Come fosse fatta lo sappiamo dato che le sue misure sono indicate nella Bibbia:
"Farai un'arca di legno d'acacia; la sua lunghezza sarà di due cubiti e mezzo, la sua larghezza di un cubito e mezzo e la sua altezza di un cubito e mezzo. (1) La rivestirai d'oro puro sia dentro che fuori; le farai al di sopra una ghirlanda d'oro, che giri intorno. Fonderai per essa quattro anelli d'oro, che metterai ai suoi quattro piedi: due anelli da un lato e due anelli dall'altro lato. Farai anche delle stanghe di legno di acacia e le rivestirai d'oro. Farai passare le stanghe negli anelli ai lati dell'arca, perché servono a portarla. Farai anche un propiziatorio d'oro puro (un coperchio); la sua lunghezza sarà di due cubiti e mezzo e la sua larghezza di un cubito e mezzo. Alle due estremità metterai due cherubini d'oro lavorati al martello. In modo che le loro ali spiegate in alto coprano il propiziatorio e la faccia rivolta l'uno verso l'altro e verso il propiziatorio. Lì io mi incontrerò con te; dal propiziatorio, fra i due cherubini parlerò e ti comunicherò tutti gli ordini che avrò da darti per i figli d'Israele. (Esodo 25,10)
Benché si spiega la provenienza della sbalorditiva quantità di oro usata e sprecata dagli Egizi, che ne avevano il monopolio, teniamo conto che il sarcofago interno di Tutankhamon pesa 330 chili, non è altrettanto facile spiegare il trasporto dell'Arca a causa del suo peso. Il solo coperchio era formato da un'unica lastra d'oro di 8,25 centimetri di spessore, con sopra due cherubini in oro ad ali spiegate.
Se un'oncia di oro, ossia un cubetto di 11,7 centimetri, è pari a 31,10 grammi; il propiziatorio pesava circa 40.000 once, per la precisione 39.581, ossia 1.231 chili. Inoltre l'oro ha una densità di 19,32 gr/cm2.
Come potevano quindi otto uomini trasportare, a mezzo di sbarre, un peso minimo di 1224 chilogrammi? Impossibile.
Non solo. Era custodita all'interno di un tabernacolo formato da tavole di 4 metri di altezza per 70 centimetri di lunghezza; quattro dozzine di plance e quattro angoli per un totale di 13,5x4,5 metri, alte più di 4 metri. Il tutto ricoperto e drappeggiato con lino e pelli di pecora, in un recinto di 46x23 metri, delimitato da 60 stanghe di legno infisse nel terreno, 20 basi di bronzo in grado di sostenere ben 140 metri di tendaggi di oltre 2 metri di altezza. Un volume e un peso eccessivo e di difficilissimo trasporto.
La costruzione dell'Arca ricorda il principio dei condensatori elettrici, due conduttori separati da un isolante.
Costruita con legno di acacia e rivestita d'oro, in modo analogo ad altre casse rivestite d'oro rinvenute in Egitto, veniva posta in una zona secca dove il campo magnetico naturale raggiunge in genere 500 o 600 Volt per metro verticale, in modo da caricarla attraverso la ghirlanda d'oro che la circondava; in pratica l'arca si comportava come un condensatore.
Per il trasporto venivano usate due stanghe con anelli rivestiti d'oro.
Era comunque un generatore di forze sconosciute, non controllabili, mortali.
La prova nella lettura delle istruzioni per la costruzione del Tabernacolo, la Tenda del Convegno dove veniva custodita l'arca e delle precise regole per accedere al suo interno allo scopo di proteggere le vite umane:
"...non entrare in qualunque tempo nel santuario, al di là della cortina, davanti al propiziatorio che è sull'Arca, altrimenti potresti morire, perché io apparirò entro una nube, sul propiziatorio. Vesti la sacra tunica di lino, metti sulla carne i calzoni di lino, cingi i fianchi di una cintura di lino, e copri la tua testa con una tiara di lino... lava prima la tua carne con l'acqua e poi vestiti." (Esodo 26)
Dall'Esodo 28,36 si apprende come deve essere fatta la tiara:
"Farai una lamina d'oro puro e su quella, come si incide sopra un sigillo, inciderai sacro al Signore. La fisserai ad un nastro violaceo, in modo che rimanga in alto sul davanti della tiara. Starà sulla fronte di Aronne per rendere gli Israeliti graditi davanti al Signore."
Le vesti li coprivano da capo ai piedi non lasciando scoperta alcuna parte del corpo. La testa e le braccia, come parti sensibili, dovevano essere unte con olio protettivo:
"Prendi dei migliori aromi cinquecento sicli (unità ebraica) di mirra vergine, duecentocinquanta sicli di cinnamono odoroso, duecentocinquanta di canna aromatica, cinquecento di cassia, secondo la misura del siclo del santuario e un him di olio. Ne farai olio per la sacra unzione; ungi la tenda di convegno e l'Arca, la tavola e i suoi arredi, il candelabro, l'altare del profumo degli olocausti; ungerai pure Aronne e i suoi figli perché officino come sacerdoti."
Qualcosa molto simile alle tute protettive indossate da tutti coloro che hanno accesso ad una moderna centrale atomica.
Inoltre le ulcerazioni della pelle simili a bubboni, accompagnate da vomito, di cui parla la Bibbia in un altro passaggio, sono sintomi tipici di ustioni:
"Farai il manto tutto violaceo. Avrà in mezzo un apertura per passarvi il capo, orlata intorno e intessuta a guisa di un apertura di corazza, affinché non si strappi. Tutt'intorno all'orlo inferiore del manto farai delle melagrane, di violaceo e di scarlatto; e fra una melagrana e l'altra dei sonagli d'oro, un sonaglio d'oro e una melagrana, un sonaglio e una melagrana. E quando entrerà nel luogo santo e ne uscirà, si oda il suono: così egli non morrà." (Esodo 28,31)
I sonagli fungevano da segnale ai leviti che si trovavano fuori della tenda. Se non avessero suonato per un periodo più lungo del previsto chi si trovava fuori del Tabernacolo avrebbe saputo che qualcosa di terribile era accaduto all'interno.
Studi approfonditi della Cabala effettuati da Sassoon e Rodney ne danno conferma.
Chi entrava nella tenda aveva una catena d'oro legata alla caviglia. Nel caso qualcosa fosse andato storto e qualcuno fosse rimasto ucciso o ferito, gli altri sacerdoti potevano recuperarne il corpo.
L'arca prima di essere spostata veniva avvolta e isolata da diversi strati di materiali isolanti. Prima con il paravento, sopra di esso veniva posta una coperta di pelle di tasso, poi il manto di porpora viola. I leviti pensavano a sollevarla; fra loro i figli di Kohat erano quelli destinati alla cura di essa durante il trasporto. Un compito pericoloso per ragioni collegate all'elettricità, dato che l'arca emetteva "scintille" che a volte colpivano a morte i portantini.
I primi a farne le spese furono i figli di Aronne, Nadab e Abihu, che dopo aver acceso dell'incenso in un contenitore di metallo all'interno del tabernacolo dove l'arca era custodita, da questa si sprigionò una "fiamma che li divorò".
Quindi l'Arca sprigionava energie sconosciute e mortali? A quanto pare sì.
Gli scribi ordinarono agli Israeliti di stare lontani dall'Arca circa un chilometro:
"Trascorsi tre giorni, gli scribi passarono in mezzo all'accampamento, e diedero al popolo questo ordine: Quando vedrete l'arca dell'alleanza del Signore Dio vostro e i sacerdoti leviti che la portano, voi vi muoverete dal vostro posto e la seguirete; ma tra voi ed essa vi sarà la distanza di circa duemila cubiti (2) non avvicinatevi." (Giosuè 3 -2)
Molti i fenomeni inesplicabili: l'arca "ardeva di luce e fuoco", si aureolava di raggi; sul trono si materializzava una nube; dai cherubini si sprigionavano getti di fuoco o scintille che distruggevano ogni oggetto ad essa vicino.
L'Arca non era solo una fonte di energia, ma anche uno strumento radio ricetrasmittente?
Mosè parlava col Signore ponendo il viso vicino alle ali dei Cherubini che stavano sopra il coperchio e la voce che parlava fra i cherubini assumeva la "forma di un canale di fuoco".
