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L’Aquila, sei anni dopo il terremoto resta una città abbandonata

Creato il 06 aprile 2015 da Rodolfo Monacelli @CorrettaInforma

Impossibile dimenticare cosa accadeva la notte di quel maledetto 6 Aprile 2009. La terra tremava, le onde sismiche si propagavano dal centro dell’Abruzzo e venivano percepite anche nel resto d’Italia. Sin dai primi attimi del sisma si capiva che qualcosa di grave era appena successo.

Poco dopo le 3.32 in televisione si rincorrevano immagini confuse e scene di panico, le strade abruzzesi erano totalmente al buio, ridotte a cumuli di macerie.

Da giorni L’Aquila percepiva fenomeni sismici, seppur di minore intensità, ma nessuno aveva messo in allerta il paese, ridimensionando l’entità del fenomeno. Dopo il terribile terremoto, nella quale persero la vita 309 persone e ben 80.000 cittadini rimasero senza casa, tutto il paese si è unito intorno alle vittime e alla popolazione abruzzese facendo partire una vera e propria gara di solidarietà, dal mondo della politica a quello della musica.

Donazioni ed interventi d’aiuto provenienti da tutto il mondo, seguiti da numerose promesse riguardo la ricostruzione delle città colpite dal sisma. Ma, a distanza di 6 anni, la situazione quanto si è evoluta?

Subito dopo il terremoto sono partiti lavori ininterrotti finalizzati alla costruzione delle cosiddette New Town, veri e propri quartieri abitativi con l’obiettivo di togliere quanto prima gli sfollati dalle tende.

Grazie al progetto C.A.S.E. voluto da Berlusconi e Bertolaso, in tempi rapidi ne sono nate ben 19, alcune anche lontane da L’Aquila. Oggi però queste abitazioni provvisorie cadono a pezzi a causa dei numerosi disagi: infiltrazioni d’acqua, perdite degli scarichi, pavimenti rialzati e fogne intasate. Nel Settembre 2014 è stato addirittura denunciato il crollo di un balcone. Episodio anomalo visti i recenti lavori. Ne è conseguito il sequestro di cinque quartieri, i sigilli per ben 800 balconi e l’apertura di un’inchiesta che ha poi coinvolto 39 indagati.

Sono stati così evidenziati lavori svolti con materiali scadenti, forniti da imprese altrettanto scarse o condannate ad un imminente fallimento, motivo per cui adesso non esistono neanche persone a cui chiedere un intervento di manutenzione.

Ma non finisce qui. Successivamente al progetto C.A.S.E. un dossier dell’Ue ha dimostrato gli eccessivi sprechi monetari riguardanti i lavori de L’Aquila, nonché la presenza di numerose infiltrazioni mafiose.

Il dossier ha gettato un’ombra nera anche sugli isolatori sismici installati sotto le varie unità delle New Town. Sottoposti ad un test basato sulla simulazione di un terremoto, i macchinari si sono spezzati immediatamente, palesandone l’inefficienza.

Riguardo l’istruzione del paese invece, sei mila bambini sono ancora nei MUSP, Moduli ad Uso Scolastico Provvisori. Anche qui disservizi e disagi non mancano. Ma perché non è ancora stata costruita una vera e propria scuola?

Secondo le parole del sindaco Massimo Cialente , la causa dello stallo è da ricollegare alla burocrazia italiana. Effettivamente, per la ricostruzione degli apparati scolastici, esiste un fondo di 44 milioni di euro, entrati nelle tasche del comune abruzzese a metà del 2013. Da allora nessuno ha ancora ottenuto i permessi necessari per far partire la realizzazione dei progetti.

Al momento dell’installazione, le ditte che hanno eseguito i lavori per i MUSP li dichiararono agibili per un periodo massimo di 4-5 anni, dunque resta facile immaginare l’inadeguatezza attuale di questi locali frequentati dai bambini della scuola primaria.

Inoltre, in questi sei anni, ogni capo di Stato europeo ha adottato un monumento della città, donando i soldi necessari alla restaurazione. Come mai neanche questi lavori sono stati eseguiti?

Per concludere, è proprio di questi giorni la richiesta di un risarcimento di ben 7,8 milioni di euro. A dover ricoprire tale cifra saranno proprio i parenti delle vittime terremotate. Poco dopo la tragedia del 2009, la Commissione Grandi Rischi è stata condannata ad un risarcimento a favore di coloro i quali durante la tragedia hanno perso un parente. È il caso di Tonino, imprenditore che la notte del 6 Aprile ha perso due figlie e la propria compagna. Per le due ragazze il risarcimento si aggirava intorno ai 30.000 euro, ma per la compagna non ha ricevuto soldi, non essendo la donna legalmente sua moglie.

Ora Tonino è un senzatetto, non è mai riuscito a far ripartire la propria attività nel settore degli autotrasporti e, a distanza di sei anni, si ritrova citato per la riconsegna dei soldi ricevuti. La colpa della Commissione sarebbe stata quella di non avvertire la popolazione riguardo l’imminente pericolo sismico, nonostante le numerose denunce ricevute in quelle settimane. Oggi la stessa Commissione è stata assolta ed il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli ha inviato un vero e proprio atto di costituzione in mora ai parenti delle 309 vittime.

La tragedia capitò proprio in periodo di elezioni ed è facile rendersi conto di quanto questo abbia influito nel far aumentare esponenzialmente gli aiuti da parte dei politici di turno. Ma adesso non è giusto far finta di nulla.

L’Aquila continua a vivere con dignità, a testa alta, organizzando progetti ed iniziative. L’Aquila ricomincia, nonostante le macerie stiano ancora invadendo il suo centro storico e le impalcature siano totalmente abbandonate. Un vero e proprio deserto, colmato solo dall’amore per la propria storia ed il coraggio di guardare al futuro con ottimismo. Oggi l’Italia, tutta, ricorda le vittime del terremoto stringendosi intorno ai sopravvissuti.


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