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L'AQUILA E IL CONDOR. Memorie di un militante politico - di Stefano delle Chiaie

Creato il 06 febbraio 2013 da Ilibri
L'AQUILA E IL CONDOR. Memorie di un militante politico - di Stefano delle Chiaie L'AQUILA E IL CONDOR. Memorie di un militante politico - di Stefano delle Chiaie

Titolo: L'aquila e il condor. Memorie di un militante politico
Autore: Stefano delle Chiaie
Editore: Sperling & Kupfer
Anno: 2012

Stefano Delle Chiaie. Per la maggior parte dei più giovani, un Carneade. Per chi è vissuto tra gli anni Sessanta e Settanta, un personaggio quanto meno controverso e discusso.

Fondatore di Avanguardia Nazionale, movimento politico del primi anni del secondo dopoguerra ed esponente di spicco del neofascismo italiano ed internazionale, Delle Chiaie raccoglie per la prima volta (nella collana “Le radici del presente” diretta da Luca Telese) le sue memorie in questo libro autobiografico che, come facilmente prevedibile, ha incontrato recensioni fortemente discordanti. Si va, infatti, dal plauso de “Il secolo d'Italia” alla pesante stroncatura de “Il manifesto”.

Ciò conferma, una volta di più, quanto esposto poc'anzi: Delle Chiaie è un personaggio controverso, come dimostrano l'accostamento della sua figura alle più inquietanti e oscure vicende che hanno sconvolto il secondo dopoguerra del nostro Paese, dal cosiddetto Piano Solo agli attentati del 1968, dall'infame strage di Piazza Fontana al “Tora Tora” o altrimenti detto Golpe Borghese, dalla rivolta di Reggio Calabria alla Strage di Bologna del 2 agosto 1980: l'epoca che Sergio Zavoli inquadrò in uno storico programma RAI denominato appunto “La notte della Repubblica” e che è stato negli scorsi anni riversato in un best seller pubblicato da Mondadori.

Proprio in relazione a tali vicende Delle Chiaie esprime il proprio punto di vista, rivelando aneddoti fino ad oggi sconosciuti: su tutti, spicca la proposta rivolta allo stesso Delle Chiaie da Peppe Coltellacci, anch'egli fascista, di rapire Aldo Moro. Questo nel 1964, quattordici anni prima della carneficina di via Fani e dei 55 allucinanti giorni che ne seguirono.

Con riferimento a tale evento, Delle Chiaie racconta il clima del 1964, anno contraddistinto dai tentativi di Randolfo Pacciardi di intavolare trattative con gli ambienti neofascisti in vista di una svolta presidenzialista del nostro paese. Offerta rifiutata da Delle Chiaie che, proprio con tale occasione, manifesta il proprio punto di vista politico che anima l'intero volume: Delle Chiaie rifiuta ogni compromesso con lo Stato Repubblicano e con i due blocchi, americano e sovietico, per aderire, in più occasioni, ad alcuni aspetti del regime maoista.

Adesione confermata dal tentativo, poi naufragato, di creare un blocco universitario comune in occasione degli scontri che coinvolsero l'ateneo romano nel 1968 e, soprattutto, dal secco rifiuto di compromessi con alcune frange dell'estrema destra colluse con alcuni rami deviati dei Servizi Segreti.

Qui entra in gioco la strage di Piazza Fontana. Delle Chiaie ammette di essere a Roma e di aver incontrato Mario Merlino, ex neofascista e animatore, insieme a Pietro Valpreda, all'epoca dei fatti, del circolo anarchico romano “22 marzo”.

E' la parte che colpisce di più: come ha sostenuto Luca Telese nella post-fazione che segue il testo, Delle Chiaie si mostra ben lontano dall'essere un “macellaio” irrazionale (come, al contrario, sembra emergere nel recente film “Romanzo di una strage”, in cui Delle Chiaie si eccita dinanzi alle vittime della Banca dell'Agricoltura). Denuncia la viltà dell'attentato, addossa ogni colpa ai neofascisti veneti d'intesa col SID e insinua che i Servizi Segreti abbiano di fatto inquinato le indagini, immediatamente dopo la strage, incolpando lui e alcuni reazionari francesi.

Questo dato permette all'autore una seconda confessione abbastanza esplosiva: la controinformazione della sinistra anni '70, edita da Savelli, secondo Delle Chiaie si sarebbe basata su alcune informazioni fornite da un agente del SID, Guido Giannettini, a Giovanni Ventura, il quale, nella sua attività di editore, orbitava all'epoca intorno ad ambienti vicino alla casa Editrice Savelli.

Si badi che, nel corso degli anni, numerosi sospetti sulla strage di piazza Fontana si sono concentrati sia su Giannettini che su Ventura.

A questo punto, Delle Chiaie sceglie di riparare in Spagna dove instaura numerosi contatti con gli ambienti della destra internazionale, al fine di espandere il suo modello anti americano e anti sovietico in un respiro internazionale: attività che lo porterà a contatto con gli ambienti rivoluzionari sudamericani, portoghesi e africani nella prospettiva di una rivoluzione terzomondista.

Non è in Italia quando nel dicembre del 1969 va in scena il cosiddetto Golpe Borghese, il colpo di Stato architettato da Junio Valerio Borghese e consistente nell'occupazione di alcuni nodi nevralgici per la sicurezza del paese.

Secondo Delle Chiaie, il colpo fallisce per ordine dello stesso Borghese senza interventi massoni o di alcuni esponenti di spicco del governo; questi golpe, chiarisce sempre Delle Chiaie, sono riferibili esclusivamente al movimento della c.d. “Rosa dei Venti” o al cosiddetto piano Pacciardi-Sogno, che vedrà la luce nel 1974.

Proprio il racconto del golpe Tora Tora mostra, una volta di più, il rapporto di Delle Chiaie con Borghese; un rapporto di venerazione in cui Delle Chiaie manifesta, in più occasioni, la propria ammirazione per il Principe Borghese, inquadrandolo come esempio di rigore e di lealtà.

Si potrebbero riferire altri numerosi aneddoti che emergono da tale volume: lascio al lettore, tuttavia, la curiosità di scoprirli.

Mi siano permesse, tuttavia, due avvertenze per chi, magari colpito, voglia accingersi alla lettura di questo libro.

In primo luogo, è opportuno rammentare che i fatti sono raccontati, in prima persona, da Delle Chiaie, parte a vario titolo coinvolta in queste intricate vicende. Non bisogna quindi affatto credere che ciò che si troverà nel testo costituisca la nuda e cruda verità senza possibilità di replica; d'altro canto, è a mio avviso utile ascoltare un punto di vista diverso, e magari fuori dal coro, per cogliere opinioni e sfumature che non si conoscono o che non si condividono.

La seconda avvertenza ha carattere meramente pratico: il testo presenta una miriade di sigle, elenchi e nomi riferiti a protagonisti o a movimenti o partiti attivi in quegli anni, dando spesso per scontato che il lettore li abbia assimiliati. Nessun problema, quindi, per un lettore appassionato del genere; qualche difficoltà può invece sorgere per un lettore neofita che rischia di essere travolto da questa galassia di nomi. Per colmare tali lacune e potersi accostare compiutamente a tale volume, mi permetto di consigliare la lettura del sopra citato volume di Sergio Zavoli “La notte della Repubblica” che contiene un'accurata ma, al contempo, accessibile panoramica dei movimenti e dei protagonisti degli anni Settanta, Ottanta e Novanta nel panorama italiano.

  

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