Spesso l'arca "era capace di trasportare se stessa e chi la trasportava", levitava e faceva levitare persone e cose.
Nella Bibbia, in più di un passaggio, si parla di una forza invisibile che sollevava i sacerdoti e li faceva cadere poi a terra. L'arca dava il segnale quando era necessario lasciare il campo "librandosi nell'aria e muovendosi in avanti" (3).
Era anche una potente arma che assicurava la vittoria agli israeliti. Le sue folgori distrussero decine di armate nemiche. Si sollevava da terra dopo aver emesso un lugubre suono e andava incontro ai nemici che fuggivano inutilmente perché venivano massacrati.
Secondo la Bibbia le mura di Gerico caddero ad opera di essa; il Giordano fu attraversato in quanto:
"...le acque che venivano dal basso si separarono e i sacerdoti camminarono al sicuro sul terreno asciutto nel mezzo del Giordano. E quando finirono di attraversarlo e le suole delle loro scarpe toccarono la terraferma le acque del Giordano tornarono al loro posto. E Giosuè parlò dicendo il Signore vostro Dio ha asciugato le acque del Giordano davanti a voi, affinché poteste attraversarlo." (Giosuè 3, 6,14-17 e 4,18,21-23).
In tutta la Bibbia si elenca l'importante ruolo militare dell'arca in quanto gli ebrei conquistarono quasi interamente la Terra Promessa sotto il comando di Giosuè. Ma fu dopo la morte di quest'ultimo che si verificò un significativo cambiamento.
L'arca era stata deposta in un tabernacolo a Shiloh e gli israeliti stavano per essere sconfitti dai Filistei; per cui fu riportata sul campo di battaglia, ma i Filistei massacrarono gli israeliti e catturarono l'arca:
"Quando il popolo fu rientrato nell'accampamento, gli anziani d'Israele si chiesero: 'Perché ci ha percossi oggi il Signore di fronte ai Filistei? Andiamo a prenderci l'arca del Signore a Silo, perché venga in mezzo a noi e ci liberi dalle mani dei nostri nemici.' Il popolo mandò subito a Silo a prelevare l'arca del Dio degli eserciti che siede sui cherubini: c'erano con l'arca di Dio i due figli di Eli, Ofni e Finees. Non appena l'arca del Signore giunse all'accampamento, gli Israeliti elevarono un urlo così forte che ne tremò la terra. Anche i Filistei udirono l'eco di quell'urlo e dissero: 'Che significa il risuonare di quest'urlo così forte nell'accampamento degli Ebrei?'. Poi vennero a sapere che era arrivata nel loro campo l'arca del Signore. I Filistei ne ebbero timore e si dicevano: 'È venuto il loro Dio nel loro campo!', ed esclamavano: 'Guai a noi, perché non è stato così né ieri né prima. Guai a noi! Chi ci libererà dalle mani di queste divinità così potenti? Queste divinità hanno colpito con ogni piaga l'Egitto nel deserto. Risvegliate il coraggio e siate uomini, o Filistei, altrimenti sarete schiavi degli Ebrei, come essi sono stati vostri schiavi. Siate uomini dunque e combattete!' Quindi i Filistei attaccarono battaglia, Israele fu sconfitto e ciascuno fu costretto a fuggire nella sua tenda. La strage fu molto grande: dalla parte d'Israele caddero tremila fanti. In più l'arca di Dio fu presa e i due figli di Eli, Ofni e Finees, morirono." (Primo libro Samuele 4,3-11)
Trentamila uomini caddero e l'arca fu portata ad Ashdod, nel tempio di Dagon il dio che i Filistei veneravano.
Nel Primo Libro di Samuele (5,6,7) è descritto cosa accadde. L'arca decapitò la statua di Dagon; provocò un epidemia, gettò il popolo nel terrore affliggendolo con tumori. L'arca fu portata a Gat e la cosa si ripeté. Così avvenne ad Accaron. I Filistei furono decimati e costretti a restituire l'Arca ad Israele. La riempirono con doni votivi in oro, come consigliato dai sacerdoti, fu messa sopra un carro trainato da vacche che non avevano mai portato il giogo, che da sole giunsero a Bet-Semesh. Gli abitanti furono lieti di riavere l'Arca, ma settanta di loro furono uccisi perché avevano guardato dentro di essa. (Nella versione della Bibbia di re Giacomo i morti si indicano in 50.070).
Infine fu portata a Kiriat-Iearim nella casa di Abinadad dove rimase per 50 anni.
Continuando a leggere si apprende che Israele sotto la guida di Samuele e dell'Arca sconfisse per sempre i Filistei, riconquistò le città di Accaron, Gat e tutta la regione.
Quando Davide divenne re di Israele decise di portare l'Arca a Gerusalemme.
Durante il trasporto:
"...i buoi inciamparono; Uzza, con la mano, trattenne l'Arca di Dio. Il Signore si adirò contro Uzza e per quell'errore lo colpì. Uzza morì sul posto. Davide fu sconvolto e chiamò il posto Perez-Uzza." (Samuele II libro 6)
L'arca finì in casa di Obed-Edom per tre mesi, dato che Davide sconvolto non se la sentì di condurla a Gerusalemme.
Non fu Davide però a costruire una casa dove custodire l'Arca:
"Tuo figlio Salomone mi costruirà il tempio e i cortili sacri, perché io l'ho scelto: sarà un figlio per me e io sarò suo padre." (Cronache I, 28)
Così parla Dio a Davide.
Nel 955 a.C. il tempio fu terminato e l'Arca posta nel tabernacolo.
Molte le ipotesi degli studiosi su cosa in realtà fosse e quale il suo uso, ma gli uomini di quel tempo erano capaci di costruire un'arma potente senza rendersene conto?
Tracce di tecnologie avanzate sono state trovate in terra egizia e in epoca precedente all'esodo.
Hower Carter, nella tomba di Tutankhamen, ritrovò numerose scatole rettangolari di legno rivestite, dentro e fuori, con oro zecchino, provviste di aste per il loro trasporto, fra queste l'arca di Anubis nello stesso stile descritto nella Bibbia.
W. M. Petrie è stato molto chiaro: "Sopra l'arca stavano due cherubini, ciascuno posto all'estremità del propiziatorio che ne formava il coperchio. Questa raffigurazione combaciava con le arche di fattura egizia, dove si osserva la dea Maat che, con le sue ali spiegate, ricopriva il sarcofago."
Inoltre sulle porte e le pareti posteriori della tomba vi erano raffigurate donne molto alte, dai lineamenti austeri, che si dice rappresentino Iside e Nefti, con una strana particolarità: entrambe le figure sono in oro battuto e riprodotte con ali aperte rivolte verso l'alto. Dee egizie o angeli?
In terra egizia, a Luxor, altorilievi raffigurano un'arca a forma di barca sollevata da sacerdoti a mezzo di aste.
Il vocabolo ebraico "tebah" era usato per indicare arche a forma di imbarcazione, il suo significato letterale è "contenitore a forma di nave". In Etiopia il vocabolo per indicare l'Arca è "Tabot".
Mosè possedeva le conoscenze tecnologiche per costruire l'Arca?
Egli fu allevato nella famiglia reale, istruito e iniziato ai più grandi segreti dai sacerdoti egizi.
Secondo il papiro Westcar, un alto sacerdote di nome Tchatcha-em-ankh, pronunciando una formula magica, sovrappose le acque di un lago permettendo, ad una delle vergini presenti nella barca del faraone, di recuperare un gioiello, a lei molto caro, caduto accidentalmente sul fondo dello specchio d'acqua.
Gli egizi conoscevano magici segreti per dividere le acque? Mosè apprese tali segreti nel suo noviziato?
Erodoto scrisse che l'Egitto possedeva opere e meraviglie non descrivibili a parole e confessò di conoscere alcuni misteri che non poteva rivelare. Perché fece una simile affermazione? Per attirare l'attenzione del suo interlocutore? Disse una bugia gloriandosi di sapere cose che altri non avrebbero mai potuto conoscere?
Cosa dire; sappiamo tutti del grande credito che riscuotono i suoi scritti e le sue testimonianze.
