Mi spoglio momentaneamente della quotidiana e professionale carica di Editore per indossare quella di scrittore, molto più ludica, più appassionante e ormai persino irrinunciabile. Lunedì 15 settembre 2014, a distanza di ben quattro anni dal secondo capitolo della saga di Tommaso Santini, La Bibbia oscura e a cinque anni dall’esordio de Il quinto Vangelo, mi troverò finalmente fra le mani L’Arca dell’Alleanza nella sua versione principale: il cartaceo.
Credevo di essere avvezzo alle pubblicazioni dopo ben otto testi giuridici e sei romanzi, questi ultimi quasi tutti belli corposi, lunghi, complessi e adrenalinici proprio come piacciono a me. E, invece, sono emozionato, ma proprio tanto. È come se fosse il mio primo libro, ho atteso questo momento da quando, scritta la parola “fine” a La Bibbia oscura, ho pensato su quale argomento basare la nuova storia de “Il Risolutore”. Volevo qualcosa di davvero grande, enormemente biblico, storicamente assodato ma che fosse tutt’ora uno dei misteri religiosi più incredibilmente oscuri.
E come si poteva, a questo punto, non pensare proprio all’Arca dell’Alleanza?
Oggetto trattato spesso come fantasioso, portato alla “fama” da uno dei più bei film di Indiana Jones che, proprio per il successo planetario che ne è conseguito, l’ha fatto entrare nell’immaginario collettivo come un manufatto fantastico al pari del Santo Graal. C’è solo una piccola differenza fra il Santo Graal e l’Arca: il primo non esiste, non è mai esistito, il secondo non solo è esistito, bensì sussiste ancora oggi. Lo dimostrano i tanti scritti di svariati popoli, epoche e religioni. Testi in aramaico, copto, ebraico, arabo, latino, greco e perfino in persiano. Documenti del IX e del VI secolo a.C. che sono conservati gelosamente in alcuni Musei inglesi mentre altri, scritti o ritrovati nei primi secoli dopo Cristo fino al medioevo, sono custoditi segretamente nei sotterranei del famoso archivio Vaticano. Documenti storici ineccepibili, di ogni epoca, anche e soprattutto di quella splendente e straordinaria che fu il medioevo, ai tempi dei Cavalieri Templari. L’Arca dell’Alleanza non è la fantasia di un regista o di uno scrittore di Fantasy, bensì un manufatto creato da mano divina e per volere di Dio. E se è esistita un tempo, probabile che esista ancora oggi. Un oggetto costruito per mano di Dio non può svanire nel nulla o dissolversi come qualsiasi altro manufatto “terreno”.
Ma, allora, dove si trova?
Bella domanda, ma la risposta non c’è. Esiste solo un documento conosciuto, di antica memoria, dove si afferma che Dio l’ha preclusa alla vista dell’uomo. Il motivo di questa drastica decisione sta nel fatto che l’uomo ha disposto dell’Arca per seminare odio e violenza, anziché usarla per il bene dell’Umanità. E se Dio l’ha nascosta all’uomo, dubito fortemente che qualcuno la possa ritrovare. Questi sono stati alcuni fra i tanti miei primi pensieri dopo aver deciso di scrivere un libro sull’argomento. Ed è stato subito panico allo stato puro.La prima domanda che mi sono posto è: cosa sappiamo veramente dell’Arca?
A parte quello che abbiamo capito dal film di Indiana Jones o in giro per Google, direi poco o niente. Una volta compresa la difficoltà dell’argomento e che dell’Arca, in realtà, conosciamo solo “quel che si dice”, in verità ho avuto un vuoto totale.
Forse soffrivo del famoso “blocco dello scrittore”?
No, era qualcosa di più serio. Far cercare l’Arca a Tommaso Santini mi pareva troppo scontato e, inoltre, avrei clonato le gesta di Indiana Jones. Per cui dal panico sono passato alla disperazione fino a pensare di cambiare un argomento troppo complesso e complicato per un romanzo che deve essere di intrattenimento. Eppure l’Arca mi ritornava in mente, ormai mi aveva coinvolto e mi era entrata dentro. Non scherzo quando dico che mi sognavo spesso Santini coinvolto in quello che poi è il finale del libro, il problema stava nel creare la storia attorno a quel particolare epilogo.
Quando mi sono sentito pronto e preparato, quando ho pensato che dell’Arca ne sapevo abbastanza, almeno quanto c’era da sapere, a quel punto ho deciso che non avrei più scritto nulla di Tommaso Santini finché non mi fosse venuta in mente una storia coinvolgente e originale che, nel contempo, fosse in grado di rispettare l’argomento. Storia che, alla fine, si è poi basata su quasi seicento pagine, derubricate a un po’ meno di cinquecento dopo l’attento editing di Sonia e Pia, le mie editor a cui va tutta la mia gratitudine.
