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L'arco di Penobscot

Creato il 04 febbraio 2013 da Zonwu
L'arco di Penobscot
La mia passione per le armi bianche è stata talvolta criticata da qualcuno per via della natura brutale e sanguinolenta delle armi stesse. Questo è vero se ci limitiamo a vedere un'arma come un semplice oggetto d'offesa, senza soffermarci a riflettere sul suo reale significato.
Le armi bianche sono la testimonianza dei progressi tecnologici del tempo in cui sono state realizzate. Superando il limite dell'arma bianca intesa come strumento di morte, ci si accorge che, in realtà, costituisce una delle più intense espressioni della tecnologia, della società e anche della moda del tempo in cui è stata costruita.
Questa noiosa introduzione (perdonatemi) serve a presentare un'arma ben poco conosciuta ma che, come moltissime altre armi bianche del passato, ha dimostrato quanto la povertà di materiali non sia affatto un limite per l'ingegno umano: l'arco di Penobscot.
Quando parliamo dell'arco ciò che ci viene in mente è l'immagine dell' arco lungo inglese, o di qualche arco composito turco o dell'Estremo Oriente. Si tratta di armi formidabili, spesso funzionanti su principi differenti ma altrettanto efficaci: l'arco lungo inglese, per esempio, basava la sua potenza e la sua straordinaria gittata sulla natura e sulle dimensioni (fino a 2 metri) del legno utilizzato per realizzarlo; gli archi compositi, invece, potevano essere costruiti con materiali lignei dalle scarse proprietà meccaniche grazie all'utilizzo di tendine e corno animale (il primo resistente in tensione, il secondo in compressione) o di bambù (straordinariamente flessibile e resistente in tensione).
L'arco di Penobscot
In alcune regioni del mondo, tuttavia, la disponibilità di buoni materiali per la fabbricazione di archi era decisamente scarsa. Gli Inuit, per esempio, non disponevano di legname adatto se non quello ottenuto da alberi dalle scarse proprietà meccaniche; ma come molti antichi popoli nordamericani, gli Inuit erano esperti di nodi: riuscivano a legare qualunque cosa sfruttando come corda...qualunque cosa, e questa loro abilità li rese in grado di realizzare archi con ossa di balena e tendini di renna senza l'ausilio di nessun collante.
L'arco di Penobscot è un'altra soluzione alla povertà di buon materiale per la costruzione di archi. Esistono sei differenti varianti dell'arco di Penobscot, ma la più conosciuta è la versione Penobscot/Wabenaki.
L'arco di Penobscot fu realizzato dall'omonima tribù nativa che viveva nell'area nord-orientale degli Stati Uniti, in particolare in quello che oggi è lo Stato del Maine. La tribù di Penobscot apparteneva alla Confederazione Wabenaki, una confederazione di popoli nativi del Nord America nota principalmente per la realizzazione di straordinari mezzi di trasporto fluviali: le canoe in legno di betulla.
L'arco di Penobscot
La regione Wabenaki non offriva legno decente per archi, ma solo materiale scarso in tensione, pessimo per sopportare lo stress a cui sono sottoposti i flettenti di un arco. La soluzione al problema fu la creazione di quello che alcuni considerano il primo "arco compound" della storia: fu aggiunto un piccolo arco di fronte all'arco principale, in modo tale da aumentare la potenza generale dell'arma.
Questa tecnologia consentiva di ottenere, a partire da legno dalle scarse proprietà meccaniche, archi corti dalla potenza regolabile. Questo tipo di design è antico: risalirebbe ad almeno 1.500 anni fa, ben prima dell'arrivo dei primi esploratori europei, e viene classificato generalmente come "arco col dorso incordato", un metodo utilizzato da millenni per amplificare la potenza di un arco.
Per aumentare la resistenza e l'energia sprigionata da un arco, infatti, il dorso dell'arma (la parte rivolta verso il bersaglio) veniva spesso ricoperta da tessuto tendineo animale, flessibile e resistente, o da materiali in grado di alleviare la tensione che si genera quando l'arco si incurva verso l'arciere.

Alcune metodologie di irrobustimento del dorso prevedevano, al posto di colla e tendini, l'utilizzo di corda legata "a secco" al dorso dell'arco. Gli Inuit sfruttavano questo metodo per evitare che i loro archi in corno e ossa di balena si rompessero quando sottoposti a tensioni eccessive.

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