È certo un grande mistero l'avanzata conoscenza degli Egizi, visto che tale civiltà è apparsa improvvisamente da un giorno all'altro e sapendo, inoltre, che un'elevata conoscenza tecnologica si acquisisce dopo migliaia di anni di evoluzione, non dall'alba al tramonto. Era un popolo depositario di una grande conoscenza andata perduta?
Le notizie storiche ci dicono che eccellevano nella lavorazione dei metalli, tanto da rendere compatto il rame e creare strumenti da utilizzare nel taglio della dura diorite e del granito. Nei loro calcoli matematici utilizzavano il p (pi greco); molto utile nelle tecniche costruttive. Possedevano notevoli tecniche astronomiche; sono stati capaci di posizionare la Grande Piramide proprio al centro delle terre emerse. Sembra che conoscessero anche l'elettricità, dato che i noti bassorilievi sulle pareti del tempio di Dendera raffigurerebbero lampade ad incandescenza.
Cosa dire del famoso "Uccello di Saccara", dono del Dio Amon, accertato come modellino di aliante?
E questi sono solo pochi esempi del loro grande sapere.
Per la scienza ufficiale da 6.000 anni, per molti altri ricercatori da ben oltre 12.000, la Sfinge e le piramidi ci osservano dalla piana di Giza con le loro megalitiche, imbarazzanti pietre di granito; un sarcofago vuoto capace di produrre vibrazioni sonore genera nelle nostre menti domande che non avranno mai risposte certe. Le pietre posizionate sopra la stanza che lo contiene, tanto per rimanere in tema, ci lasciano di "sasso".
In poche parole Egitto significa segreti e misteri. Erano questi conosciuti da Mosè? Aveva l'opportunità di usare tecnologie per costruire uno strumento in grado di abbattere mura, quelle di Gerico; di uccidere, di scatenare epidemie, di annullare la gravità e far levitare in aria oggetti, generare energie incontrollabili e mortali?
Per rispondere dovremo sapere chi era davvero Mosè.
Freud e Osman lo identificano con Akhenaton (Vedi: "Akhetaten Città dell'orizzonte"). Laurence Gardner, priore della "Celtic Church's Sacred Kindred" di St. Columbia, noto genealogista internazionale, lo indica in Aminadab o Amenhotep figlio di Tiye, abbandonato al Nilo, allevato dal fratellastro della principessa, educato dai sacerdoti egizi di Ra.
A Tebe Mosè avrebbe introdotto il concetto di un Dio onnipotente senza volto di nome "Aten", equivalente all'ebraico "Adonai", che in fenicio significava Signore. Quando venne bandito dall'Egitto e si rifugiò nel Sinai, per tutti coloro che lo sostenevano rimase l'erede al trono e considerato il loro "Mosis", cioè "Mosè" parola egizia che significa "nato da".
Diverse cose non quadrano nella storia di Mosè. Come è possibile che una principessa egizia conoscesse la lingua ebraica e la usasse per dare il nome ad un bambino; lingua che gli israeliti usarono solo 400 anni dopo? Più logico battezzarlo con un nome egizio. Nessuno osservava l'editto del faraone? Le levatrici e la principessa nel salvarlo, la madre naturale alla quale venne riconsegnato per allattarlo. Non solo, ma dobbiamo credere che venne concesso alla figlia del faraone di adottarlo?
La storia di un bimbo salvato dalle acque somiglia alla storia di Sargon re di Accad, appresa dagli ebrei durante il loro soggiorno forzato a Babilonia.
I documenti e gli scritti custoditi nelle numerose biblioteche della città furono certamente consultati dagli scribi ebrei che ricercavano l'origine dell'umanità. Le storie che trovarono servirono per la stesura dell'Antico Testamento.
Difficile credere a semplici coincidenze nel leggere opere antecedenti come l'Enuma Elish, le vicende di Gilgamesh, di Utanapishim e Adapa. Nel corso del tempo gli ebrei adottarono perfino la lingua in uso nel luogo: l'aramaico.
Le notizie storiche ci portano alla corte di Tutmosi IV e a quella di suo figlio, quando il primo ministro era Jusuf Yuya, un ebreo. Amenhotep III, seguendo la tradizione egizia, dopo aver sposato sua sorella Sitamun, per avere anche una moglie adulta come prevedeva la regola, si maritò con Tiy, figlia di Yusuf, decretando che nessun figlio da lei generato avrebbe accampato diritti al trono. Nel caso di un figlio maschio sarebbe stato ucciso.
Destino volle che Sitamun partorisse solo una femmina, Nefertiti e che Tiy un maschio, prontamente consegnato in segreto dalle levatrici a Tay, cognata di Sitamun. Il bimbo nacque circa nel 1934 a.C. e fu chiamato Amenhotep e educato a Eliopolis dai sacerdoti di Ra.
Quando il faraone si ammalò il consiglio decise di assegnare il titolo a Amenhotep che nel frattempo aveva sposato la sorella Nefertiti, la quale, in tal modo, si garantì il trono. Assunto il nome di Amenhotep IV ed essendo di origine ebraica non accettò le molte divinità egizie e creò una religione monoteista adottando un dio invisibile, rappresentato da un disco solare il cui nome Aton; l'equivalente di Adon e Adonai. Ordinò di conseguenza la chiusura dei templi egizi e cambiò il suo nome in Akhenaton.
Ebbe sei figlie, fondò la città di Akhetaten, l'attuale Tel el Amarna, Suscitò sommosse e fu costretto a fuggire.
Gli successe Smenkhkare, e in seguito Tutankhaten, figlio nato dalla seconda moglie Kiya, di undici anni che i sacerdoti ribattezzarono Tutankamon ripristinando l'antica religione del dio Amon.
Akhenaton fu bandito dall'egitto nel 1361 a.C. e si recò nel Sinai. Sul trono dopo l'uccisione di Tutankamon si succedettero Ay, zio e marito di Tay, nutrice di Nefertiti, Horemhab il figliastro e infine Ramesse I.
Nefertiti scomparve, ma i suoi resti non sono mai stati rinvenuti. Akhenaton si rifugiò nella terra di Madiam e sposò Sefora figlia di Jethro, signore del posto, uno sceicco che viveva ai piedi di una montagna, l'Horeb, e, guarda caso, per questo chiamato El Shaddai, Signore della montagna.
A questo punto della storia spuntano un fratello e una sorella di Mosè: Aronne e Miriam.
Aronne, nato da Tay, avrebbe governato per un breve periodo sull'Egitto con il nome di Smenkhkare, ossia Smenkh-ka-ar-on della casa di Eliopolis per cui il nome K-Aronn. Mirian si pensa sia Kiya figlia di Gilukhipa (4) terza moglie di Amenhotep III e quindi sorella di Akhenaton. Kiya era nota anche come Mery-khi-ba e diede ad Akhenaton un figlio maschio: Tutankhamen.
In seguito Kiya divenne la regina più influente con il nome di Meryamon, per gli ebrei divenne Miriam; colei che la Bibbia indica deceduta a Kadesh ( Numeri 12,10-20,1).
Sembra sia narrato nei documenti egiziani di "Mosè-Akhenaton" come colui che condusse il suo popolo da Pi-Ramses al lago Timash attraverso il Sinai. Fra coloro che lo seguirono anche le famiglie di Giacobbe.
Quindi Mosè era un iniziato ai misteri avendo ricevuto dai sacerdoti Egizi avanzate nozioni di chimica e fisica e, di conseguenza, sapeva come realizzare qualsiasi marchingegno; grazie anche a misteriosi strumenti di sconosciuta origine, dei quali si sono perse le tracce, ma che sono stati menzionati in documenti accreditati e venerati come scritture sacre, come per esempio il famoso "Shamir", o "verme tagliente", o "la pietra che rompe le rocce".
Secondo le scritture, Mosè lo portò dal deserto; lo usò per incidere le scritte sul pettorale dell'Alto Sacerdote e Salomone lo mise a disposizione dei costruttori del Tempio destinato a custodire l'Arca dell'Alleanza.
Lo "Shamir", o "schamir". Molto è stato scritto su di esso. Chi lo identifica in un laser, chi in una mistura chimica, o qualcosa di simile, magari ricavata da una pianta.
Tale strumento servì per incidere le Tavole della Legge? Antichi misteri senza risposte.
