Da un pò di tempo in rete sia parla di una nuova Sindrome. Si chiama FOMO, acronimo di Fear Of Missing Out, ovvero, secondo lo Urban Dictionary, il timore di perdersi un evento importante, una festa, un trend che sta andando per la maggiore. Che ci pare imperdibile magari proprio perché ce lo siamo persi.
Questa paura non è certo nata sul Web, ma per loro natura i Social Network ne amplificano la risonanza. I siti Social come Facebook, Twitter, Foursquare e Instagram ci tengono in contatto reale, immediato: un click sul computer, l’applicazione Smartphone appena scaricata, ed ecco che possiamo sapere con esattezza dove sono e cosa stanno facendo gli amici, gli amici degli amici, i colleghi, i conoscenti. E perché no? La condivisione in rete di eventi, con un invito più o meno pubblico a parteciparvi, la pubblicazione della foto del locale alla moda, la notizia del party che sta facendo scalpore, è uno degli aspetti più divertenti e ludici dell’informazione On Web, a portata di tutti. Ma succede che, anche se siamo indaffarati a fare altro, anche se siamo già fuori con gli amici, o magari i nostri gusti sono diversi e a quel party non ci saremmo andati comunque, ci sentiamo esclusi. Ed è un sentimento fastidioso, irritante. Esattamente come fossimo stati tagliati fuori dal gruppo.
Il bisogno di appartenere al Gruppo è una necessità primordiale. Far parte del Clan consentiva la sopravvivenza personale e l’evoluzione della specie. Entrare nel branco richiedeva e richiede riti d’iniziazione, rituali arcaici e spesso crudeli a cui non ci si può sottrarre, perché segnano il passaggio all’età adulta o decretano la nuova identità sociale.
Anche nella società attuale, ciascuno di noi sente la necessità vitale di appartenere ai gruppi che si formano nei diversi ambiti di vita. A partire dalla famiglia per arrivare ai gruppi di scuola, di studi, di interessi, di lavoro, alle associazioni sportive e alle compagnie di amici.
Ciascuno di questi gruppi è suggellato da specifici codici di comportamento, linguaggi, forme diverse di aggregamento. E conoscere questi codici è fondamentale per farsi accettare, per essere riconosciuti. Di più: per esistere davvero agli occhi dell’altro. Per esserci, perché solo se l’altro ci riconosce e ci approva allora acquistiamo valore.
Il Gruppo ci accoglie e ci difende, ma ha regole che condizionano fortemente l’unicità dell’individuo, le sue caratteristiche naturali. Gusti, opinioni, desideri, percorsi individuali che non è detto affatto siano davvero riconosciuti dalla comunità. O concessi.
E spesso siamo noi a delegare al gruppo di appartenenza scelte e responsabilità quotidiane. Il Gruppo ci identifica, ci protegge, e questo è fondamentale, ma il timore di rimanerne esclusi è sempre in agguato e rimanda a significati ben più profondi.
Nell’età evolutiva, un sano rapporto con l’ambiente familiare fa sì che l’Io possa svilupparsi e crescere parallelamente al Noi. Il raggiungimento del giusto equilibrio tra l’indipendenza e l’appartenenza al gruppo è uno dei principali traguardi dello sviluppo psicologico.
Un equilibrio, tuttavia, che crescendo deve continuamente riadattarsi alla realtà circostante: nuovi ruoli, nuovi status, nuove regole da rispettare per ciascuna diversa forma di organizzazione sociale. Oggi, nell’era digitale e sempre di più a contatto coi Social Media, questo equilibrio è ancora più difficile da raggiungere.
Da una parte il Gruppo ha acquistato confini estremamente meno netti, dall’altra la costante esposizione agli altri alimenta la nostra insicurezza. E tutto questo non può che accrescere il timore dell’esclusione. Il punto chiave della FOMO è che si arriva a sostituire il desiderio di rimanere connessi e informati con il bisogno di essere presenti sempre e comunque.
Se a quell’evento non ho partecipato anch’io, come posso dire la mia senza apparire sciocco o addirittura l’ultimo arrivato? E se non dico la mia, se non posto su Facebook un commento e non replico anch’io a quel Tweet, come posso farmi vedere dalla Comunità o continuare a farne parte?
Anche nella rete, immensa e senza confini, una delle più grandi forme di organizzazione umana, nascono e si consolidano i gruppi. E sui Social Network in particolare, dove ci esponiamo di più, questi gruppi si rafforzano per il nostro bisogno innato di appartenenza: una rassicurazione sociale che ci dà coraggio, fortifica la nostra autostima e permette il continuo scambio di competenze.
La difficoltà nelle Comunità 2.0 aumenta quando il Gruppo assume la forma del Clan, di quella Casta che non è più capace di condividere informazioni e divertimento, ma solo di giustificare e autoalimentare la propria sopravvivenza. Come tutte le tribù e tutti i clan. Ed è la storia più vecchia del mondo.
Voi avete mai provato un simile disagio? Raccontateci la vostra esperienza!