L'Aquila,due anni dopo

Da Shiri
Pluto, Chicco, la Bianca e poi Morgana, e ancora Key e Prosperino. Sono i cani dell'Aquila, simboli della città. Icone identitarie del terribile scenario presentato dal sisma che colpì due anni fa i cittadini abruzzesi, simboli che rappresentano il senso di decadenza e quello di tenerezza. Sono cani di quartiere o meglio "cittadini" a tutti gli effetti, riconosciuti in base a una normativa approvata in consiglio comunale. E poi ci sono loro, le unità cinofile che accompagnano da anni quasi tutti i corpi di pubblica sicurezza del nostro Paese. Si va dai cani antidroga della Guardia di Finanza e della Polizia di Stato ai cani bagnino passando da quelli per il salvataggio delle persone nelle calamità naturali, come appunto per il terremoto in Abruzzo. Veri e propri angeli a quattro zampe che fanno il loro lavoro con estrema dedizione senza richiedere nulla in cambio. E poi ancora le centinaia di animali da compagnia perduti nella notte del sisma e quelli randagi, tra pets di quartiere che hanno perso chi li assisteva e quelli abbandonati dalla gente già sfollata ma poi fuggita in condizioni di panico per le nuove scosse. A due anni dopo il terremoto dell'Aquila voglio ricordare tutte le vittime umane e a quattro zampe, anime che resteranno impresse nel nostro cuore, nella memoria per sempre.



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