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L’Argentina e lo scacchiere instabile mondiale

Creato il 25 luglio 2014 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
L’Argentina e lo scacchiere instabile mondiale

Sono giorni importanti per la Repubblica Argentina a seguito della partecipazione di Cristina Fernandez di Kirchner al vertice dei paesi BRICS in Brasile e delle visite di Stato dei presidenti Vladimir Putin e Xi Xinping a Buenos Aires. Questi avvenimenti ci consentono di affermare come le scorse settimane siano state, per la politica estera argentina, forse le più importanti degli ultimi anni e ci permette parimenti di ribadire come il paese sudamericano abbia riacquistato importanza geopolitica che, speriamo, sia in grado di capire, sviluppare e consolidare nei prossimi anni.

Tali circostanze, nonostante siano tutt’ora in pieno divenire, ci consentono di evidenziare come dalla fine della guerra fredda «tutto sia diventato politica estera» compresa la politica interna la quale costituisce lo strumento per consolidare non solo il potere nazionale ma anche la via maestra per permettere al paese l’ingresso nel nuovo ordine mondiale che si sta creando; in secondo luogo, si formano sempre più spesso nuovi spazi geopolitici continentali come ad esempio il «NAFTA-Unione Europea» da una parte e «China-Russia-UNASUR-CELAC» dall’altra. Non dimentichiamo che sin dal 2001 sono riemerse, nei conflitti internazionali, le tensioni geopolitiche e geostrategiche a scapito di quelle tensioni di tipo politico-ideologico. Ed è proprio qui che l’Argentina riacquista importanza strategica, dato che si sta scatenando, a livello globale, una lotta per il controllo delle risorse naturali, risorse che madre natura ha concesso in abbondanza a quest’ultimo paese nonché ai suoi vicini limitrofi.

Le potenze emergenti come Cina, India e Russia dimostrano un sempre più crescente interesse verso l’America Latina e ciò per un semplice motivo: perché vogliono garantirsi l’approvvigionamento di materie prime e risorse naturali per mantenere il propri livelli di crescita che, altrimenti, sarebbero ostacolati dalle potenze tradizionali che s’identificano nel cosiddetto «sistema atlantico», vale a dire gli Stati Uniti, l’Unione Europea e Giappone. Infatti l’intero continente americano fu considerato, soprattutto dagli americani, come una zona di esclusiva ingerenza e predominio. Non a caso questa zona del pianeta è stata dispettivamente denominata “patio trasero” (cortile) degli Stati Uniti.

Va detto che la Russia si è recata in Argentina per siglare accordi bilaterali in settori importanti come quello dell’energia nucleare ma anche delle tradizionali commodities energetiche (petrolio e gas). Va altresì notato che il presidente Vladimir Putin ha catalogato l’Argentina come il principale socio strategico della Russia in America Latina. Un particolare di significativa importanza è che l’Argentina funge da “anfitrione” e “nesso” fra il presidente russo e gli altri governi sudamericani come ad esempio Bolivia, Uruguay e Venezuela. Circostanza che la colloca l’Argentina al centro dell’attenzione internazionale e con il delicato compito di essere il referente sudamericano per le potenze emergenti.

La visita del presidente cinese si è proposta invece di stabilire con l’Argentina un partenariato strategico integrale nei settori delle risorse energetiche, l’industria alimentaria, il trasporto e le grandi infrastrutture. Va notato che la Cina non solo è il principale socio commerciale della regione ma anche il primo investitore. Infatti ha sorpassato gli Stati Uniti per volume d’affari ridimensionando così la sfera di influenza di quest’ultimo paese e dei suoi soci atlantici, i quali sono stati pesantemente colpiti dalla crisi economico-finanziaria del 2008.

Dobbiamo anche essere consapevoli che l’aumento delle tensioni internazionali – frutto della lotta per la conquista dei mercati, delle risorse naturali, degli alimenti, eccetera – ha contribuito in maniera decisiva all’instabilità dello scacchiere mondiale, dato che le potenze in crisi continuano ad avvalersi della famigerata opzione militare per mantenere il proprio status e privilegi connessi soprattutto in tempi in cui i “loro” strumenti finanziari potrebbero lasciare spazio a quelli immessi sul mercato dai BRICS o della Banca del Sud.

Insomma, lo Stato argentino deve avere una visione a lungo termine e dotarsi di un piano per i prossimi venti, trent’anni, in grado di capire i risvolti di un mondo che si presenta sempre più diviso in blocchi competitivi ma integrati non solo dagli Stati ma anche dalle multinazionali. Tale visione a lungo termine costituisce un valore per tutti i settori economici – sia statali che privati – al fine di realizzare gli obiettivi strategici nazionali nonché gli interessi regionali. Ed è proprio qui che devono essere chiamati a raccolta i rappresentanti del comparto statale, del settore privato e delle forze sociali.

(Traduzione dallo spagnolo e adattamento del testo a cura di Francesco G. Leone)


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