La trama non doveva avere nulla a che spartire con la classica fantasiosa ipotesi del ritrovamento di una sacra reliquia dove il protagonista, fra mille peripezie, riesce a restituire al mondo uno dei manufatti più sacri. Di una cosa ero altresì certo: non avrei trattato l’argomento con “leggerezza”. L’Arca meritava e merita rispetto, considerazione e reverenza. Con me non avrebbe fatto la fine del Santo Graal, non avrei creato una fantasiosa storia romanzata, bensì un’opera complessa, completa. Un Thriller storico serio, quasi un saggio, un po’ nello stile de Il nome della rosa di Eco (uso questo paragone citato da Sonia in un’intervista riguardante il mio libro). Cioè un libro colmo di cenni storici veri e verificati basati, appunto, su quattro lunghi anni di studio, ricerche e, soprattutto, di riflessioni. Fatto sta che tra La Bibbia oscura e L’Arca dell’Alleanza sono “nati” altri miei libri: Delitti al castello nel 2012 e I Lupi di Palermo nel 2013. Non solo, ma ho altri due libri nel cosiddetto “cassetto” che ho iniziato a scrivere nel frattempo. Insomma, psicologicamente parlando, sembrava quasi volessi evitare di scrivere dell’Arca, ormai ne avevo terrore. Più comprendevo le nozioni sul manufatto e più mi rendevo conto della sacralità immensa che questo oggetto ha rivestito nei millenni.
Poi la svolta, in una sorta di illuminazione la storia si è sviluppata proprio come volevo. Ne è uscito un romanzo storico che è quasi un saggio, ma condito con una buona parte adrenalinica, come piace a me e, immagino, anche ai “fan” del personaggio principale che è Tommaso Santini.
Questi quattro anni sono passati così, fra lavoro, scrivere altri libri e, nel contempo, studiare i tantissimi documenti che parlano dell’Arca, leggere libri sull’argomento o guardare decine di documentari e, infine, elaborare finalmente una storia credibile, basata su fatti ineccepibili e documentati, facendo ipotesi corrette e logiche per dare una risposta coerente alle tante domande, rivolte forse più a me stesso, che dell’Arca ho una venerazione quasi mistica.
Mi sono chiesto perché è stata creata e, soprattutto, a quale scopo. In quattro anni ho trovato molte delle risposte che cercavo, quelle serie e non fantasiose, per questo mi sono dovuto addentrare nel bel mezzo di arti magiche, esoteriche, religiose o avventurarmi nella storia della massoneria, oppure affrontare argomenti come la geometria e la musica sacra. In più, non si può parlare e comprendere l’Arca se non si conoscono le basi fondanti di materie come la chimica o la fisica nucleare, oppure la fisica quantistica e la matematica. Con l’Arca si apre un mondo che per me era assolutamente sconosciuto, si parla di teletrasporto, di auto levitazione, di energia elettrica e sonica, si parla anche di campi elettromagnetici, di vibrazioni della Terra, dei campi magnetici e degli elementi naturali e molto, ma davvero molto altro ancora.
In pratica per conoscere l’Arca si deve andare oltre alla comprensione umana perché questo particolare manufatto, creato per volere di Dio, racchiude in sé il mistero della Creazione. Ma non solo: è la testimonianza dell’esistenza di Dio, non a caso la vera denominazione biblica del manufatto è “Arca della Testimonianza”.
Da queste considerazioni qualcuno potrebbe pensare a un fatto religioso come tanti altri, per lo più fantasiosi o leggendari, narrati per impressionare le genti, ma non è così. Vi sono tanti documenti scritti non da cristiani e basta, ma da scribi egizi, babilonesi e greci, da sacerdoti ebrei e persino testi musulmani. Tutti i documenti concordano con date e caratteristiche, non vi sono dubbi sulla sua esistenza, men che meno sui suoi poteri devastanti. Ne sapevano qualcosa i Filistei, quando riuscirono a impossessarsene, dopo alcuni mesi la restituirono agli ebrei perché l’Arca stava decimando il loro popolo.
Il romanzo “L’Arca dell’Alleanza” racchiude questi quattro anni di studio, di riflessione, di analisi e, per quanto mi riguarda, di devozione. È un’opera complessa, forse non è per tutti e sconvolgerà più di qualche “fan” di Santini che lo ritroverà, spero piacevolmente, in vesti diverse dai primi due libri. Spiccherà più la sua dote intellettuale, ma senza disdegnare la sua prestanza fisica e la propensione a spezzare più di qualche osso ai suoi nemici. L’adrenalina c’è, questo è poco ma sicuro, però questo libro ha qualcosa in più ed è il mio romanzo più importante. Per carità, non sarà l’opera del secolo, non vincerà lo Strega o il Campiello, ma in questo libro ho dato il meglio di me. Anzi, mi sono persino superato. Sarà dura, difficile se non impossibile, riuscire in futuro a superare me stesso come ho fatto con L’Arca dell’Alleanza.
Anche se dico sempre: “mai dire mai”.
Il prossimo argomento che impegnerà Tommaso Santini?
L’ho già in mente e, per questo, mi è ritornato lo stesso panico di quattro anni fa.
Buona lettura a tutti.