possibilità di prolungare quell’attimo nella mente e di riviverlo nella immaginazione: la memoria. La memoria però non ci restituisce il ricordo dell’attimo nella sua purezza: il ricordo risulterà sempre contaminato dal tempo trascorso e dalla vita presente. Contrariamente a quanto credeva Platone nel Fedro, gli uomini per sconfiggere l’oblio hanno inventato la scrittura: se la memoria è continuamente logorata dall’usura, la scrittura, cristallizzandosi in una sequenza congegnata di segni, nel tempo si conserva e si trasmette intatta. Attraverso l’uso della scrittura, la vita subisce una sorta di rallentamento, perché, quando le vicende della nostra vita sono documentate, il tempo sembra trascorrere meno veloce, come accade a quei periodi storici stracarichi di documenti. Certo, nemmeno la scrittura come la memoria potrà restituirci intatto il ricordo della vita: ricordare senza un po’ inventare è difficile. Neanche la scrittura potrà mai restituirci il ricordo del momento vissuto nella sua interezza. È compito dell’immaginazione saperlo ricostruire nei particolari, restituirgli quella vitalità che ormai ha persa. E all’immaginazione il compito di selezionare nella memoria i ricordi più significativi, quelli che meglio hanno segnato un’esistenza. Compito invece dello scrittore saper ricreare con la sua arte l’atmosfera che lo avvolgeva, e renderlo, mentre scrive, piacevole non solo a se stesso, ma anche a chi lo leggerà. Tra quaranta o cinquant’anni ognuno potrà ritrovare intatti questi segni, e nel decifrarli parte dei ricordi saranno restituiti. E magari anche anche parte di quelle emozioni vissute.


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