L’aria timida
Rafferma il cielo,
In un colore reso
Stantio dai fumi
Della città. Quasi
Un sogno e un sollievo
Gli alberi specchiati
Di luce, a terra
Rivolto un perfetto
Fiorire di erba
Selvatiche e giù
Terra inaridita in
una sete di pioggia.
Oggetti dimenticati
Si afferrano alla
terra brulla rassegnata
all’impianto dell’uomo.
Attaccati ai giochi
I pianti, le grida,
le risate dei bimbi.
Ed ecco in un
culmine di solitudine
disseccata e solare
il giallo di uno
scivolo in legno
abbandonato alle
intemperie. Attesa
eppure il sole la
rende conciliante
e il rosso degli alberi
canadesi si staglia
inaspettato in questa
piccola eterna attesa
Prima che la sabbia
Del tempo scorra
Impossibile da fermare,
Scambio questo quarto
Cielo scoppiato nella
Primavera per uno straccio
Di pensiero arricchito
Di vento, impoverito
Del vuoto. Sopra i giochi
Dei bambini le nuvole
Mancano. E all’arsura
Di bianco solare,
Si contrappone l’ombra
Tumida degli alberi.
Sopra le voci stridule
Non misurate di gioia
Infantile si erge
L’urlo interno del
mio vuoto e l’inestinguibile
la fiamma del fare.
Si ghiaccia l’immagine
estiva nel momento
del tempo e su, su
nella Pace solo gli
angeli cantano una
musica senza tono
sopra di loro, ecco
una luce sottile ristoratrice
diversa, ecco il culmine
di un silenzio pacifico
dolcemente inascoltato
in un istante Pace,
silenzio e Dio.
Luigia Dentale, poetessa romana