Altra cosa curiosa il fatto che Salomone abbia incaricato Hiram di Tiro, figlio di una vedova di Naphtali, per completare i lavori del tempio. Hiram di Tiro (5); ossia il personaggio noto come "Hiram Abiff", colui che deteneva i segreti muratori; colui che costruì il "Mare di bronzo" posizionato nel cortile del tempio. Un enorme bacino bronzeo circolare di quattro metri per due, pesante 30 tonnellate, capace di contenere ben 45.000 litri di acqua che sembra servissero ai sacerdoti per le abluzioni.
E ne costruì altri dieci più piccoli:
"Poi fece le dieci conche di bronzo, ciascuna delle quali conteneva quaranta bati ed era di quattro cubiti; ogni conca posava sopra una delle dieci basi. Egli collocò le basi così: cinque al lato destro della casa e cinque al lato sinistro. Mise il mare al lato destro della casa, verso sud-est." (I Re 7,38)
Hiram che eresse due pilastri di bronzo davanti al vestibolo chiamati Jachim e Boaz:
Fece le due colonne di bronzo. La prima aveva diciotto cubiti d'altezza, e una corda di dodici cubiti misurava la circonferenza della seconda. Fuse due capitelli di bronzo, per metterli in cima alle colonne di cinque cubiti d'altezza. Fece un reticolato, un lavoro d'intreccio, dei festoni a forma di catenelle, per i capitelli che erano in cima alle colonne: sette per il primo capitello e sette per il secondo. Fece due ordini di melagrane attorno a quei reticolati, per coprire i capitelli in cima alle colonne, fatti a forma di giglio, ed erano di quattro cubiti. I capitelli posti sulle due colonne erano circondati da duecento melagrane. Egli rizzò le colonne nel portico del tempio; rizzò la colonna a destra, e la chiamò Iachim; poi rizzò la colonna a sinistra, e la chiamò Boaz. (I Re 7,15)
Hiram conosceva certamente i segreti dello Shamir, il magico strumento che "non poteva essere conservato in un contenitore di metallo perché lo avrebbe fatto esplodere, ma doveva essere avvolto in un panno di lana e sistemato in una scatola di piombo piena di farina di orzo".
Lo strumento sparì con la distruzione del Tempio. Tempio che era una specie di cassaforte per custodire un'arca: all'interno del tabernacolo, consistente in un cubo dal peso di 45.000 tonnellate di 9 metri di lato, rivestito d'oro zecchino; al suo interno c'erano anche due giganteschi cherubini d'oro di quattro metri e mezzo, con ali di oltre due metri:
"Il santuario aveva venti cubiti di lunghezza, venti cubiti di larghezza, e venti cubiti d'altezza. Salomone lo ricoprì d'oro finissimo; davanti al santuario fece un altare di legno di cedro e lo ricoprì d'oro. Salomone ricoprì d'oro finissimo l'interno della casa, e fece passare un velo, sospeso da catenelle d'oro, davanti al santuario, che ricoprì d'oro. Ricoprì d'oro tutta la casa, tutta quanta la casa, e ricoprì pure d'oro tutto l'altare che apparteneva al santuario. Fece nel santuario due cherubini di legno d'olivo, dell'altezza di dieci cubiti ciascuno. Le ali dei cherubini misuravano cinque cubiti ciascuna; tutto l'insieme faceva dieci cubiti, dalla punta di un'ala alla punta dell'altra. Il secondo cherubino era anche di dieci cubiti; tutti e due i cherubini erano delle stesse dimensioni e della stessa forma. L'altezza del primo cherubino era di dieci cubiti, e tale era l'altezza dell'altro. Salomone pose i cherubini in mezzo alla casa, nell'interno. I cherubini avevano le ali spiegate, in modo che l'ala del primo toccava una delle pareti e l'ala del secondo toccava l'altra parete; le altre ali si toccavano l'una con l'altra con le punte, in mezzo alla casa. Salomone ricoprì d'oro i cherubini." (I Re 6,20)
Il tempo e la curiosità umana però scoprono, attraverso sistematiche esplorazioni nella ricerca del passato, reperti che ad ogni giro di clessidra assumono nuovi significati, rivelano ben altre realtà, aprono nuovi orizzonti e la possibilità di riscrivere brani di storia tramite l'acquisizione di nuove impensabili conoscenze.
Nel 1904 W. M. Flinders Petrie e la sua spedizione, esplorando un altopiano nel Sinai, l'Horeb, oggi noto col nome di Serabit El Khadim, con lo scopo di rintracciare antiche miniere di rame, ritrovarono le rovine di un antico tempio egizio dedicato alla dea Hator risalente al 2600 a.C.. Tra i 463 reperti estratti dagli scavi, oggi ovviamente sparsi nei musei inglesi, irlandesi, americani e al Cairo, Petrie rinvenne alcune verghe di colore blu costituite da un materiale durissimo, due pietre coniche di 15 e 22,5 centimetri di altezza, un crogiolo usato in metallurgia e alcune tonnellate di una polvere bianca perfettamente pulita, non inquinata da altri componenti, sotterrata sotto le pietre. Polvere nominata più volte sui muri e sulle steli del tempio con il nome di "mfkzt" che si dovrebbe pronunciare "mufkuzt". (6)
Nel tempio altre iscrizioni indicavano tale polvere raggruppata in coni indicati come "pane di luce" o, "pane bianco".
Nelle incisioni nei pressi dell'ingresso alla grotta di Hator è raffigurato Thutmosi IV con la Dèa, dietro di loro un personaggio con oggetti conici descritti come "pane bianco".
In una seconda raffigurazione il tesoriere Sobekhotep porge la Shem-an-na di forma conica al faraone Amenhotep III. La dea Hator offre la croce ansata della vita al faraone; il tesoriere porta il "pane bianco".
Due steli risalenti ai regni di Thutmosi III e Amenonhotep III, ritrovate sul Serabit portano incisioni dove si vedono i faraoni presentare un cono agli Dèi. Le scritte su di esse indicano che si tratta del "pane bianco" che dona la vita. L'oro del compenso. Sul monte si produceva la polvere bianca e l'oro era la sua componente.
Il monte Serabit è l'Horeb raggiunto da Mosè, e la polvere viene nominata proprio nell'esodo:
"...prese il vitello che quelli avevan fatto, lo bruciò col fuoco, ridusse in polvere ciò che restava, sparse la polvere nell'acqua e la fece bere agli Israeliti." (Esodo 32,20)
Ecco quindi cos'è il pane bianco, "la mfkzt", è oro ridotto in polvere.
Giuseppe Flavio scrisse nelle "antichità Giudaiche" che la sostanza bianca precipitata dal cielo era "pane bianco" chiamato "manna", parola che deriva dalla radice ebraica "man" che significa "cosa è questo?":
"Ora la manna era simile al seme del coriandolo e aveva l'aspetto della resina odorosa. Il popolo andava attorno a raccoglierla; poi la riduceva in farina con la macina o la pestava nel mortaio, la faceva cuocere nelle pentole o ne faceva focacce; aveva il sapore di pasta all'olio o al miele." (Numeri 11,7-8)
Il destino a volte ci mette del suo e provoca eventi che spalancano nuove prospettive all'umanità, offrendo grandi possibilità di crescita. L'eccessiva presenza di sodio in un terreno lo rende duro e difficile da coltivare costringendo un coltivatore di cotone a introdurre nel suolo acido solforico concentrato, in modo da poterlo lavorare dopo una successiva irrigazione. Un procedimento che allunga il tempo di utilizzo del terreno.
Il coltivatore invia ad un laboratorio di analisi campioni del suolo non trattati con l'acido ed ecco il verificarsi di uno strano fenomeno. Il residuo secco esposto alla luce ed al calore, genera un lampo di luce bianca, accecante e svanisce. Nel crogiuolo dove il campione è stato miscelato con del piombo rimane una amalgama densa e pesante, ma allo stesso tempo fragile che si sbriciola al colpo del martello. Dalle prime analisi sembra un composto di ferro, silicati e alluminio. Analisi più specifiche effettuate presso l'Accademia Sovietica delle Scienze, dove viene utilizzato un arco elettrico adoperato per lo scopo, con una durata di 300 secondi, evidenziano la presenza di palladio, platino, rutenio, iridio; cioè elementi del gruppo del platino. Era stata trovata la polvere bianca; il "pane bianco".
