Come al solito è tenuto dal prof. Claudio Mocchegiani Carpano un grande amico della libreria il
Mare.
La premessa è l’annosa questione della mancanza di una vera e propria politica culturale che riconosca il valore dell’archeologia subacquea, l’immenso patrimonio nascosto nei mari, nei laghi e nei fiumi. Inoltre gli operatori, dall’archeologo all’ultimo tecnico devono essere anche esperti operatori subacquei. Una lunga storia, di cui in verità pochi si interessano. A fine 2011, era giunto il momento di mettere ordine nelle acque agitate dei nostri tesori sommersi, con la creazione di una
Soprintendenza Nazionale del Mare, sul modello di quella siciliana che opera già dal 2004 e diretta da Sebastiano Tusa.
Sembrava una cosa fatta se il Cavaliere non avesse provocato la crisi politica con la fine anticipata della legislatura. La proposta di legge numero 2302 presentata il 18 marzo del 2009 stava per arrivare in Aula. Era titolata “Istituzione della Soprintendenza del mare e delle acque interne e organizzazione del settore del patrimonio storico-culturale sommerso nell’ambito del Ministero per i Beni e le Attività Culturali” primo firmatario Fabio Granata, già assessore ai beni culturali della Regione siciliana. Speriamo che nella prossima legislatura possa riprendere il suo cammino…
Il corso Archeosub quest’anno si caratterizza per alcuni interventi di eccellenza.
Claudio Mocchegiani Carpano
Lunedì 11 l’archeologo Massimiliano Marazzi ordinario di civiltà dell’Egeo presso l’università Suor Orsola Benincasa di Napoli, ci parlerà della navigazione nel Mediterraneo in epoca preclassica. Marazzi da anni è impegnato nello scavo degli insediamenti che testimoniano la presenza dei micenei provenienti dalla Grecia già nel XVII sec a. C nell’isolotto di Vivara, a Procida.Il lunedì successivo, il 18 marzo, invece sarà la volta di Sebastiano Tusa direttore della Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali del Mare della Regione Sicilia.
Ricostruzione degli interni di una nave oneraria.
Sebastiano Tusa
A sn. recupero di un rostro con il ROV
Sicuramente Tusa ci parlerà anche di come si è arrivati alla creazione, unica in Italia, della prima e vera Soprintendenza del Mare, una struttura che risponde alle esigenze di coordinare la ricerca archeologica subacquea in Sicilia. Un notevole patrimonio culturale subacqueo siciliano tutto catalogato e descritto nel Sistema Informativo Territoriale (S.I.T.), un data base nato a partire dal 2004.
In chiusura, lunedì 25 è la volta di Giovanni Gallo il restauratore direttore del laboratorio Legni e Segni della Memoria di Salerno che ci parlerà dei problemi legati al trattamento e recupero dei legni archeologici bagnati.
Galea veneziana di S. Marco in Boccalama
Nel resto d’Europa per il recupero e la salvaguardia di questi reperti si fanno passi da gigante, ogni Paese ha il suo istituto o fondazione o museo o laboratorio controllato direttamente dai vari ministeri interessati ai beni culturali. In Italia, per quanto riguarda la conservazione e il restauro, non abbiamo un laboratorio “nazionale”, tutto è lasciato al caso e alle iniziative personali che spesso e volentieri hanno dato risultati catastrofici, senza che nessuno mai ne risponda.Non esiste un coordinamento tra le tante Soprintendenze, una per regione, suddivise a loro volta per competenze e per la tipologia di intervento, in pratica ognuna fa per sé. In particolare è quello che capita con i legni bagnati, sia se si tratti di singoli pezzi o di relitti recuperati interi o smontati pezzo pezzo durante le fasi di scavo.
Un esempio di abbandono è quello della galea veneziana del XIV secolo, un relitto enorme, trentotto metri di lunghezza e largo cinque, individuato intorno negli anni ’90 del secolo scorso nei pressi dell’isola di San Marco in Boccalama. Dopo essere stata nel 2001 interamente scavata e rilevata, spesi centinaia di milioni in lire, in assenza di un progetto immediato di musealizzazione, è stata nuovamente ricoperta e tuttora giace nei bassifondi della Laguna Sud di Venezia. Una ricchezza incalcolabile lasciata in fondo al mare…
Per la conservazione di questi particolari reperti, ha fatto scuola dai primi anni ’60 il loro consolidamento mediante impregnazione con il glicole polietilenico un polimero di origine sintetica conosciuto come PEG. A partire dal restauro del galeone svedese Vasa dove è stato sperimentato nel 1961, per la prima volta, e ancora oggi, è il materiale più utilizzato per i legni archeologici bagnati.
A ds. recupero dei legni del relitto di Marausa
Peccato però che questo metodo di conservazione oltre a rendere il legno friabile, a distanza di anni, stia presentando notevoli problemi per la sua azione corrosiva sui perni e i chiodi con cui sono assemblati alcuni componenti delle navi, tanto che ora per il Vasa li stanno sostituendo con elementi di acciaio e in fibra di carbonio.
A ds. Museo delle Navi di Olbia, legni trattati con il metodo Gallo
Da qualche tempo in Italia in alcune Soprintendenze si sta usando, vedi il caso dei relitti delle navi di Pisa, il metodo dell’impregnazione dei legni secondo un protocollo, approvato dall’Istituo Centrale del Restauro e dal Ministero Beni Culturali, che prevede l’uso della kauramina, una resina sintetica che in pratica plastifica, snaturandolo, il legno.
Giovanni Gallo
Giovanni Gallo invece ci parlerà del suo innovativo e rivoluzionario sistema, semplice ed economico – riconosciuto come progetto d’eccellenza già dal 2005 dal Ministero della Ricerca con una importante certificazione di qualità – basato sulla disidratazione sotto vuoto e nell’impregnazione dei legni con una soluzione di carboidrati complessi, inventato e messo a punto nel suo laboratorio Legni e Segni della Memoria. Il trattamento risponde ai canoni classici del restauro, le caratteristiche dei reperti, quali forma, consistenza, peso e colore, non subiscono variazioni, mantengono la loro naturalezza e una buona resistenza meccanica.Ecco infine il programma completo del corso:
– La moderna archeologia in acqua e le figure professionali nei lavori di ricerca .
– Storia delle imprese sottomarine, dagli urinatores alle più avanzate tecnologie per la ricerca in alti fondali Il mare, i relitti delle navi onerarie, le città e i porti sommersi, i relitti a grande profondità, gli insediamenti costieri sommersi.
– I laghi e gli insediamenti palafitticoli sommersi , la navigazione lacustre e le piroghe monoxili.
– I fiumi e i commerci con il mediterraneo, la portualità e le navi fluviali, i grandi empori, il caso del Tevere.
– Il cantiere sommerso e le metodologie di ricerca impiegate nei più importanti scavi subacquei in Italia e nel Mediterraneo.
– I sistemi elementari di rilevamento grafico e fotografico e le prospezioni profonde con apparati elettronici e i mini sommergibili (ROV).
– Il progetto “Archeomar” per il censimento dei siti sommersi lungo le coste italiane e la tutela attraverso la collaborazione con le Forze dell’Ordine.
In chiusura del corso è previsto il sopralluogo e la visita guidata al Museo del Mare e della Navigazione Antica di Pyrgi (Santa Severa) condotta dal Direttore Flavio Enei.
Mocchegiani distribuirà materiale didattico e rilascerà un attestato di partecipazione.