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L'apocalisse del mio scorrimento

Creato il 11 marzo 2011 da Lucas
L'apocalisse del mio scorrimento
Parlare di apocalisse quando si presentano tali disastrosi eventi non ha senso. Cosa ci rivela, infatti, un terromoto che già non sappiamo? La vita... meglio: la consapevolezza di vivere è già, di per sé, apocalisse. La nostra quotidianità è apocalittica, ma questo tendiamo a nasconderlo. Ci dimentichiamo troppo spesso della nostra realtà transuente. L'apocalisse riguarda tutti, singolarmente. Per carità, non sono tra coloro che invocano la paralisi dei desideri e delle azioni, unita all'assenza di passioni; così come, all'opposto, non professo il delirio dei sensi e la ricerca forsennata del piacere. Per quanto vi riesca, sto nel mezzo, caro Orazio, devoto alla tua aurea mediocritas – ma questo non per pavidità o tiepidità (spero) ma, appunto, perché cerco di vivere l'apocalisse tutti i giorni: l'apocalisse del mio scorrimento.Apocalisse significa riportare il senso nell'alveo della nostra vita – compito improbo, data l'evidente forza centrifuga del senso, che cerca sempre un altrove per essere soddisfatto (da qui derivano i vari tipi di aldilà sempre pronti alla bisogna). Tenere il senso chiuso dentro il cul de sac della nostra vita equivale a esercitare quotidianamente la nostra mente alla consapevolezza dei limiti insiti nella natura umana. Ecco l'Apocalisse, ecco la Rivelazione: toccare il nostro corpo, dall'alluce alla cisti sebacea che spunta sulla cima di qualche cuoio capelluto, e sentire in quell'attimo che il nostro corpo, già domani, sarà un altro, e un altro ancora, e ancora... finché uno tsunami... - Caro, togliti la mano dai pantaloni, è maleducazione.

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