Così a Phoenix, nel Texas, dove l'eccessiva presenza di sodio nel terreno (7) è una delle difficoltà tipiche del territorio, quel coltivatore, David Hudson, di cui potremo parlare in seguito, scopre che il terreno della sua fattoria contiene questi elementi in misura superiore di ben 7500 volte del complesso sud africano del Bushweld Igneus Complex, dove tali materiali si estraggono a 700 metri di profondità.
Per avere un valore monetario consideriamo che vengono venduti a 100 dollari al grammo e a Phoenix se ne possono estrarre 70 chilogrammi per tonnellata.
Per dovere di cronaca la ricerca è andata avanti dal 1983 al 1989 e in quegli anni la General Electric cercava di mettere a punto una tecnologia per batterie di alimentazione basate sull'uso del rodio e iridio.
Quando Hudson svolse un'analisi termogravimetrica sottoponendo la sostanza ad un riscaldamento di 12° e raffreddandolo di 2° al minuto; scoprì un cambiamento. Quando mutava il suo aspetto da scura ad uno sfolgorante bianco lucente e tramutarsi in polvere il peso scendeva fino al 56% di quello iniziale; se infine si procedeva sottovuoto si trasformava in vetro riprendendo il peso primario. Al principio non si capiva dove finiva il restante 44% che non era registrato dalla bilancia. Si comprese in seguito che levitava e trasferiva la sua leggerezza anche agli oggetti con i quali veniva in contatto, che in alcuni casi, levitavano di conseguenza. Dato che la perdita avveniva quando era fortemente raffreddato si comportava come un superconduttore.
Solo nel 1986 nei laboratori dell'IBM di Zurigo furono scoperti i superconduttori.
Il lieve campo magnetico terrestre è in grado di fornire energia a un superconduttore in modo che esso leviti. Quando il peso giunge allo zero o a valori negativi significa che il superconduttore sta funzionando e si trova in uno stato di completa levitazione e in tali condizioni si comporta come un riflettore di luce che lo rende estremamente luminoso. La situazione esclude ogni altro campo magnetico presente, un fenomeno conosciuto come "campo di Meissner" che ne pubblicò la scoperta nel 1933.
Nel caso di due superconduttori attivi in collegamento si verifica un altro fenomeno detto "coerenza quantica" durante la quale avviene un trasferimento di luce fra i due.
La General Electric ha intuito che il mezzo ideale per realizzare batterie energetiche è l'utilizzo di un superconduttore monoatomico. Una volta attivato il procedimento dura per sempre.
Un'energia alternativa a quella attuale, a bassi costi e senza problemi di inquinamento, che risolverebbe i problemi energetici mondiali, ma qui sorge il grande, insormontabile ostacolo: che fine farebbero le multinazionali del petrolio che detengono le redini economiche del mondo?
Un cambio troppo repentino causerebbe il crollo dell'economia di tutte le nazioni; inoltre, guarda caso, la superconduttività rientra nelle questioni considerate di "importanza strategica per la nazione". Quindi...
Aggiungiamo anche che altri studi hanno portato a prevedere, dall'impiego della polvere monoatomica, la possibilità di distorcere lo spazio-tempo. La "mfkzt" risuona in una dimensione differente e in determinate circostanze diventa invisibile, dato che, quando il peso del campione tocca il valore zero, svanisce materialmente per riapparire applicando il processo inverso.
Nel 1994 un annuncio sulla rivista "Classical and Quantum Gravity" che ha del sensazionale: "Oggi sappiamo che è possibile modificare lo spazio-tempo in modo da consentire ad una nave spaziale di viaggiare alla velocità prescelta tramite un espansione locale dello spazio-tempo nella sua parte posteriore, debitamente contrastata nella parte anteriore da una paritetica azione di contrazione, in un gioco di opposti dal quale scaturirebbe una velocità superiore a quella della luce."
In pratica una specie di viaggio che non richiede né tempo, né alcun dispendio di energia, dato che la sola materia da alterare sarebbe il segmento di spazio-tempo frontale rispetto al davanti dell'astronave che, traslato nel retro, garantirebbe il trasferimento.
Quale apparecchio sarebbe necessario per realizzarlo?
Semplice, la polvere "mfkzt" che è capace di distorcere lo spazio-tempo.
Ecco il motivo per fermare Hudson che voleva produrre la polvere; ecco giustificata l'intromissione del Ministero della Difesa USA.
Un convenzionale aereo tipo Stealth non viene rintracciato dai radar ma è visibile, un secondo aereo non convenzionale può sparire in un dimensione diversa, quella superconduttiva dell'orbita della luce; il campo "mfkzt".
Ecco la storica lotta dell'uomo per l'acquisizione quell'antico sapere, di quella sapienza occulta, rimasta al servizio di coloro che detengono il potere, non debitamente divulgata fra la gente comune, che può consentire all'intera umanità una vita migliore e, nel caso specifico, in perfetta salute, viste le particolari proprietà curative della polvere "mfkzt".
Ma al mondo sembra vi siano persone più meritevoli di altre di acquisire e detenere tali conoscenze, che si permettono di decidere le sorti dell'umanità per puro interesse personale, traendone un esagerato lucro e potere. Se fra un solo secolo la terra sarà invivibile a loro poco importa dal momento che non saranno più fra noi.
Il fato però è imponderabile e segue il suo corso, va oltre le azioni e i progetti degli uomini, e fornisce l'occasione di vedere le cose in un'altra ottica. Così l'uomo di oggi guarda la sua storia e le cose che lo circondano, comprese quelle che riaffiorano dal suo passato, in modo nuovo; si pone domande che forniscono risposte diverse e riscrivono il suo trascorso su questo pianeta.
Cosa potevano essere i fasci di luce sprigionati dal propiziatorio dell'Arca dell'Alleanza?
Oggi è noto che l'area dei Sinai è soggetta a violenti temporali durante i quali l'aria si carica di elettricità statica, dando origine a fenomeni conosciuti come i "fuochi di Sant'Elmo"; vale a dire scintille continue e luminose che si producono se un alto voltaggio elettrico si scarica in un gas il quale s'illumina elettrizzandosi. In pratica si tratta di un plasma luminoso che trasferisce correnti elettriche e genera forti campi magnetici.
Tale fenomeno si verifica sugli alberi e sui monti e può spiegare cosa era il "fuoco divorante sulla cima del monte" Horeb. Oppure il roveto ardente che non si consumava. I marinai hanno testimoniato di avere osservato spesso l'albero delle loro navi bruciare senza subire danni.
Il fatto ci porta a Nikola Tesla e ai suoi studi attraverso i quali abbiamo appurato che la terra è un ottimo conduttore e scarica elettricità sui luoghi più alti.
Un corpo isolato dal suolo acquisisce una carica elettrica in proporzione al campo elettrico atmosferico in cui è immerso; per non rimanere folgorato deve poter scaricare a terra l'energia accumulato e quindi essere a contatto del terreno; per questo è necessario entrare scalzi nei luoghi elettrizzati.
L'Arca produceva i fuochi di Sant'Elmo? Si trovava già sull'Horeb prima dell'arrivo di Mosé? Da quando? Dal tempo di Snefru, cioè 1300 anni prima dell'epoca di Akenhaton? Il faraone monoteista ne era al corrente? Tutte domande alle quali la risposta giusta sembra un "sì".
L'Arca sprigionava un arco di luce. Se poi si trovava da tempo sul monte Horeb, serviva per fabbricare la polvere bianca, la "mfkzt". Di conseguenza Mosè era in grado di trasformare l'oro in polvere usando l'arca.
Nell'antichità l'elettricità era conosciuta (Vedi: "L'elettricità wireless"), per fare un'arca bastava avere due placche d'oro che racchiudono un elemento isolante come il legno di acacia; due elettrodi a forma di cherubini collegati alle rispettive placche metalliche interne per attivare l'effetto. Un simile apparecchio poteva caricarsi e accumulare energia per lungo tempo e in grado di emettere un arco elettrico di qualche migliaia di volt capace di fulminare un uomo. In pratica è lo stesso arco elettrico usato nei laboratori per produrre l'oro monoatomico a spin accelerato e trasformarlo nella sostanza chiamata "mfkzt" o shem-an-na, manna, la polvere bianca.
