Leggendo i libri è inevitabile imbattersi nel cibo.
In tutti i libri, come nella vita reale, a un certo punto, i protagonisti si siedono a tavola, pensano a un piatto, bevono un caffè.
C’è già chi ne ha parlato o scritto, non è certo una novità, ma da oggi voglio iniziare la mia personale rubrica sull’argomento, mescolando un po’ due mie grandi passioni: i libri e la cucina.
Mi piacerebbe parlare soprattutto di quelle pietanze che spuntano così, all’improvviso, alle quali non viene data tanta importanza o almeno sembra. Le ricette non saranno tratte solo dai libri che mi sono piaciuti, ma, indifferentemente, da tutti i libri che leggo e che, tra le righe, facendo riferimento a un particolare piatto, mi fanno venire l’acquolina in bocca. Non ci saranno troppi giudizi e recensioni, scriverò qualche parola sulla trama e poi… cibo!
Con tutta l’inesperienza che ho nel campo, ovviamente.
Comincerò con i macarons à la framboise.
Una sera a Parigi è l’ultimo libro di Nicolas Barreau edito da Feltrinelli. È la storia di Alain, proprietario di un piccolo cinema d’essai, il Cinéma Paradis, a Parigi. Alain si innamora di una donna che viene tutte le settimane al cinema e che indossa sempre un cappotto rosso. Quando sembra che la felicità sia a portata di mano, un evento improvviso cambia tutte le carte in tavola e Alain, disperato, crede di aver perso tutte le possibilità di ritrovare Mélanie, la donna dal cappotto rosso, e l’amore.
A un certo punto Alain, che sta facendo di tutto per ritrovare la sua Mélanie, dice:
Sospirando, mi fermai davanti alla vetrina di Ladureée e gettai un’occhiata spenta alle scatole rosa antico e verde pastello piene di macarons e di altre prelibatezze. Se Mélanie fosse stata con me, le avrei regalato dei macaron à la framboise perché il rosso delicato dei lamponi mi ricordava quello della sua bocca.
Leggendo queste righe non vi è venuta voglia di macarons à la framboise? Macarons ai lamponi? Non potendo andare a Parigi a mangiarli, ho deciso di prepararmeli in casa.
La ricetta che ho seguito per la meringa è sostanzialmente quella di GialloZafferano e gli ingredienti sono:
zucchero a velo, 200 gr
zucchero semolato, 200 gr
albumi, 150 gr (5 uova, su per giù)
acqua, 50 ml
colorante rosso (non fate come me che ho preso quello per i dolci freddi, prendete quello per la cottura in forno. -.-’)
farina di mandorle, 200 gr
Ho mescolato e setacciato zucchero a velo e farina di mandorle.
Ho montato a neve metà albumi. Nel frattempo ho fatto lo sciroppo con lo zucchero: ho messo sul fornello, a fuoco dolce (termine poetico per dire ‘a fiamma media-bassa’, credo), l’acqua e lo zucchero semolato e ho lasciato cuocere fino a 118° circa. A quel punto la cucina comincerà a profumare parecchio, ma comincia anche la parte paurosa, perché lo zucchero bolle ed è molto minaccioso quando lo fa. Gorgoglii, schizzi. Non sto scherzando. E rischia di bruciare, quindi è necessario il termometro apposito.
Poi ho aggiunto lo sciroppo agli albumi montati e, sempre mescolando, il colorante. Ho continuato a far andare le fruste fino a quando la meringa si è raffreddata. E qui temo di aver sbagliato qualcosa, forse l’impasto non era ancora abbastanza freddo per poter proseguire.
Ho mescolato il resto degli albumi alla farina di mandorle e allo zucchero a velo. Un po’ alla volta ho aggiunto l’impasto montato (albumi, sciroppo e colore). L’importante è mescolare lentamente dal basso verso l’alto, perché altrimenti si smonta tutto e poi piangiamo per la disperazione.
Con l’ausilio di una sac à poche ho creato tante palline su una teglia (non dimenticatevi la carta da forno). Ecco, io non sono assolutamente in grado di usare una sac à poche, mi cade tutto, mi scivolano creme, alla fine c’era meringa rosa da tutte le parti, anche sui baffi del gatto. Spero che voi siate più bravi.
Ho lasciato riposare una ventina di minuti, osservando paranoicamente le palline, in attesa che la superficie diventasse liscissima. Ho messo la teglia in forno a 180° per 10 minuti. Dopo ho aperto un po’ lo sportellino del forno, ho lasciato passare altri due minuti e poi ho tirato definitivamente fuori i biscottini.
Il profumo era buonissimo, ma in quel momento ho avuto quasi voglia di urlare, perché di liscissimo non c’era proprio niente, erano piatti e non belli gonfi come volevo e il rosso era moooolto pallido. Ma ho sbagliato colorante, quindi me lo dovevo aspettare. Ovviamente l’ho scoperto dopo averlo già messo nell’impasto.
Ma non mi sono arresa e una volta freddi ho creato i macarons farcendoli con una marmellata di lamponi.
Non sono i bellissimi macarons che conosciamo tutti, ma sono buoni.
E per cinque minuti creano l’illusione di sentirsi per una sera a Parigi, con Alain, Mélanie, la Tour Effeil e un minuscolo cinema d’essai.
Buona lettura e… bon appétit!