«Una volta, per guadagnare qualche secondo sugli avversari le studiavamo tutte: siamo arrivati anche a pensare di cambiare le rotelle durante la corsa, a qualche giro dall’arrivo». Uno come Corrado Ruggeri potrebbe andare avanti per ore a raccontare aneddoti e storie dentro e fuori la pista di pattinaggio. La sua generazione ha portato il nome dell’Aquila in giro per il mondo. Quattro rotelle che da metà degli anni cinquanta iniziarono a girare per il verso giusto, regalando a questa comunità delle soddisfazioni in campo internazionale come nessun’altra disciplina sportiva.
Un sistema legato all’evoluzione degli impianti sportivi, dall’intuizione del geometra Carlei di realizzare a ridosso dello stadio la prima pista con le curve sopraelevate. «La pista così modificata consentiva performance nettamente superiori», spiega Ruggeri. «Arrivarono nel giro di pochi mesi i big del pattinaggio dell’epoca, come Luciano Cavallini e Alberta Vianello, «e iniziarono a battere record su record. Di qui, il nostro impianto fu copiato praticamente ovunque». Una storia che si è ripetuta nel 2004 con l’inaugurazione, a ridosso dei mondiali in linea, della pista di Verdeaqua. Un anello su 200 metri che ha fatto scuola. Paradossalmente, è proprio la carenza di strutture adatte a garantire un allenamento regolare ad aver spezzato, da almeno 7 anni a questa parte (ben prima del terremoto), una tradizione che ha regalato all’Aquila ben 10 titoli iridati, numerosi primati mondiali e decine di podi europei.
Sono state le polisportive a creare le basi per mettere in pista i primi campioni Marcello Lupic, Nino Petrella, Peppe Brocchella, Giorgio Feneziani e Pasqualino Volpe. «Anche L’Aquila Rugby ha fatto la sua parte, con la sua polisportiva, così come la Federlibertas», valuta Ruggeri. «Tecnici come Gildo De Felice hanno favorito la nostra formazione. Abbiamo iniziato ad impostare gli allenamenti in maniera scientifica, con una preparazione specifica per i mesi invernali. Così, dai piazzamenti alle kermesse nazionali siamo arrivati ai podi e ai titoli».
Uno come Ruggeri parla a ragione, solo nella sua bacheca personale ci sono 23 titoli italiani assoluti, 8 europei, un titolo iridato su strada, e ben 363 presenze in nazionale. Successi, ottenuti spesso in coppia con Roberto Marotta, altro grande delle quattro rotelle, dirigente di rilievo internazionale della Federazione internazionale hockey e pattinaggio. Ruggeri mostra le cronache dell’epoca. «Ecco qualche classifica: Ruggeri primo, Marotta secondo. Marotta primo, Ruggeri secondo. Ad esempio, nel 1968 gli aquilani raccolsero un enorme successo ai campionati mondiali di Inzell, in Germania. Con Marotta, anche il fratello Sandro e Bruno Piccolini (il veterano del gruppo).
La loro eredità è stata raccolta, in tempi più recenti Armando Capannolo (Cus L’Aquila), campione iridato a Roma nel 1002 sull’Americana a squadre. Alessandra Susmeli del Cpga mantiene da anni il primato mondiale sulla maratona. Sempre con la maglia del Cpga, Gregory Duggento ha vinto ben 8 titoli iridato. «L’ultimo nel 2008», ricorda Mario Miconi, «da allora sperimentiamo difficoltà enormi, accentuate dal fatto di non disporre di un pattinodromo: la colpa non è tanto del sisma, quanto della burocrazia e dell’incuria».