Conoscenze dimenticate e ritrovate molti secoli dopo. Humphrey Davy posti due elettrodi di carbone a breve distanza fra loro e collegati con elettricità riuscì ad ottenere un arco di luce simile a quello che scaturiva fra le ali dei cherubini dell'arca. Il suo assistente era Michael Faraday, famoso per i suoi studi sulla modulazione del campo magnetico e della famosa "gabbia" (Vedi "Tesla: un talento scomodo").
I nostri antichi antenati conoscevano anche le caratteristiche dei metalli così detti "nobili" che noi abbiamo riscoperto in tempi recenti.
Il palladio (8) è stato scoperto in Brasile nel 1803 circa. Nello stesso periodo venne scoperto l'iridio. Il rutenio nel 1843.
L'iridio portato dalle meteoriti veniva chiamato "Saffir"; era la pietra del cielo, la "Schethiya". Detta anche pietra del fondamento o della perfezione sembra avesse la proprietà di innescare forze antigravitazionali e dato che veniva custodita nell'arca questa poteva levitare dal suolo di una decina di centimetri.
Salomone possedeva un'altra pietra chiamata "Shamir", pietra lucente, e se ne serviva per modellare e tagliare le pietre destinate al tempio, grazie alla sua punta luminosa.
Entrambe queste particolari pietre erano state utilizzate in precedenza da Mosè.
Vengono identificate con l'Urim e il Thummin, che significano luce e perfezione e si dice sia state poste sul pettorale di Aronne.
Cercando sul pettorale quale poteva essere fra le pietre (9) quella in grado di emettere una luce bianchissima si nota facilmente che l'unica in grado di avere tali caratteristiche è quella che non compare: il rubino.
Le proprietà del rubino furono accertate negli anni sessanta dalla "Huges Aircraft Research" a Malibu, dove venne scoperto che gli atomi di cromo assorbono la luce verde e blu e rilasciano solo il rosso che possiede doti penetrative altissime.
Il cristallo rosso che deriva dagli atomi del cromo è il rubino. Intorno ad una barretta di rubino venne avvolto un tubo di quarzo a spirale che alimentato da una intensa luce bianca emetteva un raggio di luce rossa.
Sostituendo la luce bianca dei flash con una lampada ad arco venne ottenuta una lama di luce ad alta energia, un milione di volte più brillante del sole, in grado di tagliare materiali duri come l'acciaio come fosse burro. Il processo si chiamò "Light Amplificatio by Stimulated Emission of Radiation"; cioè LASER; Amplificazione della luce tramite emissioni stimolate di radiazioni.
Guarda caso il primo laser costruito dalla scienza consisteva in un serpente che si avvolge intorno ad una verga come quello che Dio ordinò a Mosè di costruire.
Da qui a identificare il testimone di cui si parla nel II Re il passo è breve:
"Allora il sacerdote menò fuori il figlio del re e gli pose in testa il diadema e gli consegnò il testimone." (II Re 11,12)
La parola semitica "Tabba'ats" indica "anelli da dito", quindi Salomone aveva fatto incastonare la pietra Schamir in un anello e lo stesso fece con l'altra pietra , la Schethiya, un cristallo elicoidale di iridio, sostanza simile al vetro che veniva chiamata "an-na", pietra di fuoco.
Continuando ad elencare le notizie e gli eventi diviene facile fare due più due.
Nella Turchia nel 1968 una spedizione ritrovò le raffinerie d'oro di re Creso e la città di Sardi dimostrando che erano ben conosciuti i metalli nobili del palladio. Quest'ultimo con platino e rodio sono solubili nell'oro fuso mentre iridio, osmio e rutenio no, precipitano in fondo alla colata. Per estrarre le impurità si usa l'elettrolisi e gli antichi conoscevano come fare.
Sapevano quindi che la polvere si genera nel momento in cui il metallo viene colpito per un certo tempo da un arco elettrico a corrente continua.
Nel processo solo il 56% del metallo di partenza si tramuta in polvere. Il rimanente 44% diviene pura luce bianca trasferendosi in una dimensione oltre il piano fisico che non vediamo e che gli antichi chiamavano "Piano di Shar.On" o "Campo di Mfkzt", una dimensione segreta dell'aldilà, dove i re venivano trasferiti una volta deceduti, attraverso il "pane bianco", nutrimento della casa reale, la polvere "mfkzt", chiamata shem-an-na: sublime pietra di fuoco.
Come accennato la polvere modifica lo spazio tempo. Essa muta continuamente guadagnando o perdendo peso inducendo un calo anche nel contenitore in cui si trova il campione di polvere.
Potrebbe esser la valida spiegazione di come gli Egiziani eressero le piramidi e altri monumenti, e non solo loro. Anche per il fatto che piramide deriva da "Pyr" che significa "fuoco", quindi costruite con l'aiuto del fuoco, ossia con la pietra di fuoco.
Sarebbero giustificate anche le storie che si narrano a riguardo della camera del re, dove si poteva conservare ferro e armi che non arrugginivano e vetro che si fletteva senza spezzarsi.
Inoltre dai resoconti sappiamo che il califfo Al Ma'mun rinvenne nel sarcofago di granito presente nella camera del Re della Grande Piramide, uno spesso strato di una sostanza polverosa che un'analisi superficiale, non debitamente accurata, classificò come un misto di felpato e mica. Poteva essere invece la polvere "mfkzt"?
Fatti fantastici? Forse.
Durante il regno di Erode venne sperperata una enorme quantità di denaro in seguito ad una carestia del 35 a.C.. Nel 37 la crisi era risolta, Erode in poco tempo rimise in sesto le finanze e si lanciò in spese folli. Come trovò i denari per farlo?
Era riuscito a replicare ciò che aveva fatto Salomome tempo prima, la pietra di fuoco e offrirla in cambio? Forse.
A Qumran sono presenti cisterne per l'acqua e una intricata rete di tubature e canali, che si estendono fino al Mar Morto. L'acqua contenuta in tali siti possiede un'elevata quantità di sali e minerali. Contiene una grande quantità di oro monoatomico, ossia polvere "mfkzt" allo stato naturale.
Più precisamente il precipitato delle acque del Mar Morto contiene il 70% di oro allo stato monoatomico, e il 30% di magnesio.
Sostanze che possono produrre dosi letali di raggi gamma se utilizzate in modo errato.
Per esempio un uso scorretto dell'energia della pietra di fuoco potrebbe aver innescato una catastrofe, generando la famosa pioggia di fiamme e zolfo che distrusse Sodoma e Gomorra, città ubicate vicino al Mar Morto.
Ma sembra che la "mfkzt" non sia solo questo.
Secondo un rapporto pubblicato nella rivista "Scientific American" del 1995 sono stati condotti studi riguardo al rapporto che esiste fra il rutenio e il DNA umano e sono stati riscontrati risultati sorprendenti.
Fissando singoli atomi di rutenio o di platino a strisce di DNA, è stato accertato che il gruppo dei metalli del platino monoatomico può entrare in risonanza con la cellula malata producendo un rilassamento del DNA rettificandolo e correggendo la malformazione cellulare, riportandolo nella forma strutturale precedente all'alterazione. Senza distruggere i tessuti con l'applicazione della chemioterapia, né compromettendo il sistema immunitario; anzi l'assunzione di soli 2 mg. di sostanza aumenta il numero dei globuli bianchi da 2500 a 6500.
In pratica si è dimostrato il metodo idoneo a curare in modo definitivo malattie come la leucemia, l'AIDS, il cancro, il morbo di Lou Gehvig. Dai test eseguiti su malati terminali è emerso che dopo soli 45 giorni è scomparso il cancro in malati che hanno ingerito regolarmente la dose indicata. (10)
Abbiamo saputo che l'iridio e il rodio hanno proprietà anti invecchiamento, rutenio e platino interagiscono con il nostro DNA. Abbiamo scoperto che il nostro cervello contiene il 5% di iridio e rodio allo stato di spin accelerato.
Oro e i metalli del gruppo platino monoatomici attivano il sistema endocrino, hanno particolari effetti sulla ghiandola pineale incentivando la produzione di melatonina. La polvere bianca dell'iridio agisce sulla secrezione di serotonina da parte della ghiandola pituitaria, stimolando zone inutilizzate del nostro cervello.
