Viene definitivamente archiviato il progetto di un’Armenia membro dell’Unione Europea; Erevan ha infatti deciso per l’adesione all’Unione doganale, volgendo quindi il proprio sguardo verso la Russia e il blocco delle repubbliche ex sovietiche di cui faceva parte fino al settembre 1991.
Dopo un iniziale interesse dimostrato per un percorso di integrazione nell’Ue infatti Erevan ha dovuto prendere atto di quella che è di fatto la propria condizione: la dipendenza dalla Russia in campo economico, energetico ma anche dal punto di vista della sicurezza nazionale; le controversie con i paesi confinanti, Turchia ma soprattutto Azerbaigian, entrambi con disponibilità economiche e militari di molto superiori rispetto a quelle di cui può usufruire l’Armenia, hanno sicuramente pesato in maniera notevole sulla scelta operata dai leader del paese caucasico.
L’Armenia dispone infatti di un’unica centrale nucleare, quella di Metsamor, che soddisfa il 33% del fabbisogno di energia elettrica del paese e l’uranio necessario per farla funzionare viene proprio dalla Russia; impianto questo contro il quale Ankara ha spesso protestato, chiedendone lo smantellamento, in quanto a suo dire obsoleto e pericoloso, ottenendo dall’Aiea l’imposizione ad Erevan del 2016 come limite massimo per la sua chiusura.
La questione del Nagorno Karabakh infatti è causa di gravi controversie con Baku, sfociate anche in una guerra che, benché abbia visto la schiacciante vittoria delle truppe armene, l’indipendenza della regione dall’Azerbaigian ed una successiva tregua costantemente violata, sono causa di notevoli preoccupazioni; spesso il presidente azero Ilham Aliyev ha vantato la superiorità economica e militare del proprio paese, minacciando Erevan di un’invasione, sempre però scoraggiata proprio dall’amicizia di quest’ultima con Mosca.
Avvicinarsi a Bruxelles significherebbe infatti rinunciare allo stretto legame instaurato con la Russia e, di conseguenza, alla protezione garantita da quest’ultima contro le minacce azere che, sicuramente, l’Europa non riuscirebbe a garantire; se infatti Erevan dovesse trovarsi da sola nel contrastare le spinte espansionistiche azere la sproporzione delle forze in campo sarebbe probabilmente tale da farla soccombere.
Come affermò pochi mesi fa Aliyev, “i fondi destinati dall’Azerbaigian al suo comparto militare superano l’intera spesa pubblica armena”, minacciando in seguito un intervento armato, mai avvenuto, nei confronti della regione del Karabakh, contro il quale il suo omologo armeno Serzh Sargsyan oppose proprio la vicinanza del suo paese alla Russia; l’Azerbaigian infatti, oltre alle notevoli riserve petrolifere, può vantare un Pil annuo di quasi 70 miliardi di dollari, contrapposto ai meno di 10 miliardi di quello armeno, a cui va aggiunta la vicinanza di un paese come la Turchia che spesso ha difeso le posizioni di Baku in sede internazionale oltre che fornendo aiuti economici e sostegno militare al paese islamico.
A poco più di una settimana dal vertice del Partenariato orientale che si terrà a Vilnius, in cui sei paesi ex sovietici, tra i quali anche Armenia ed Azerbaigian, avrebbero dovuto firmare un accordo per un rafforzamento dei rapporti bilaterali con l’Unione Europea, il ministro degli Esteri di Erevan, Shavarsh Kocharian, ha invece annunciato che “prima di febbraio saremo pronti a ratificare un accordo per entrare nell’Unione doganale e nello spazio economico comune”.
Nei progetti di Mosca infatti c’è la creazione di un’area di libero scambio, in cui dovrebbero essere incluse la gran parte delle repubbliche un tempo aderenti all’Urss, passando per una fase transitoria come l’Unione doganale per poi giungere all’obbiettivo finale di un’Unione euroasiatica a guida russa, da contrapporre al blocco occidentale rappresentato da Ue ed Usa.
L’Armenia sceglie la Russia, aderirà all’Unione doganale. Sulla scelta pesano Karabakh e sicurezza nazionale
Creato il 18 novembre 2013 da Giacomo Dolzani @giacomodolzaniPossono interessarti anche questi articoli :
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