Un giorno per caso ti accorgi di essere vivo e ti accorgi di essere vulnerabile, perché ogni cosa genera il suo contrario.
Un giorno per caso ti accorgi di essere vivo e ti accorgi di essere vulnerabile, perché ogni cosa genera il suo contrario.
Da quel momento smetti di esser bambino, inizi a crescere e vieni invaso dalle paure dei grandi.
Ti insegnano a farti valere, ti mettono in competizione con gli altri, devi essere il migliore, se sbagli paghi, o vinci o perdi.
Vittoria o sconfitta, tutti nostri sacrifici e il nostro sudore racchiusi in un singolo istante, in un voto da 0 a 10.
Il 6, la sufficienza, la mediocrità, è sempre sconfitta, il 7, significa che potevi fare meglio, l’ 8 che se ti impegni di più puoi ambire al massimo, il 9 che sei stato bravo ma già che c’ eri potevi puntare al 10, il 10 in quest’ ottica non esiste.
Una società razionale, che poi di razionale non presenta la genialità dell’ intelletto ma solamente la freddezza e il rigore della logica matematica, una società ansiosa, depressa e frustrata.
Ogni ambiente in quest’ ottica diventa malsano, tutto è competizione, ogni cosa viene giudicata.
La cultura del giudizio, figlia della società industriale in cui si compete per scalare le gerarchie e migliorare il proprio status sociale, oggi viene portata al suo estremo rendendo la società ansiosa e nevrotica. Tutto questo se non bastasse viene ai giorni nostri contaminato dalla logica consumistica, che toglie importanza alla soggettività della persona, che viene usata come forza lavoro, spesso sottopagata e assalita dalle tasse, portando alla “depersonalizzazione” dell’ individuo che vede tutti i suoi sacrifici, per rendere migliore la vita della propria famiglia vani.
A scuola ci si va tutti, da lì parte la nostra scalata, più siamo bravi più speranze future avremo, ci viene detto fra le righe, se invece i nostri voti saranno negativi, nessuno si preoccuperà del perché. Forse siamo troppo introversi per affrontare un’ interrogazione, forse nascondiamo un dolore che ci blocca o abbiamo altre qualità da poter coltivare.
Si, proprio coltivare, perché ogni pianta come ogni persona ha necessità diverse, ma se amo il mio giardino saprò cogliere che le rose hanno necessitano di più acqua rispetto ad una pianta grassa e che però anche quest’ ultima con maggior accortezza e determinazione un giorno potrà fiorire.
Questo è il clima in cui crescono le nostre generazioni future.
In questo processo educativo in cui siamo immersi e da cui ci dobbiamo sempre guardare le spalle dato il suo fine ultimo che è la valutazione, facciamo fatica a riconoscere prima ed a realizzare poi il nostro Sé.
I leader che ne fioriranno saranno frustrati dal risultato, sprecando le loro energie psichiche e fisiche verso un obiettivo che seppur importante è legato a fattori esterni e non direttamente controllabili dalla persona.
Come nelle competizioni sportive, così nella vita, ci troveremo a competere con altri per un fine comune, con persone che ce la metteranno tutta proprio come noi e con cui dovremo competere per il successo finale.
Un vero leader è colui che pensa fuori dagli schemi, che si sente vincente anche quando non arriva al primo posto ma sa di aver fatto del proprio meglio, quindi sposta il focus sulla prestazione e non sul risultato.
Egli deve essere consapevole che il successo ha varie sfumature ma alla base è fondamentale riuscire a migliorare se stessi, le nostre performance, la nostra vita.
Per questo motivo un leader autentico saprà imparare dalle sconfitte, più che dalle vittorie e sarà capace di entrare nell’ ottica che nella vita non si perde mai, o si vince o si impara.
Vincere di per se non conta nulla, se si compete con avversari inferiori, di quella vittoria nessuno mai ne potrà far tesoro o ricordarla con piacere, è per questo motivo che spesso un leader sa cogliere gli aspetti positivi delle sconfitte, perché servono ad imparare da chi è stato più bravo di te, perché ci mantengono con i piedi per terra e perché ci ricordano costantemente da dove siamo partiti e quanti sacrifici abbiamo fatto.
La sconfitta è quindi fonte di motivazione intrinseca per chi riesce a farne tesoro ed a vederla nell’ ottica di un ostacolo necessario alla propria crescita personale.
Questo è un passo fondamentale per intraprendere un cammino senza pressioni, senza subire il giudizio degli altri ma misurandoci solamente con noi stessi e cercando di migliorare costantemente le nostre capacità.
Per noi alla nascita la vita ha un progetto, dato dal nostro patrimonio genetico, dalle nostre capacità innate, da ciò che ci appassiona, da ciò che ci attrae, se poi la società non ci permette di raggiungere la nostra vera identità, si sviluppa una sofferenza psichica dovuta al disorientamento ed alla frustrazione.
Essere un leader significa essere un individuo speciale, in primis perché spinto da una passione fuori dal comune per ciò che fa, da quella forza intrinseca che contraddistingue i grandi sognatori ed in secondo luogo ma di certo non per importanza, perché egli riesce ad essere un punto di riferimento per gli altri, per il proprio team.
Questo è dovuto al fatto che deve essere un individuo empatico, che riesce ad entrare nella testa e nel cuore delle persone di cui si circonda, mostrando loro che ogni sua azione è per il bene di tutti e che spesso le sue decisioni sono prese di pancia più che di testa.
Grazie proprio a queste scelte prese istintivamente e con passione, egli diviene un individuo carismatico, capace di plasmare gli altri e stimolarli a dare il massimo per il bene comune.
Egli infatti riconosce l’importanza del suo team e non sminuisce gli altri per mostrarsi migliore ma è capace di rendere tutti consapevoli dell’ importanza del ruolo che svolgono per raggiungere un obiettivo collettivo.
Il vero leader prima di tutto è caratterizzato da un sogno, da quel desiderio personale che lo spinge a faticare più degli altri per raggiungere il suo obiettivo.
Egli deve essere caratterizzato anche da quella sana follia che non fa mai male, deve essere a tratti una persona irragionevole, istintiva che non si ferma al primo ostacolo che la vita gli riserva. La perseveranza è la chiave del successo, se fino ad oggi mi è andata male, domani andrà certamente meglio.
Per migliorarsi costantemente come persone, atleti, lavoratori, abbiamo bisogno di riscontri misurabili, di sotto obiettivi che costantemente ci infondono quella motivazione di cui ci nutriamo per attenuare il senso di fatica che proviamo durante il lavoro quotidiano.
Un leader infine è un modo di fare, un modo di essere, c’è chi ci nasce e chi ci diventa, ma ciò che conta è che sia un leader corretto, sincero, che ama ciò che fa e rispetti le persone di cui si circonda in modo che tutti alla fine possano trovare giovamento e felicità, perché la vita è una e merita di essere vissuta al meglio delle nostre possibilità.
<<Il leader è una persona capace di raggiungere lo scopo del gruppo, assicurando al gruppo la minor ansia e la massima felicità>>. Domenico Demasi
Ricci Gabriele
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