La melatonina rinforza il sistema immunitario e una produzione superiore aumenta l'energia, la tolleranza, è un antiossidante con qualità di anti invecchiamento, rendono il corpo umano meno esposto all'azione del cancro.
L'alto dosaggio di melatonina aumenta la capacità di recepire, elevandolo ad un grado superiore di consapevolezza, il fatto curioso è che in quello che viene chiamato il terzo occhio pineale sono stati rinvenuti minuscoli granuli molto simili ai cristalli utilizzati nelle apparecchiature riceventi.
Gli antichi conoscevano tutto questo e la pietra del fuoco, la shem-an-na era il cibo di cui il corpo aveva bisogno per rimanere in perfetta salute.
Grazie alla proprietà di levitare della polvere bianca, fu possibile spostare pietre ciclopiche di 50 tonnellate, muovere quelle d'angolo del peso di 80 tonnellate, costruire monumenti megalitici? Forse. Oggi abbiamo un esempio concreto di levitazione.
È stato accertato che i superconduttori sono di due tipi: il primo caratterizzato da una sola fase di vibrazione che respinge ogni ingerenza esterna elettromagnetica; il secondo che tollera ingerenze.
Gli elettroni del primo tipo si equilibrano senza distruggersi trasformandosi in fotoni a singola frequenza e viaggiano sul superconduttore creando un campo magnetico unico, il famoso campo di Meissner, che una volta attivato respinge ogni altro campo, venendone a sua volta respinto, generando la levitazione.
Il treno Maglev è la sua applicazione concreta.
Nel 1999 la vettura MLX01 ha viaggiato a ben oltre 500 km/h, fluttuando nell'aria. Una volta innescato, il campo Meissner, funziona per sempre e ricava energia infinita senza sprechi e inquinamenti. Il superconduttore trasferisce energia senza attrito e resistenza, senza limiti di spazio e di tempo.
Domanda: l'Arca poteva funzionare come generatore di un superconduttore?
Conoscendo quanto fin qui scritto la risposta viene da sé. La "manna", la "mfkzt", era conservata nell'arca come descritto:
"...e l'arca del patto nella quale si trova un vaso d'oro contenete la manna." (Lettera agli ebrei 9,4)
Quale alone di mistero intorno ad un'Arca che sembra sparire nel nulla intorno al 650-640 a.C. Dove sia finita nessuno lo sa con certezza. L'Etiopia ne rivendica la custodia; Axum il luogo della sua ubicazione, ma la cosa non è certa.
Si segnala la sua presenza nel Tempio nel 740 a.C. quando Uzziah, re di Gerusalemme, che volle bruciare incenso in un inceneritore di metallo nel tempio del Signore, scatenando le ire di questo. Fu colpito dalla lebbra e morì.
L'arca era nel tabernacolo, quando Ezechia, lesse davanti al Signore, ossia davanti all'arca, la lettera inviatagli da Sennacherib che minacciava di distruggere Gerusalemme e sterminare i suoi abitanti. Era il 701 a.C. l'angelo del Signore colpì a morte 180.000 assiri agli ordini di Sennacherib costringendo il re assiro ad abbandonare l'impresa di conquistare la città. I soldati perirono per una improvvisa epidemia di peste. (Isaia 37 e II libro dei Re 19).
L'arca era ancora nel tabernacolo quando Manasse, che regnò dal 687 al 642 a.C., elevò altari in onore del dio Baal e introdusse nel tabernacolo un'immagine di Asherah, idolo pagano, dopo aver ordinato ai leviti di togliere l'arca dal tempio, cosa che fecero ben volentieri portandola in un luogo dove non poteva essere profanata. Il fatto produsse una pubblica e vigorosa protesta del popolo che Manasse soffocò "spandendo sangue innocente in tale quantità che Gerusalemme ne fu inondata".
Inutile aggiungere che il fatto sancì la morte di Manasse. Nel 642 gli successe il figlio Amon, che non fu da meno del padre, tanto che fu ucciso dai suoi servi. Il popolo elesse come nuovo re un bimbo di otto anni, Giosia, il quale solo quando ne compì venti, bruciò le immagini pagane e fece restaurare il Tempio del Signore, ma l'Arca non c'era più. Era il 622 a.C.
Seguendo le indagini di Graham Hancock sembrerebbe finita in Egitto, nell'isola Elefantina, in un tempio costruito appositamente per custodirla, sullo schema di quello di Salomone, da un gruppo di ebrei che vivevano in quei luoghi fin dal VII secolo a.C..
I papiri e i cocci di "ostraca" su cui si usava scrivere, narrano del tempio di Yahweh sull'isola e della sua distruzione avvenuta nel 410 a.C. Il tempio viene descritto come un edificio di grande mole, lungo 27 metri, largo 9, con colonne in pietra; cinque portoni di pietra e un tetto di legno di cedro. Le stesse caratteristiche del Tempio di Gerusalemme.
All'epoca si praticavano sacrifici e quindi gli ebrei si trovavano sull'isola prima del regno di Giosia (640-609 a.C.) che vietò la pratica sacrificale ovunque, escluso il tempio di Gerusalemme.
Numerosi papiri testimoniano che nel tabernacolo del tempio di Elefantina dimorava il Signore degli eserciti. Sembra che questo edificio venne costruito sull'isola nel 650 a.C. durante il regno di Manasse.
Nel 525 a.C. Cambise invase l'Egitto e rase la suolo tutti templi fuori di quello ebraico perché gli ebrei cooperarono con i persiani. Quando questi ultimi si ritirarono gli egizi distrussero il tempio costringendo gli ebrei alla fuga. Oltretutto i sacrifici ebraici prevedevano l'immolazione di capretti e arieti e, guarda caso, gli egizi adoravano Khnum raffigurato con la testa di ariete.
L'arca venne spostata a Meroe dove rimase per un po' di tempo; dopodiché portata a Tana Kirkos dove rimase per ben 800 anni dentro una tenda. Da qui, in seguito, condotta alla sua destinazione finale: Axum.
L'Etiopia nella Bibbia era indicata come la terra di Cush, quella a Sud dell'Egitto, che comprendeva anche la Nubia e l'Abissinia. Vi sono evidenti legami fra gli ebrei dell'isola Elefantina dove i sacerdoti erano chiamati KHN, e quelli etiopi dei falasha detti Kahen; così il tempio di Elefantina conosciuto come MSGD, ricorda i templi in Etiopia chiamati Mesgid.
Così "l'Etiopia stese la mano verso Dio" come predetto dal salmo 68?
Molte le domande: se la vera Arca si trova ad Axum perché il popolo di Israele non ne reclama la proprietà e la restituzione? Perché quello Etiope non la usa per la sua espansione? Perché nessun Stato, nessun archeologo, o studioso, chiede al popolo etiope di mostrarla? Ne teme gli effetti o sa che è solo una riproduzione? Il potere dell'arca si è esaurito? La vera arca è già in Israele da tempo? Oppure più semplicemente non esiste più? È andata perduta per sempre?
Si è verificata la profezia di Geremia?
Rivolgendosi al popolo il Signore disse:
"Quando vi sarete moltiplicati e sarete numerosi sulla terra, non si parlerà più dell'Arca dell'Alleanza del Signore; nessuno ci penserà più, nessuno se ne ricorderà; nessuno la rimpiangerà, nessuno né ricostruirà un'altra." (Geremia 3,16).
Solo il tempo dirà cosa è realtà e cosa è leggenda, ma riguardo alla sua ubicazione trovo intrigante l'ipotesi fantastica che Gardner descrive nel suo libro "I misteri dell'Arca perduta".
Con i templari sorsero maestose cattedrali sopra i luoghi in cui le forze telluriche si manifestano al massimo grado e il luogo dove fu eretta quella di Chartres, nel 1194, registra le correnti più forti. Costruita su un sito pagano dedicato alla Dea Madre in modo da far corrispondere l'altare sopra la grotta detta dei Druidi e identificata come il grembo della terra.
Fra i misteri che aleggiano sopra le cattedrali gotiche quello dei vetri più luminosi, capaci di esaltare la luce.
