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L'argent - Il denaro

Creato il 11 luglio 2014 da Eva Gatti @avadesordre


L'argent Francia 1928
con Brigitte Helm, Pierre Alcover, Marie Glory, Alfred Abel, Henry Victor
regia di Marcel L'Herbier

L'aristocratico banchiere Gundermann cerca in ogni modi di far fallire il concorrente Saccard, uomo vulcanico e molto più terragno. Per risollevare le sorti della sua Banca Universale, Saccard finanzia l'impresa aviatoria dell'ingegnere Jacques Hamelin che vuole compiere una trasvolata in solitaria fino in Guyana dove impiantare dei pozzi petroliferi. L'impresa riesce tra mille peripezie, anche la presunta caduta dell'aereo e Saccard è all'apice del successo ma oltre che dal nemico storico Gundermann, il banchiere deve guardarsi anche dalla baronessa Sandorf, sua ex amante che ha scommesso sul fallimento della Banca Universale. A conoscenza del tentativo di Saccard di sedurre la moglie di Hamelin, Line, la baronessa induce la donna a denunciare il banchiere per operazioni poco chiare causando così anche guai processuali al marito. Disperata Line vorrebbe sparare al banchiere ma sarà proprio la Sandorf a sventare l'omicidio sempre per i propri interessi economici. Tornato dalla Guyana quasi cieco, Hamelin deve affrontare il processo, verrà assolto grazie all'aiuto di Gundermann mentre Saccard affronta sei mesi di detenzione con il suo spirito battagliero, coinvolgendo anche il secondino nelle sue future imprese economiche.

Tratto dall'ominimo romanzo di Emile Zola, il film di L'Herbier fu molto criticato per aver spostato l'azione del film dalla fine del XIX secolo all'epoca contemporanea. La pellicola ebbe poco successo perché uscito dopo l'avvento del sonoro del 1927 ma personalmente credo che non sia stata apprezzata la dura requisitoria contro il denaro a un passo dalla grande crisi del 1929 e oggi che riviviamo una crisi economica nata dalla stessa finanza spregiudicata il film torna prepotentemente attuale, soprattutto nell'ipocrisia del finale dove un giudice condanna con toni aspri degni di un Savonarola l'asservimento di Saccard al denaro portando sull'orlo della rovina un eroe del progresso come Hamelin. Peccato che i veri organizzatori del fallimento fisico e morale degli Hamelin e degli investitori della B.U., Gundermann e la Sandorf, non debbano pagare alcuno scotto per le loro malefatte ma ne escano addirittura rafforzati economicamente.
L'argent è un'opera ambiziosa e grandiosa nella lunghezza (200 minuti in versione integrale, 164 quella passata nelle sale) ma soprattutto nell'impianto visivo e per le soluzioni registiche: riprese dall'alto, sovraimpressioni, brevi carrelli in avanti (fenomenale quello che accompagna il galoppino di Gundermann tagliare la folla nella riunione iniziale).
Le scenografie sono quasi tutte originali (si girò nella Borsa di Parigi durante alcuni giorni di chiusura festiva) e i costumi rispecchiano fedelmente la moda deco dei tardi anni '20 con grande profusione di gioielli dal valore anche simbolico poiché Saccard corteggia sempre regalando bracciali per legare a sé le donne che lo attraggono.
La ricchezza, filo conduttore dell'opera a cui dà anche il titolo, torna anche nelle scenografie ricostruite come la villa della baranessa con la sala da gioco nascosta dai paraventi e mentre la donna conduce il suo gioco con Saccard le ombre dei giocatori si riflettono sul soffitto sottolineando l'azzardo degli investimenti borsistici.
La Baronessa è interpretata da Brigitte Helm, celebre per il doppio ruolo in Metropolis, il robot e la dolce Maria. Solo un'anno dopo il capolavoro di Lang gira questo film dove interpreta il perfetto clichè della maliarda senza cuore anni '20 votata solo all'interesse, una donna serpente anche nelle movenze tutte singulti con chiare allusioni sessuali.

Brigittehelm

Frenetiche le seguenze della festa di Saccard, dove la resa dei conti tra lui e Line è montata in maniera alternata alle scene dello spettacolo che intrattiene gli ospiti: dei ballerini degni di un musical americano ballano su una passerella sopra la piscina, metafora chissà quanto voluta di un equilibrio economico sempre più precario che l'anno dopo si sarebbe definitivamente spezzato.


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