Quando la polvere bianca ricavata dall'oro o dal gruppo del platino, viene sottoposta a temperature particolari si trasforma in vetro, colorato a seconda del tipo di metallo usato. Un vetro limpido, trasparente senza la perdita di luce che rimane compresa nel vetro rendendolo più leggero.
Erano cose certamente conosciute dai Templari che recuperarono numerosi documenti scritti in ebraico e aramaico con notizie mai diffuse perché la chiesa le avrebbe messe all'indice.
Anche la Bibbia accenna a simili materiali:
"La città era di oro puro simile a vetro puro...e la piazza era d'oro puro splendente come cristallo." (Apocalisse 21,18-21)
L'ultimo accenno all'Arca riguarda proprio la cattedrale di Chartres. Un'iscrizione in latino arcaico incisa sulla pietra dice:"Hic Amittitur Archa Federis".
Molte le interpretazioni: "qui è accolta l'Arca"; "qui è stata inviata l'Arca"; "qui è nascosta l'Arca".
Per alcuni confermerebbe il ritrovamento dell'Arca da parte dei Templari, contrariamente alla comune opinione che se così fosse lo avrebbero rivelato al mondo per accrescere il loro potere.
A Chartres esiste qualcosa di più straordinario, il famoso labirinto disegnato sul pavimento il cui sviluppo conta 260 metri di lunghezza. Originariamente aveva al centro la raffigurazione della leggenda del Minotauro incisa sopra un grande piatto di rame di circa 140 centimetri di diametro. Tale piatto era posto proprio al centro del labirinto, dove adesso si possono vedere alcuni pomi metallici incastrati nel pavimento che, in quel punto, presenta un leggero avvallamento. Nessuno sa dove sia finito, perché sia stato rimosso e quando. Si ipotizza sia sepolto nella cappella di Rosslyn.
Il rame appartiene al tipo 2 dei superconduttori, è in grado di respingere il campo magnetico fino al punto del suo livello critico più basso creando un "flusso tubolare" fra sé e la fonte di energia magnetica. All'interno del flusso si genera un campo magnetico a causa delle supercorrenti che circondano il tubo ricomponendo il campo di tipo 2 respinto e trasformando il flusso in vortice. Per fare questo necessita di un generatore di campo magnetico, o un superconduttore di tipo 1 che focalizzi l'energia sul piatto di rame che funziona da repellente. Occorre una forza magnetica che agisca dall'alto.
Nel 1698 Martin Listes, uno dei soci fondatori della "Royal Society" esperto in mineralogia, scrisse di aver visto nella cattedrale di Chartres qualcuno "collocare nelle parti più elevate una grande pietra magnetica dalle straordinarie virtù".
Sicuramente di origine meteoritica, ricca di ferro magnetizzato e irdio, un superconduttore di tipo 1.
In Egitto conoscevano le proprietà di tali pietre e quelle di un altro metallo chiamato "Tcham", utilizzato per realizzare la parte finale degli obelischi e delle piramidi. Di natura ignota si sospetta fosse vetro speciale ricavato da oro e platino monoatomico.
Quindi a Chartres si trovavano due superconduttori, uno di prima classe e uno di seconda, per attivarli il voltaggio adatto era quello dall'Arca. Essa era in grado di sfidare qualunque legge fisica sulla gravità e dello spazio-tempo, dato che come superconduttore era in relazione con la materia e con la luce.
Tutti gli atomi di materiale nel fenomeno della superconduttività si comportano come fossero un solo atomo in uno spazio in cui il tempo non esiste. Entrano in risonanza all'unisono con il punto zero energetico.
Attualmente si ammettono almeno 10 dimensioni spazio-temporali.
Sapendo che il 44% del materiale della polvere bianca cambia solo livello nello spazio tempo si può considerare non tanto folle l'ipotesi di Gardner.
Non dobbiamo considerare direzioni destra e sinistra, giù e su, avanti indietro, ma solo movimenti intrecciati; modifiche alle vibrazioni sintonizzate sulla nostra percezione che ci impediscono di vedere un oggetto che è stato trasferito in un altro livello di vita.
Si tratta del campo delle superstringhe dove la materia entra e esce dal mondo che conosciamo e non vediamo più la luce dell'oggetto che diviene invisibile.
È il regno dell'orbita della luce, il piano di Sharon, il campo di "Mfkzt".
In conclusione, in virtù di tutto questo, l'Arca si troverebbe ancora nel posto dove venne collocata nel 1307; sospesa sopra il labirinto di Chartres, proiettata in una dimensione parallela dal vortice energetico di un portale superconduttore.
Possibile? Fantasie? Come e cosa rispondere?
Non si può, ma sicuramente è intrigante; un quadro intriso di mistero e di quella atmosfera carica di pathos che si respira all'interno di una cattedrale, quale quella di Chartres, e di quell'alone suggestivo che circonda l'Arca.
Hic Amittitur Archa Fedris: "Questa è la segreta dimora dell'Arca dell'Alleanza".
Note:
1. Ossia 110 cm circa di lunghezza per 67 cm di larghezza e profondità. Gli egizi usavano cubiti di diverse misure, uno equivalente a 45 cm e il cosiddetto cubito reale di 52,36 cm.
2. 2000x45 cm oppure 2000x52,36 cm = circa 1 km.
3. Louis Ginzberg, "Leggende degli ebrei" vol. III.
4. Gilukhipa era figlia del re dei Mitanni e il nome dato alla figlia Kiya deriva dalla dea di quel popolo che era Khiba.
5. Nel Primo Libro dei Re, 7:13-14, Costruzione degli arredi del tempio " Il re Salomone fece venire da Tiro Hiram, figlio d'una vedova della tribù di Neftali; suo padre era di Tiro e lavorava il bronzo; era pieno di sapienza, di intelligenza e di abilità per eseguire qualsiasi lavoro in bronzo. Egli si recò dal re Salomone ed eseguì tutti i lavori a lui assegnati." Rifacendosi a questo passo biblico, i massoni spesso si riferiscono a Hiram Abif come al "figlio della vedova".
6. Forse pronunciando tale parola si riprodurrebbe il rumore prodotto dal metallo nobile quando si trasforma in polvere durante l'emissione della luce bianca. Se in realtà è così, gli antichi non sapendo come definirla, le hanno assegnato tale nome per riprodurre lo sfregolio prodotto durante la trasformazione.
7. La presenza eccessiva di sodio rende il terreno quasi impermeabile all'acqua.
8. I creatori di gioielli per ottenere l'oro bianco uniscono all'oro il palladio.
9. Le 12 pietre sul pettorale sono, corniola, topazio, granato, smeraldo, zaffiro, diamante, ambra, agata, ametista, berillo, onice e diaspro. Esodo 28 -15,30: "Farai il pettorale del giudizio, artisticamente lavorato, di fattura uguale a quella dell'efod: con oro, porpora viola, porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto. Sarà quadrato, doppio; avrà una spanna di lunghezza e una spanna di larghezza. Lo coprirai con una incastonatura di pietre preziose, disposte in quattro file. Una fila: una cornalina, un topazio e uno smeraldo: così la prima fila. La seconda fila: un turchese, uno zaffìro e un berillo. La terza fila: un giacinto, un'àgata e un'ametista. La quarta fila: un crisòlito, un ònice e un diaspro. Saranno inserite nell'oro mediante i loro castoni. Le pietre corrisponderanno ai nomi degli Israeliti: dodici, secondo i loro nomi, e saranno incise come sigilli, ciascuna con il nome corrispondente, secondo le dodici tribù. Unirai al pettorale del giudizio gli urim e i tummim. Saranno così sopra il cuore di Aronne quando entrerà alla presenza del Signore."
10. Gli istituti impiegati nella ricerca sono il "Roswell Cancer Institute", "The National Cancer Institute", "Merek and Co.", "Rutgers University" dell'Illinois, "Wayne State University", "University of Winsconsin Madison", "Institute of Biotechnology". Le loro relazioni divulgate a mezzo stampa: "The Times" 13.06.2002, "Nature" 13.06.2002, "The Daily Telegraph" 1.10.2000, "Platinum Metals Review" vol. 34 del 1990, "New Letters" 8-9 maggio giugno 1996.
Fonti:
- Laurence Gardner, "I segreti dell'Arca perduta".
- Graham Hancock, "I segreti del Santo Graal".
- La Bibbia.